Cercansi illuministi per il XXI secolo

2146
illuminismo negazionisti complottisti
Tempo di lettura: 4 minuti

Stiamo precipitando in un vortice confuso di negazioni e complotti che si aggrovigliano con giuste negazioni e altrettanto giusti sospetti ma a ruota libera per cui la navigazione diventa una disperata corsa verso l’ignoto.

Proseguiamo la nostra analisi di quello che accade intorno a noi e segnaliamo l’esigenza di ritrovare norme condivise di confronto

L’uomo da sempre, difronte a fenomeni o impulsi che non riesce a spiegare, si è costruito delle realtà fittizie che poi con il progredire della conoscenza si sono affievolite.

Il primo impulso è però rimasto inalterato, tant’è che ancora oggi emerge.

È il caso dei negazionisti e dei complottisti.

Entrambi hanno alla base un deficit di informazione o una strumentalizzazione economica. Può essere una forma innata di autodifesa, forse. O può essere quella che in pscologia viene definita come la sindrome della negazione, che si starebbe allargando in maniera preoccupante a dimostrazione anche dell’aumento delle cose incomprensibili che l’uomo e la società sono sempre più spesso costretti ad affrontare. Ma è sull’ambiente che si scoprono le carte. Infatti è esattamente quello che è accaduto ai cambiamenti climatici, alle epidemie, ai grandi eventi di cronaca o ai vasti movimenti sociali.

Per questo, secondo me, è estremamente urgente un surplus di informazione storica.

È opportuno notare come il fenomeno del complottismo emerga in concomitanza di un abbassamento del livello della ricchezza. Più aumentano le differenze sociali più prendono piede i complottismi. Esempio classico è quello della Rivoluzione francese.

Infatti alla fine del Settecento in Francia le disuguaglianze sociali avevano raggiunto un livello insostenibile e per i nuovi ideali socioeconomici elaborati dagli illuministi, fu facile orientare la società verso un nuovo ordine che passava dal sovvertimento dell’ordine monarchico feudale. Fiorirono quindi una serie di false notizie come lo stesso inizio della Rivoluzione francese con la presa della Bastiglia o le famose brioches di Maria Antonietta.

La storia delle notizie false è antica quanto è antico l’uomo, basti pensare alla battaglia di diffamazione fra Ottaviano Augusto e Costantino il Grande, oppure alla «Donazione di Costantino», su cui si basò il potere temporale della Chiesa dall’ottavo secolo d.C., fino al 1517, quando Lorenzo Valla (ovviamente accusato di eresia) confutò l’attendibilità del documento. Eppure la commistione fra sacro e profano è durata a lungo garantendo l’ereditarietà e la rappresentanza divina in un re o capo di stato sino al recente imperatore giapponese…

Coesiste in pratica la contemporaneità di due modi di intendere azioni e realtà del vivere comune. E, a seconda del momento politico e della convenienze economica, si lascia prevalere ora l’una ora l’altra.

E così si perpetuano i miti, come una sorta di «Culto del Cargo».

E nonostante spesso la storia e la scienza abbiano depurato le false notizie, imperterrito l’uomo ha continuato a «produrre» untori.

È esemplare l’episodio della peste nera milanese, in particolare il saggio del 1777 dell’illuminista milanese Pietro Verri («Osservazioni sulla tortura»), che è una delle fonti del Manzoni per «I Promessi Sposi», in cui l’autore descrive il processo agli «untori» del 1630 come testimonianza dell’ignoranza di un secolo sordo alla ragione e alla scienza. «L’opinione comune del popolo — si legge nel testo di Verri — volle ostinatamente piuttosto credere essere la vociferata pestilenza un’artificiosa invenzione de’ medici per acquistar lucro, anzi che esaminare e chiarire il fatto […] Inutilmente i medici più istruiti divulgavano le prove degli ammalati che avevano veduti morire di pestilenza, che la plebe sempre li riguardava come autori di una malignamente immaginata diceria».

Non sarebbe però corretto intellettualmente se non si osservasse che sotto attacco è sempre stato il mondo scientifico e che la molla che scatena queste ondate risiede nella mancanza di chiarezza, nel silenzio che accompagna il mondo scientifico di fronte agli attacchi verso uno scienziato che poi è un attacco ad un sistema e a un modo di fare ricerca.

Orribile è poi l’uso indiscriminato di un potere che per mantenere lo status quo o per salvaguardare i propri interessi attiva un sistema di controllo e di vero e proprio ricatto istituzionale per impedire la libera espressione e il dibattito.

Insomma, siamo di fronte ad un complesso sistema comunicativo e di potere, ad una serie di gomitoli i cui bandoli sono tagliati, celati o riagganciati.

Poiché tutti questi casi non sono di immediata soluzione poiché si tratta di problematiche che richiedono decenni se non secoli, né si può attendere mentre le conseguenze vanno avanti; bisogna affrontare il danno immediato che consiste in un rallentamento delle soluzioni, in una deviazione dei processi evolutivi della società.

C’è un solo antidoto a questo problema ed è la ricerca. Continuare a studiare, ad approfondire, a trovare soluzioni che spesso arrivano da ricercatori isolati e fuori dalle organizzazioni internazionali. La scoperta che lacera il velo dell’ignoranza e della stupidità è l’unico antidoto all’affastellamento delle falsità e dell’ignoranza che spesso ci pervade e di fronte al quale si è, per varie ragioni, impotenti.

E si è impotenti perché, di fronte ad eventi globali, le politiche degli stati sono totalmente disarmate e quindi inattive. Non c’è bisogno di scomodare complotti, visionari e multimiliardari che lanciano epidemie per dominare il pianeta se già i primi rapporti dell’Ipcc, sin dal 1995, avvisavano sulle conseguenze dei cambiamenti climatici: dalla perdita di biodiversità, alla scomparsa dei ghiacciai e alla comparsa di epidemie in zone prima non comprese da queste malattie. E non fu solo l’Ipcc ma anche una serie di studi.

Se poi vogliamo proprio considerare un filo conduttore fra cambiamenti climatici e la comparsa di epidemie non si può non notare la coincidenza degli stessi negazionisti del clima e sostenitori di complotti. E sono certamente ridicole le accuse che dai complottisti partono verso gli stessi negazionisti. L’esempio classico è Trump che nega i cambiamenti climatici e contemporaneamente accusa di complotto chi gli si oppone. Senza poi considerare quando si inseriscono nella confusione dialettica accuse alle religioni, come quella cristiana quando, proprio le encicliche papali degli ultimi pontefici, dalla «Centesimus annus» di Giovanni Paolo II a «Laudato si’» di papa Francesco, hanno scritto parole ferme per la salvaguardia dell’ambiente e la necessità di cambiare l’attuale sistema economico. E basta guardare che chi si oppone alla lotta contro l’attuale sistema economico sono fior di corrotti, corruttori e spregevoli capitalisti (perché si può essere capitalisti ed avere contemporaneamente un senso etico della società).

L’unica certezza, in questa situazione, è che siamo nel mezzo di grandi trasformazioni, siamo in attesa di un segnale di cambiamento radicale perché le attuali organizzazioni delle società non sono assolutamente adeguate ad affrontare i cambiamenti in corso. O si accetta un silenzioso e mesto cammino verso l’estinzione o, con un colpo di reni, mutiamo il percorso di questa società che con tutta evidenza ha fatto il suo tempo.

Le vie future sono tracciate servono i leader e la confusione è data proprio dallo sgomitare di varie personalità… ma stiamo attenti a non sbagliare.

 

Ignazio Lippolis