Seismic signature of active intrusions in mountain chains

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Intrusions are a ubiquitous component of mountain chains and testify to the emplacement of magma at depth. Understanding the emplacement and growth mechanisms of intrusions, such as diapiric or dike-like ascent, is critical to constrain the evolution and structure of the crust. Petrological and geological data allow us to reconstruct magma pathways and long-term magma differentiation and assembly processes. However, our ability to detect and reconstruct the short-term dynamics related to active intrusive episodes in mountain chains is embryonic, lacking recognized geophysical signals. We analyze an anomalously deep seismic sequence (maximum magnitude 5) characterized by low-frequency bursts of earthquakes that occurred in 2013 in the Apennine chain in Italy. We provide seismic evidences of fluid involvement in the earthquake nucleation process and identify a thermal anomaly in aquifers where CO2 of magmatic origin dissolves. We show that the intrusion of dike-like bodies in mountain chains may trigger earthquakes with magnitudes that may be relevant to seismic hazard assessment. These findings provide a new perspective on the emplacement mechanisms of intrusive bodies and the interpretation of the seismicity in mountain chains.

(http://advances.sciencemag.org/content/4/1/e1701825)

Che cos’è la Bio-Quantica

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La Bio-Quantica è la scienza che si occupa di dare risposta alla complessità della vita, sapendo che il «riduzionismo meccanico», sia classico sia quanto-meccanico di indagine analitica, è stato storicamente incapace di interpretare la auto-organizzazione olistica dei sistemi biologici.

Pertanto la «Bio-Quantica», si propone di re-interpretare e sviluppare ricerca sulla «Energia Vitale» rilanciando come fenomeno emergente un moderno «Bio-vitalismo», basato sulle evidenze teoriche e sperimentali della bio-vitalizzazione e bio-rigenerazione degli studi sulle «Energie Sottili» (Es); cioè sulla forma di energia ed informazione che la Medicina Cinese, ed il Taoismo, lo Yoga, ed altre antiche culture già conoscevano con i nomi di «qi» o «prana» o «pneuma», ecc. a seconda della cultura e l’epoca di provenienza.

Accettando il postulato fondamentale della scienza che dice: «la Energia totale è costante poiché essa non si crea né si distrugge ma si trasforma» dobbiamo sommare anche la emergente forma di Energia «Es»; quindi la somma totale della Energia condensata come materia (EM) + la Somma della Energia vibrazionale (Ev) ed inoltre + la somma della Energia Sottile (Es), deve essere = K (costante).
Allora le Variazioni (V) di tale somma per definizione sono uguali a Zero.
Cioè: V (EM) + V (Ev) + V(Es) = 0 da cui ricavo l’incognita: «+ V (Es) = – V (EM) – V (Ev)».

Pertanto possiamo definire la equazione precedente come «Principio di Fertilità evolutiva» che dice che la evoluzione dei sistemi viventi si ottiene per incremento della incognita (+ Es) a spese della degradazione della Materia (- EM) e/o della diminuzione della Energia vibrazionale (-Ev).
La evoluzione del sistema da materia inerte ed energia meccanica, dà quindi vita alla auto-organizzazione complessa degli esseri biologici, mediante una trasformazione «neg-entropica-circolare» che mediante la Energia Sottile (Es) genera la vita.

Questa è in breve la sintesi semplificata che permette di fare riferimento alle «Energie Sottili» come forma di «Energia vitale» evolutivamente relativa alle trasformazioni di materia (EM) ed Energia (Ev).

Il mettere in evidenza la Energia Sottile (Es) comporta quindi un netto superamento della scienza «meccanica» in quanto questa ha confuso la soggettività della nostra percezione in una falsa unicità e oggettività della realtà macroscopica, che è culturalmente e storicamente acquisita durante tutta l’epoca industriale oggi obsoleta.

In vero ciò che percepiamo come forme e colori suoni, emozioni è una costruzione della sinergia tra Mente / Cervello che realizza una visione del mondo come anticipazione delle nostre probabili interazioni nell’ambiente.

