Neofusicoccum, altra minaccia per gli ulivi

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Olivo colpito dal fungo Neofusicoccum mediterraneum in provincia di Brindisi
Olivo colpito dal fungo Neofusicoccum mediterraneum in provincia di Brindisi
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Intervista a Marco Scortichini

Rilevato nel Salento. Questo fungo provoca severi disseccamenti, non è da quarantena e non sono previste eradicazioni. La sua presenza impone un nuovo tipo di gestione anche per la Xylella perché «la contemporanea presenza di più microrganismi fitopatogeni pericolosi in uno stesso territorio deve comportare una gestione più accurata dell’epidemia». Le zone interessate e lo studio scientifico

È ricomparso in Puglia, e precisamente nel Brindisino, il Neofusicoccum (Neofusicoccum mediterraneum), è un fungo già noto presente nel bacino del Mediterraneo e in California e segnalato nel Salento già nel 2008. È in grado di provocare disseccamenti a colture arboree. E nel Salento i sintomi riconducibili a quelli causati dal fungo sono presenti nelle province di Lecce e Taranto. Un articolo scientifico è stato pubblicato su una rivista e per sapere esattamente com’è la situazione abbiamo rivolto alcune domande a Marco Scortichini, Council for Agricultural Research and Economics, Crea, Research Centre for Olive.

Sulla rivista scientifica «Pathogens» è stato pubblicato uno studio che evidenzia la presenza di un fungo che causa disseccamenti su olivo nel Salento, com’è la situazione?

Si tratta di Neofusicoccum mediterraneum, un fungo presente nel bacino del Mediterraneo e in California in grado di provocare severi disseccamenti a colture arboree. Su Olivo è presente in Spagna, Tunisia e California. Nel Salento è stato isolato in provincia di Brindisi, anche se sintomi riconducibili a quelli causati dal fungo sono presenti nelle province di Lecce e Taranto. È un fungo termofilo, cioè in grado di proliferare anche in concomitanza di temperature dell’aria elevate (superiori ai 40°C). Può essere diffuso mediante la potatura e la spollonatura nonché dal vento e dalla pioggia.

È un nuovo rinvenimento per la Puglia?

No, lo stesso fungo è già stato segnalato nel Salento nel 2008 in una indagine che prendeva in considerazione soltanto le drupe dell’olivo.

Cosa significa la presenza del fungo nell’ambito della vicenda Xylella fastidiosa?

Il fatto più importante e preoccupante allo stesso tempo è che i sintomi finali indotti dal fungo, cioè i disseccamenti di rami e branche di olivo, possono essere facilmente confusi con quelli causati da Xylella. Solo accurate analisi di laboratorio possono distinguere la presenza dell’uno o dell’altro microrganismo. È, inoltre, possibile che i due patogeni possano essere presenti contemporaneamente sullo stesso albero. Un aspetto da tenere in considerazione è che il fungo, nelle prove di patogenicità, si è mostrato molto più veloce e virulento nel causare disseccamenti a piante di olivo rispetto a simili inoculazioni effettuate con Xylella fastidiosa. È, quindi, possibile che in pieno campo un albero colpito da Neofusicoccum mediterraneum possa avvizzire più velocemente rispetto a quello infettato da Xylella che, come è ormai noto, può impiegare fino a 3-4 anni prima di disseccare completamente. C’è da dire che, fortunatamente, questo fungo non è un patogeno da quarantena e che, quindi, non sono previste eradicazioni per le piante infette.

In qualche modo, quindi, si ritorna alla definizione originaria di «complesso del disseccamento rapido dell’olivo»?

Sì, quello che nel 2013 veniva definito come «complesso», cioè un insieme di agenti patogeni che concorrono a causare i disseccamenti sembrerebbe la definizione più corretta anche in riferimento alla non elevata rapidità di disseccamento indotta da Xylella.

Quindi l’esclusione dei funghi come co-responsabili dei disseccamenti potrebbe essere stata affrettata?

Ho avuto modo di ribadire in più circostanze che, nel caso di epidemie a carico di specie arboree, è bene prendere in considerazione più aspetti epidemiologici della malattia, soprattutto, come nel caso di Xylella, quando l’albero non dissecca in tempi brevissimi. Come per il dogma «la xylella non si cura», anche il dogma «i funghi non sono coinvolti nel disseccamento» ha oscurato l’acquisizione di ulteriori importanti aspetti conoscitivi legati all’epidemia che hanno ripercussioni dirette sulla gestione della stessa emergenza, incluse le possibilità di contenere i disseccamenti impedendone l’ulteriore diffusione. La contemporanea presenza di più microrganismi fitopatogeni pericolosi in uno stesso territorio, infatti, deve comportare una gestione più accurata dell’epidemia.

Quali implicazioni per il controllo dei disseccamenti?

Sicuramente la possibile presenza del fungo fa sì che la gestione degli oliveti deve sempre più essere concepita tenendo conto di molteplici aspetti che concorrono a prevenire e/o curare gli alberi. Premesso che sono in corso studi per evidenziare i fungicidi più efficaci per contrastare Neofusicoccum, si sottolinea come tutte le pratiche agronomiche che da un lato riducono la presenza degli insetti-vettori negli oliveti (lavorazioni meccaniche superficiali da metà febbraio ad inizio maggio) e a mantenere e/o innalzare la fertilità del terreno (aumento della sostanza organica) sono fondamentali per aumentare le possibilità di convivenza con gli agenti di disseccamento. L’approccio dell’olivicoltore salentino nei confronti di queste emergenze dovrà essere necessariamente sempre più proattivo nel considerare il proprio oliveto non più un elemento isolato dall’ambiente circostante ma parte di un agroecosistema strettamente interdipendente. Sottolineo questo aspetto soprattutto per la lotta agli insetti-vettori che dovrebbe essere necessariamente effettuata contemporaneamente su territori ampi. Se un olivicoltore modello che applica tutti i principi stabiliti per contenere Xylella è circondato da oliveti che non effettuano le misure di contenimento, tutti gli sforzi intrapresi potrebbero risultare vani.

 

Ignazio Lippolis