Editoriale

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«Quanto vuoi bene a papà e mamma?».

«Tanto così, quanto il mare», risponde il bimbo allargando le braccia, volendo indicare una misura incalcolabile che, per la sua esperienza, voleva essere il mare…

Eppure, siamo riusciti a rendere invivibile anche il mare, dopo la terra, dopo l’aria.

Il nostro piccolo cervello, che misura le cose sulla base delle sue conoscenze, rimane sempre sgomento di fronte alle scoperte di nuove specie o all’analisi di piante, pesci, alghe che comunicano con sistemi a noi sconosciuti ma ormai intellegibili grazie all’avanzare delle analisi e della comprensione.

In questo numero tanti sono gli spunti che ricercatori svelano dipanando misteri ed aumentando i nostri saperi.

Ma, ahimè! Questo non basta per fermare l’avanzata della distruzione sistematica pensando che il nostro benessere sia estraneo ai destini della biosfera, come se noi fossimo di un livello da essa indipendente.

Forse è questo il livello più basso dei comportamenti umani. Forse è questo che ci rende un pericolo per il pianeta. Forse è questo il motivo di mali che ci attanagliano periodicamente e da cui non riusciamo a venire fuori pur riproponendoci domande ed interrogandoci dai tempi del nostro essere senzienti che ci ha posto all’apice della catena alimentare.

Con la pandemia del Covid-19 si pensava che la sonora lezione sarebbe stata sufficiente a far cambiare strada all’uomo, ma sono bastati due mesi per far dimenticare tutto. Le certezze Usa o svedesi sono crollate ma niente ha scalfito le certezze grezze di Trump o raffinate degli svedesi.

Comportamenti che non rassicurano sulla strada che l’uomo sta percorrendo.

Non si tratta di essere pessimisti o di soffocare la speranza. Ci sono momenti (e questo è il momento) in cui il pragmatismo, la realtà, i dati di fatto, devono cedere il passo alle speculazioni senza fondamento che creano solo bufale e alimentano false speranze. Prese in giro che ci addormentano in un pericoloso autocompiacimento.

Che i ricercatori escano dai laboratori, che denuncino la gravità del momento, che non sostengano i decisori folli e famelici, ingordi di potere. Solo così la società potrà toccare con mano la follia di credenze medioevali e parascientifiche.

Così l’illuminismo aprì la strada alle scienze ma ora che la tecnologia si è lasciata fagocitare da una nuova corruzione serve un nuovo moto che porti in avanti il cammino dell’uomo, anche se non di tutti.

Solo che questa volta il passaggio non esclude alcune scienze che al tempo dell’illuminismo erano ancora dominio di credenze religiose e magiche, frutto di una realtà fantastica e mistificatoria.

Ora tutto ciò che riguarda l’ambiente ha acquisito la dignità di scienza ed è per questo che il passaggio cruciale è quello della centralità dell’ambiente.

È questo il nuovo fulcro che potrà portare equilibrio nella biosfera.

È impossibile escludere la forza della natura e l’uomo non può fermare e dominare il mare. Non c’è diga che tenga. Il mare incarna più di un temporale e di un terremoto, la forza intrinseca delle forze naturali.

Ed è ora che l’uomo cavalchi l’onda e si riconosca parte di un sistema.

 

Ignazio Lippolis