Pertanto comprendendo la costruzione cerebrale della percezione, la realtà contemporanea diviene più soggettiva che oggettiva, come è possibile dimostrare facendo riferimento agli stati mentali indotti dalle tecnologie della «realtà virtuale» nonché della «Intelligenza Artificiale» nella azione di un cambiamento del nostro modo consueto di vedere il mondo. Infatti le alternative percettive ed emozionali vengono a dipendere dai nostri stati di intenzionalità e di coscienza i quali attivano la immaginazione la creatività con modalità capaci di andare oltre nella scienza a nell’arte a ciò che è stato conservativamente percepito come realtà oggettiva.

Purtroppo anche la «meccanica quantistica» ha voluto ricadere nell’errore riconducendo la interpretazione quantica in modo da passare linearmente dal microcosmo quantico probabilistico al macrocosmo deterministico classico. Per far questo la Meccanica Quantistica è ricorsa allo stratagemma di far arbitrariamente scomparire il dualismo della onda associata al corpuscolo quantico (si parla infatti di «Crash della Onda») per limitarsi a calcolare le nuvole di densità di probabilità di trovare unicamente le particelle.

Purtroppo, e con questo trucchetto, di fatto si elimina la importanza delle onde e con esse del campo elettromagnetico associato alla funzione d’onda quantica come abbiamo messo in evidenza focalizzando come DNA nella Bio-Quantica assuma due funzioni, A) la prima per contatto DNA/RNA che serve a produrre proteine lineari; B) la seconda elettromagnetica quantica capace di irradiare a distanza «biofotoni» contenenti caratteri morfogenetici, necessari per dare forma funzionale alle proteine. Pertanto il DNA non e più visto soltanto come contenitore di codici genetici dati ma come un sistema di comunicazione e coordinamento della bio-informazione.

In conclusione la «Bio-Quantica» aprirà la immaginazione verso nuovi livelli di consapevolezza e più elevati gradi di conoscenza, sviluppando chiavi alternative di interpretazione ed elaborazione della realtà ancora recondita, permettendoci di ampliare le capacità simboliche di rappresentazione del pensiero creativo contemporaneo, finalizzato al miglioramento evolutivo dalla vita dell’uomo e dell’ambiente naturale.

Abstract, sequenze

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Longer aftershocks duration in extensional tectonic settings

E. Valerio, P. Tizzani, E. Carminati e C. Doglioni

Aftershocks number decay through time, depending on several parameters peculiar to each seismogenic regions, including mainshock magnitude, crustal rheology, and stress changes along the fault. However, the exact role of these parameters in controlling the duration of the aftershock sequence is still unknown. Here, using two methodologies, we show that the tectonic setting primarily controls the duration of aftershocks. On average and for a given mainshock magnitude (1) aftershock sequences are longer and (2) the number of earthquakes is greater in extensional tectonic settings than in contractional ones. We interpret this difference as related to the different type of energy dissipated during earthquakes. In detail, (1) a joint effect of gravitational forces and pure elastic stress release governs extensional earthquakes, whereas (2) pure elastic stress release controls contractional earthquakes. Accordingly, normal faults operate in favour of gravity, preserving inertia for a longer period and seismicity lasts until gravitational equilibrium is reached. Vice versa, thrusts act against gravity, exhaust their inertia faster and the elastic energy dissipation is buffered by the gravitational force. Hence, for seismic sequences of comparable magnitude and rheological parameters, aftershocks last longer in extensional settings because gravity favours the collapse of the hangingwall volumes.

Предисловие к русскому изданию

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В книге итальянского биолога-исследователя, доктора Роберто Каццолла Гатти «Биоразнообразие: теоретические основы» изложены современные представления о причинах, эволюции и значении многообразия форм живых организмов на планете Земля, а также механизмах, способствующих его поддержанию. Отдельное внимание автор уделяет вопросам антропогенного влияния на биоразнообразие, особенно в связи с экономическим ростом. В книге обсуждаются последствия этого влияния, уже имеющие место и возможные в будущем. Рассмотрена проблема сохранения видов и возможные пути ее решения. Материалы, представленные в книге, являются частью лекционного курса Роберто Каццолла Гатти «Биоразнообразие», а также массового открытого онлайн-курса «Biological Diversity: Theories, Measures and Data sampling techniques».

