Liberiamoci da tutte le prigioni

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Restammo popolo senza Stato e poi fummo popolo redento dalla Resistenza, ora siamo popolo che vuole riprendere il suo volo liberatorio, sconnettere le grate, celebrare il cammino della pace

Gramsci dalla sua cella carceraria mira, oltre la sbarra, l’uccello che sosta giù nel cortile. Libero il piccolo volatile, libero il pensiero del carcerato. La libertà è lo spazio aperto in cui è possibile raggiungere le mete desiderate: libero l’uccello che spicca il suo volo come la mente del pensatore costretto in catene.

Il primo intreccerà subito il suo volteggiare con quello di altri uccelli, il secondo affida ai futuri lettori dei suoi quaderni l’itinerario da percorrere per la difesa dei diritti di libertà e suggerisce il segreto della spinta interiore e politica per difendere la libertà di tutti.

Lo spirito che cerca dentro di sé il superamento dell’incapsulazione è il propellente che alimenta il motore della democrazia.

Noi, eredi del 25 aprile di 76 anni fa, siamo testimoni adesso della libertà democratica che lascia spazio anche ai detrattori non dico della conoscenza storica ma della verità che ha sacrificato sui terreni violati dai nazifascisti la vita eroica di coloro che hanno subito.

La violenza di menti occulte oggi ammorba con gesti ed offende la memoria: anticamera della perversione in cui purtroppo tanti si dimenano.

Il femminicidio, come la barbarie delle uccisioni, è ancora nella scia dell’antico ventennio che ha sacralizzato deportazioni, eliminazioni, tradimenti, angustie per il nostro popolo e non solo.

Restammo popolo senza Stato e poi fummo popolo redento dalla Resistenza, ora siamo popolo che vuole riprendere il suo volo liberatorio, sconnettere le grate, celebrare il cammino della pace.

La memoria del 25 aprile è spinta al bene possibile, è sosta ai tumuli tristi, è bandiera di futuro degno per i nostri figli a venire.

 

Francesco Sofia