Eppure non è stato un letargo

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mani solidarietà Image by Ria Sopala from Pixabay
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Se qualcuno si è ispirato nel tendere reti di accaparramento e di rilancio dell’usura o del tranello per estorcere l’ultimo lembo di proprietà a causa dell’indigenza… un grande esercito di donatori di tempo, di forze, di cure e di aiuti ha sorretto i passi deboli di molti e gli ultimi aneliti di coloro che sono andati via elemosinando l’ultimo sguardo e la stretta finale della mano abbandonata

Tempo della reclusione, tempo delle solitudini, tempo dell’attesa… ora tempo dell’apertura e della ripresa.

Non è stato letargo perché si è cercata la vita in piccolo e si sono tessute idee su scritti, parole e dipinti, su canti e musica: lo spirito libero si è librato nello spazio più terso e sull’acqua più trasparente. Se sono ritornati i daini sulle strade, le meduse nei canali sono ritornati i pensieri su tracciati inesplorati e tanti hanno ritrovato gli itinerari dello spirito.

Se qualcuno si è ispirato nel tendere reti di accaparramento e di rilancio dell’usura o del tranello per estorcere l’ultimo lembo di proprietà a causa dell’indigenza… un grande esercito di donatori di tempo, di forze, di cure e di aiuti ha sorretto i passi deboli di molti e gli ultimi aneliti di coloro che sono andati via elemosinando l’ultimo sguardo e la stretta finale della mano abbandonata.

Mille e mille giovanissimi e adulti hanno intrapreso progetti di studio e disposto le intelligenze alla ricerca e alla conoscenza; altri hanno nutrito i silenzi e le solitudini delle camerette illuminando gli orizzonti di luce sapiente.

Non è stato letargo: ritorno dentro profondità prima opache ora trasparenti, solerzia in pensieri fecondi, prose e poesie dell’anima, canto di pensieri forti, saluti all’anonimo solitario che ha cercato rotte nuove per il suo vagare nella nostalgia di parole usate e abbandonate, pensieri amichevoli trascurati nei labirinti del pessimismo.

Non è stato letargo: se ci rialziamo dalla sosta forzata, se dietro le grate delle nostre celle imposte siamo riusciti a parlare con il passero solitario che sostava libero sul cortile del nostro Gramsci imprevisto. Alzati! Esci! Accompagna il viandante, ha una speranza nutrita e una voglia innovata di riprendere nelle mani la vita, il lavoro, il piacere di salutare: non sono necessarie le mani per stringere un’amicizia, sono opportuni gli occhi perché essi scrutano il profondo mentre rivelano l’interiorità del loro animo.

Non è stato letargo se ritornando alla scuola tu insegnante cerchi gli occhi degli aspiranti alla vita… se tu alunno non ti stringi tra le mura screpolate dell’aula o prendi sicurezza dal banco sconnesso ma tutti si è protesi al grande dialogo, a scoprire la lanterna che illumina i passi verso la scoperta dell’umanità. Tra Gramsci e Diogene per amare la libertà e assaporare la ricerca.

 

Francesco Sofia