Книга содержит пять глав, в каждой из которых последовательно представлены теоретические аспекты закономерностей существования разнообразия живых организмов на Земле и поддержания этой сложной динамичной системы в состоянии равновесия. Следует отметить строгую системность материала, прекрасное использование автором математических моделей и понятий для интерпретации сложных процессов эволюции и сосуществования видов, а также оригинальный взгляд автора на некоторые движущие силы эволюции. Во второй главе представлен новый подход для объяснения реальных уровней биоразнообразия и сосуществования видов. Автор склоняется к идее чрезвычайной важности стратегии сотрудничества для выживания видов и увеличения их разнообразия. Интересна также фрактальная модель биоразнообразия (модель «цветной капусты»), представленная в четвертой главе. Нельзя не отметить глобальный масштаб проблем, которые затрагивает автор, при этом он предлагает конкретные пути их решения, как на уровне отдельных экосистем, так и на межгосударственном уровне.
Данная книга будет полезна не только студентам, аспирантам и специалистам в области биологии и экологии, занимающимся вопросами изучения, оценки и сохранения биологического разнообразия в природных экосистемах, но также широкому кругу читателей, интересующихся вопросами охраны окружающей среды. Материал, представленный в книге, способствует более глубокому пониманию эволюционных процессов в природе и механизмов влияния на них человеческой деятельности, экономического роста, а также выявляет место самого человека в сложной системе биоразнообразия. Книга побуждает переосмыслить стратегию развития человеческого общества, приложить усилия к тому, чтобы деятельность человека на Земле была направлена не только на улучшение его собственного благосостояния, но и на сохранение среды обитания для всех населяющих ее живых существ, одним из которых является и сам человек.
При изложении материала данной книги на русском языке мы старались, по возможности, сохранить авторскую стилистику, что дает читателю возможность в полной мере познакомиться с неординарным взглядом автора на ряд актуальных вопросов эволюции живых организмов, а также по-новому рассмотреть процессы и явления, способствующие созданию и сохранению биоразнообразия на Земле.

Con Trump isolato, viene riaffermato il bando dei combustibili fossili…

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Ma le misure concrete sono molto fumose e scarse!

Abstract – Tirreno

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Volcanism in slab tear faults is larger than that in island-arcs and back-arcs

Luca Cocchi, Salvatore Passaro, Fabio Caratori Tontini, Guido Ventura

Abstract – Ingv – Appennino

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The forgotten vulnerability: a geology- and history-based approach for ranking the seismic risk of earthquake-prone communities of the Italian Apennines

G.Valensise, G.Tarabusi, E. Guidoboni, G. Ferrari

The 2016–2017 Central Italy earthquakes have shown that the local seismic risk is dominated by the extreme vulnerability of the building stock. We attempt to rank the vulnerability of Apennines’ settlements based on a combined geological-historical approach. We first discuss the reasons of the apparent paradox caused by the very different seismic response of Amatrice and Norcia, both strongly hit by the 24 August 2016 earthquake (Mw 6.0). Based on the awareness that strong earthquakes force building reconstructions and changes in the individual and societal perception of seismic risk, we assume that the global vulnerability of Italian settlements increases with time since the last significant earthquake. We focus on the very active seismogenic areas straddling Italy’s Apennines. We then use data on the local seismogenic sources and earthquake history to (1) select the municipalities that are more likely to suffer from destructive ground shaking, and (2) rank them as a function of the time elapsed since the latest earthquake, i.e. in terms of increasing vulnerability. We hence identified 716 municipalities, totaling about 5% of the Italian population, over 50% of which have not experienced destructive shaking since 1861, when the Kingdom of Italy reunited a number of smaller states. As such they are primary candidates to a poor performance in future significant earthquakes (Mw > 5.5) and should be given priority in any statewide vulnerability reduction plan. All results and elaborations, including the seismic histories of each of the selected localities, are also supplied in a specifically designed web-GIS.

