Come valorizzare le cascine milanesi

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Il sindaco Moratti: «un’importante risorsa di spazi da recuperare alla vita quotidiana», che deve continuare a rappresentare «una parte importante della nostra comunità»

Si è svolto a Milano, il convegno «Le cascine di Milano – verso e oltre l’Expo 2015». Gli aspetti legati all’alimentazione e alla salvaguardia del patrimonio, rappresentato dalle cascine e dalle attività che vi si svolgono, sono stati evidenziati dai rappresentanti di Slow Food Italia, Coldiretti, e dagli agricoltori che vi operano, dalle associazioni e dalle cooperative sociali che in questi anni si sono battuti per preservare dal degrado e dalle speculazioni edilizie un grande patrimonio architettonico, storico e culturale rappresentato dai nuclei cascinali.

L’occasione del convegno è nata per la necessità di presentare il progetto di recupero e di valorizzazione delle cascine pubbliche milanesi (ne sono state censite 59) in occasione e anche oltre la manifestazione di Expo 2015, vista l’attinenza del tema «Nutrire il Pianeta, Energia per la vita» con le attività agricole e sociali che si svolgono nel territorio milanese, quello preservato finora con fatica e determinazione per le attività agricole.

Il Sindaco Moratti ha esordito definendo le cascine comunali «un’importante risorsa di spazi da recuperare alla vita quotidiana», che deve continuare a rappresentare «una parte importante della nostra comunità». Il progetto di riqualificazione della cascine comunali milanesi, elaborato in collaborazione con il Pim e il Politecnico di Milano – ha proseguito il Sindaco – ci permette oggi di far sì che la loro lunga storia di operosità e generosità sociale nel territorio possa riprendere slancio. La sfida chiama le energie migliori a «investire sulla ristrutturazione delle cascine milanesi» e «a ripensarle come luoghi vivi e attivi all’interno di un nuovo rapporto tra città e agricoltura».

Il concetto è stato ribadito anche dall’A.D. di Expo 2015, Lucio Stanca, che ha invitato gli operatori economici a non guardare con scetticismo alle iniziative che già si stanno proponendo in vista delle Esposizione Universale.

Secondo l’arch. Stefano Boeri del Politecnico di Milano bisogna guardare alle cascine come «luoghi dove il mondo articolato delle aziende, delle altre cascine agricole, dei coltivatori e dei contadini che abitano il Parco Sud potrà incontrare la domanda dei consumatori urbani e le richieste delle sfaccettate declinazioni della ristorazione cosmopolita di Milano». Non solo esse dovranno consolidare una attività di coltivazione dei terreni, ma «divenire il terminale verso il cuore della metropoli delle molteplici forme che un’agricoltura di prossimità può oggi offrire: spazi per la vendita di prodotti ortofrutticoli; spazi per la ristorazione di qualità che recuperi le culture tradizionali».

Per il Presidente di Slow Food Italia, Roberto Burdese, occorre operare per conservare la fertilità del terreno, differenziando le culture e le attività realizzate in cascina, maturando con una serie di proposte (dall’allevamento, alla filatura del riso, al sistema del grano, alla coltivazione dell’orzo per la trasformazione in malto e la realizzazione di un birrificio con recupero degli scarti della lavorazione da destinare per es. all’allevamento dei pesci, ecc.) quella che ha definito una multifunzionalità agricola sostenibile.

Franco Pasquali della Coldiretti ha posto il problema della fame nel mondo in relazione con il tema dell’Expo e ha proposto di «rivedere il modello di sviluppo, superare il contesto di Milano e fornire un modello per il mondo».

Riccardo Bonacina, Presidente del Gruppo Vita, non profit magazine, ha insistito sul ruolo delle cascine come «luoghi possibili di incontro e di sviluppo dei temi di Expo 2015, attraverso l’incontro e il dialogo con i soggetti che le abitano o che abitano i territori in cui queste sono inserite».

Ha poi rivolto un appello a tutti i soggetti interessati, agricoltori e operatori sociali e culturali, che sono attivi al di fuori del territorio milanese perché si uniscano in questa grande azione culturale e di valorizzazione delle esperienze e delle attività ecocompatibili e sostenibili. Appello che è stato subito raccolto dai soggetti intervenuti e rilanciato alle altre realtà che condividono lo spirito del progetto.

Le esperienze vissute nelle realtà cascinali hanno fornito una dimostrazione della ricchezza degli interventi che si svolgono: dalla Cascina Cuccagna, una struttura in città che si appresta ad essere ristrutturata e che si propone di diventare luogo di raccolta e di vendita di prodotti agricoli della cosiddetta filiera corta, alla Fondazione Exodus di don Antonio Mazzi, attiva nel recupero sociale di giovani emarginati nella Cascina Molino Torrette in Parco Lambro, alla Comunità Nuova di Don Gino Rigoldi che ha illustrato i progetti di recupero e utilizzo della Cascina Cassinazza, così come avviene per la Cascina Biblioteca. Significativa l’attività di Don Virginio Colmegna nella Cassinetta San Gregorio, intesa non solo come «luogo di coesione sociale ma anche esercizio di imprenditorialità che produce saperi diffusi in risposta a bisogni di futuro politico, dove la socialità diventa capitale sociale». Attività agricole e didattiche sono svolte dalle Cascine Basmetto e Rizzardi, nell’opera di accoglienza si distingue la Cascina Corte S. Giacomo dove opera l’Associazione Nocetum, mentre quella culturale caratterizza gli Amici della Cascina Linterno, che si sono battuti per preservare un luogo carico di storia letteraria per aver ospitato il Petrarca, quella promozionale del territorio da realizzare con il progetto di work shop interrativi è stata esposta dal Parco delle risaie-Immaginare il Parco Sud.

Compito di valorizzare tutte queste realtà spetta al Comitato, che lancia  la proposta di collaborazione a tutte le aziende agricole e alle associazioni che intendono raccogliere la sfida e utilizzare l’opportunità di Expo 2015 per rilanciare i temi cari alla cultura e alle buone pratiche agricole, aderendo al Comitato Cascine Expo 2015 e partecipando ai suoi lavori.

Per informarsi, scaricare il modulo di adesione al Comitato e contribuire ad affermare questo grande progetto, ci si può collegare al sito.

(Fonte Associazione per la salvaguardia e la valorizzazione di Viboldone)