La nube di Chernobyl è arrivata in Italia

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Chernobyl
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Le masse d’aria arrivate dall’Ucraina, in seguito all’incendio della foresta circostante, non ha portato radioattività rilevante. Le stime dell’Isin: concentrazioni di Cesio-137 attese a livelli molto bassi, nessun pericolo per salute e ambiente. L’incendio è stato domato

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Simulazione con il sistema Aries del Centro emergenze nucleari dell’Isin: a) arrivo presunto di tracce di contaminazione da Cesio-137 sul territorio italiano nelle prime ore del giorno 7 aprile. b) situazione della concentrazione in aria di Cesio-137 il giorno 10 aprile.

Le previsioni eseguite dall’Isin della diffusione delle masse d’aria contenenti radioattività e provenienti dall’Ucraina, nell’indicare il possibile interessamento di buona parte del territorio europeo, stimano che i livelli di concentrazione di Cesio-137 attesi nel particolato atmosferico non hanno alcuna rilevanza dal punto di vista radiologico e sono tali da non costituire alcun rischio di tipo sanitario per l’uomo e impatto sull’ambiente.

A tali conclusioni era già giunto uno studio pubblicato in questi giorni dall’Irsn, l’Istituto di radioprotezione e sicurezza nucleare francese  dove, tra le altre cose, si riportano i risultati dei modelli che simulano l’andamento della concentrazione della radioattività nell’aria nella sua evoluzione nella regione europea. Nello studio si afferma che una parte rilevante del territorio europeo possa essere stata interessata dal passaggio delle masse d’aria che provengono dalla zona degli incendi.

In Rete è, inoltre, disponibile un video con l’intera evoluzione prodotta nello studio.

Ad oggi, nessun valore anomalo di radioattività riconducibile agli eventi in questione, è stato misurato dai Laboratori delle Agenzie regionali e delle Province autonome per la protezione dell’ambiente e degli Istituti zooprofilattici sperimentali, che costituiscono la Rete nazionale di Sorveglianza della radioattività ambientale, Rete Resorad a cui, con il coordinamento tecnico dell’Isin, è affidato il compito di controllare l’eventuale presenza di livelli anomali della radioattività nell’ambiente.

Da evidenziare che le concentrazioni di Cesio-137 stimate dai modelli matematici sono talmente basse (quindi, si ribadisce, del tutto irrilevanti per la salute) che riuscire a misurarle può rappresentare un compito arduo anche per i sofisticati strumenti ad alta sensibilità di cui i laboratori della Rete Resorad sono dotati.

Riguardo la situazione degli incendi, lo State Emergency Service of Ukraine ha annunciato, nella mattinata di ieri, che gli incendi nella Zona di Esclusione, che si estende fino a 30 km intorno alla Centrale Nucleare di Chernobyl, sono stati estinti e non vi sono focolai scoperti; le squadre di intervento operano sui residui ardenti degli incendi. Tuttavia, nel pomeriggio di ieri, forti raffiche di vento hanno ostacolato le operazioni e, nella Zona di Esclusione, sono comparsi tre nuovi focolai composti essenzialmente da brace e tizzoni ardenti, che non hanno comunque destato particolari preoccupazioni.

Il deciso miglioramento della situazione degli incendi nella Zona di Esclusione è riscontrabile anche dalle mappe ricavate dal sito Nasa-Firms.

Le forze messe in campo dalle Autorità ucraine in questi giorni hanno visto l’intervento di oltre 1.000 persone e 120 mezzi, inclusi 2 unità aeree e 3 elicotteri. Alcune stime indicano che l’area interessata dagli incendi è circa 20.000 ettari.

Lo State Nuclear Regulatory Inspectorate of Ukraine, l’Autorità di sicurezza nucleare ucraina, ha dichiarato che le misure effettuate sul territorio ucraino, in particolare nella regione di Kiev, indicano che, al di fuori della Zona di Esclusione, l’evento non ha comportato conseguenze radiologiche significative per la popolazione e per l’ambiente e che il fondo radiologico ambientale si è mantenuto pressoché immutato rispetto a quello già esistente.

Nella città di Kiev, le concentrazioni misurate più elevate di Cesio-137, il radioisotopo presente nell’ecosistema in quantità maggiori e con maggiori caratteristiche di volatilità, si sono mantenute a livelli molto bassi, quasi sempre inferiori a 1 mBq/m3 che, se paragonato con il fondo usuale di circa 6 microBq/m3, costituisce comunque l’evidenza del passaggio di aria contaminata, sebbene in maniera lieve.

Tali concentrazioni, anche nelle ipotesi più cautelative che si possono formulare (ad es., persistenza della concentrazione massima per l’intera durata degli incendi, presenza anche dello Stronzio-90, l’altro radioisotopo presente nell’ambiente a seguito dell’incidente di Chernobyl) risultano diverse decine di migliaia di volte inferiori al limite di dose previsto per la popolazione: non costituiscono pertanto un pericolo per la salute e non hanno alcuna rilevanza radiologica.

(Fonte Isin)