La posizione di Essity e Greenpeace

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In risposta alle attività organizzate da Greenpeace e del report pubblicato da Greenpeace International il 26 settembre, Essity desidera sottolineare il proprio lavoro per promuovere la gestione sostenibile delle foreste.
Il 100% delle fibre utilizzate è controllato e certificato. Essity usa fibre di legno che includono sia fibre riciclate sia vergini. Tutte le fibre vergini contenute nei prodotti Essity devono essere certificate Fsc® o Pefc™ o soddisfare lo standard Fsc Controlled Wood. Il Forest Stewardship Council (Fsc), un organismo di certificazione internazionale indipendente, promuove la gestione delle foreste rispettosa dell’ambiente, socialmente responsabile ed economicamente sostenibile a livello mondiale.
Utilizzando solo fibre certificate Fsc vi è la garanzia che le fibre provengano da aree forestali gestite in maniera responsabile e produttiva, e che i nostri fornitori abbiano rispettato e tutelato i principi dedicati alla conservazione della biodiversità e della foresta. Essity richiede ai propri fornitori di cellulosa di disporre di sistemi consolidati e procedure documentate che possano garantire la tracciabilità e la conformità in tutta la catena di approvvigionamento.
Come Greenpeace, Essity riconosce l’importanza che la certificazione Fsc continui a mantenere gli standard per poter rispondere adeguatamente alle sfide della crescita del sistema globale. Crediamo fermamente che il modo per incentivare un cambiamento concreto e significativo sia quello di lavorare all’interno del sistema Fsc per proteggere le foreste e guidare la loro gestione efficace a livello globale.
Nonostante le nostre politiche di approvvigionamento di fibre siano state ripetutamente analizzate da istituzioni e altre organizzazioni, quali Wwf e Cdp, con riscontri positivi, Essity è impegnata in un dialogo con Greenpeace per quanto riguarda gli sviluppi della gestione responsabile delle foreste e i criteri di inserimento dei «Paesaggi Forestali Intatti» nella certificazione Fsc.
In questo senso, Essity e Greenpeace stanno partecipando attivamente alla conversazione su questo tema, prendendo parte ai recenti incontri a Stoccolma e durante l’Assemblea Generale della Fsc a Vancouver, Canada (8 e 13 ottobre). Inoltre nei prossimi giorni si terrà un’ulteriore riunione a Stoccolma.

La posizione di Essity in merito alle azioni di Greenpeace

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Essity, in un suo comunicato, dopo le azioni di Greenpeace, desidera sottolineare il proprio lavoro per promuovere una gestione sostenibile delle foreste. Pertanto precisa:

– Il 100% delle fibre utilizzate è controllato e certificato Fsc (Forest Stewardship Council), organismo di certificazione internazionale indipendente, in questo modo vi è la garanzia che le fibre provengano da aree forestali gestite in maniera responsabile e produttiva.
– Come Greenpeace, Essity riconosce l’importanza che la certificazione Fsc continui a mantenere gli standard per poter rispondere adeguatamente alle sfide della crescita del sistema globale.
– Le politiche di approvvigionamento di fibre di Essity sono state ripetutamente analizzate da istituzioni e altre organizzazioni, quali Wwf e Cdp, con riscontri positivi
– Essity è impegnata in un dialogo con Greenpeace per quanto riguarda gli sviluppi della gestione responsabile delle foreste e i criteri di inserimento dei «Paesaggi forestali intatti» nella certificazione Fsc.

Essity e Greenpeace stanno partecipando attivamente alla conversazione su questo tema, prendendo parte ai recenti incontri a Stoccolma e durante l’Assemblea Generale della Fsc a Vancouver, Canada (8 e 13 ottobre). Inoltre nei prossimi giorni si terrà un ulteriore riunione a Stoccolma.

Etna – Abstract

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Dike propagation energy balance from deformation and seisimic release
Riferimento bibliografico completo: Bonaccorso, A., Y. Aoki, and E. Rivalta (2017), Dike propagation energy balance from deformation modeling and seismic release, Geophys. Res. Lett., 44, doi:10.1002/2017GL074008.

Magma is transported in the crust mainly by dike intrusions. In volcanic areas, dikes can ascend toward the free surface and also move by lateral propagation, eventually feeding flank eruptions.
Understanding dike mechanics is a key to forecasting the expected propagation and associated hazard.
Several studies have been conducted on dike mechanisms and propagation; however, a less in-depth investigated aspect is the relation between measured dike-induced deformation and the seismicity released during its propagation. We individuated a simple equation that can be used as a proxy of the expected mechanical energy released by a propagating dike and is related to its average thickness. For several intrusions around the world (Afar, Japan, and Mount Etna), we correlate such mechanical energy to the seismic moment released by the induced earthquakes. We obtain an empirical law that quantifies the expected seismic energy released before arrest. The proposed approach may be helpful to predict the total seismic moment that will be released by an intrusion and thus to control the energy status during its propagation and the time of dike arrest.

Nemmeno un’ora di silenzio basterebbe per commemorare ogni tragedia nel nostro Paese

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A un anno dal terremoto del 24 agosto 2016 non un minuto, e nemmeno un’ora di silenzio basterebbe per commemorare non solo le vittime ma la tragedia che continuiamo a vedere sotto i nostri occhi. Anche questa volta la lezione è fin troppo amara, per tutti.

Tralasciando questioni aperte e delicate come le nuove casette, la gestione delle macerie o delle tasse, ci siamo resi conto che in pochi hanno capito, da subito, le dimensioni, la portata, la complessità e le diversità degli effetti di questo fenomeno «naturale» rispetto a precedenti eventi catastrofici che hanno colpito il nostro Paese, cogliendo impreparati non solo le istituzioni e la politica, ma anche l’accademia e l’intera comunità scientifica.
I modelli previsionali, quelli organizzativi e gestionali dell’emergenza e soprattutto del post emergenza sono saltati nella sequenza sismica che si è sviluppata dal 24 agosto 2016 al 18 gennaio 2017; il gioiello «Protezione Civile» che abbiamo sbandierato per anni, è stato «oltraggiato» da uno sciame sismico martellante e lunghissimo che ha portato alla luce i limiti e le lacune dell’interfaccia scientifica-tecnica-amministrativa-cittadini, e con esse le inadeguatezze di un quadro legislativo inadatto al caso.
Quadro normativo smentito dal susseguirsi degli eventi (d’impensabile estensione, gravità e durata); bisogna riconoscerlo, sono emerse problematiche nuove, generate da un’attività sismica che si è allargata progressivamente, dove la sovrapposizione dei fenomeni fisici e co-indotti, degli eventi critici e degli effetti, ha trovato impreparazione e in qualche caso improvvisazione, scuotendo l’intero Paese, i centri di comando e di gestione di una tragedia che passerà alla storia.
È fin troppo evidente che in questo caso il terremoto, ha evidenziato e fatto esplodere in maniera del tutto incontrollata le criticità latenti di questi territori dell’Italia centrale, con problemi che peraltro sono gli stessi della maggior parte delle Aree Interne dell’Appennino, dalla Liguria alla Calabria, e quindi dei nostri gioielli rappresentati dai borghi storici e con essi dai paesaggi collinari e montani di eccezionale valore e bellezza costituiti dai Geositi e Geomorfositi.
Si tratta di territori bellissimi ma spesso fragili anche per le intrinseche condizioni geostatiche. Territori caratterizzati da annosi problemi, accentuati per gli effetti delle dinamiche attive o per gli effetti degli evidenti mutamenti climatici (terremoti, frane, alluvioni, erosioni costiere, vulcanesimo, subsidenza, incendi), che incidono pesantemente sulle comunità locali (danneggiamento della viabilità, difficoltà ad accedere ai servizi primari quali scuole, ospedali, uffici pubblici) determinando un rapido spopolamento delle aree interne. Criticità peraltro già analizzate dalla Strategia nazionale delle aree interne (Snai), dove il riequilibrio tra pianura e campagna, tra città e montagna, deve divenire l’asse portante per un nuovo e strategico sviluppo che poggi anche sul turismo sostenibile storico-culturale-ambientale e sulle filiere agro-alimentari.
In questo caso però la burocrazia, messa a dura prova dal susseguirsi delle Ordinanze Commissariali, ha mostrato la severità degli effetti di una catastrofe che sarà ricordata nel nostro Paese: il terremoto dell’Italia centrale. Si è dato origine in questa crisi sismica dell’Italia centrale, anche per le interferenze e violazioni prodotte dall’uomo sull’ambiente, a procedure complicate pur avendo esperienze sperimentate e validate in precedenti terremoti (Umbria, Marche – 1997, L’Aquila – 2009, Emilia Romagna – 2012). Procedure che ci auspichiamo siano riviste, siamo in tempo visto i ritardi accumulati, in chiave di analisi e risoluzione delle tante questioni aperte.
Tolti isolati casi, i ritardi accumulati hanno generato nelle popolazioni locali un diffuso malessere con la desolazione, la stanchezza, la frustrazione, la sfiducia e l’esasperazione a dominare gli stati d’animo; malessere che si avverte anche nelle istituzioni locali e regionali che si sono sentite marginalizzate e abbandonate. L’ultima lezione del terremoto del 28 agosto di Ischia riaccende luci e ombre su scenari di rischio ormai noti non solo agli addetti ai lavori.
In queste condizioni di grande complessità le Associazioni che da decenni sono impegnate nei settori specifici della formazione-prevenzione-comunicazione, non legate e condizionate da interessi di parte, possono fornire un valido contributo ad affrontare alcuni degli aspetti oggi sottovalutati.
La Sigea, ben consapevole della portata e delle ricadute storico culturali che eventi come questo terremoto ha nella crescita sociale, economica e professionale del Paese, ha avviato assieme ad altri soggetti impegnati in questa «mission», un dibattito con profonde riflessioni, cogliendo la singolare spinta propulsiva e innovativa da introdurre nel confronto e nelle politiche di «rigenerazione, che va ben oltre la ricostruzione» dei luoghi-comunità distrutti, sulla base di nuove dialettiche tra le componenti scientifiche-tecniche-politiche-amministrative. Per quanti semplicisticamente ancora ritengono che le informazioni e conoscenze ci sono, «basta di studiare bisogna fare», o che «basta spingere un tasto per trovare le soluzioni», diciamo quindi che ancora tanto occorre fare e investire in scienza-conoscenza-comunicazione, educazione-prevenzione.
La Microzonazione Sismica di livello 1 ad esempio, ottimo strumento di base per la conoscenza e governo del territorio, serve a ben poco se fatta ex post (sempre dopo), in fretta e furia, con poche o nulle risorse per indagini strumentali. Siamo sicuri che la Microzonazione Sismica di livello 3, quelle più di dettaglio, sarà utile se redatta sulla base di un solo sondaggio geognostico con indagini geofisiche per Comune? Questo è quello che prevede un’Ordinanza, emanata dopo 9 mesi dal sisma da un Commissario che considera, dopo un solo anno, completato il compito del suo mandato.
Come Sigea, dal prossimo autunno in occasione degli eventi già in programma continueremo il nostro focus onorando il 25esimo anno di attività su concetti chiave a noi familiari come resilienza, sicurezza, qualità della vita, benessere, paesaggio e bellezza, educazione e cultura della prevenzione da mettere di fronte ai drammi purtroppo conseguenti al manifestarsi di fenomeni naturali, con i quali ancora tanto occorre fare per abituarci a convivere in condizioni di rischio calcolato e accettabile. Lo faremo promuovendo confronto cultura, formazione e informazione per una corretta condivisione e percezione dei rischi, portando il nostro contributo alle Istituzioni e nella comunità scientifica, partendo dall’approccio olistico del «Manifesto adotta & rigenera» di Camerino (http://www.sigeaweb.it/documenti/convegni/manifesto-camerino-2017.pdf) sul quale abbiamo avuto tante adesioni; con un occhio di particolare attenzione ai temi ambientali, nel processo di gestione dei fenomeni di criticità per pericolosità geologiche e cambiamenti climatici così diffusi nel nostro Paese (frane, alluvioni, terremoti, vulcani, ma anche siccità, incendi boschivi, nevicate eccezionali, inquinamento, ecc.).
Siamo proprio partiti dal concetto di resilienza, nel Manifesto di Camerino, per trasformare le criticità in opportunità, anche attraverso sfide coraggiose: «dai georischi alle georisorse» nei processi di rigenerazione, valorizzazione e sviluppo di comunità-luoghi disastrati.

Il test olfattivo per l’auto-riconoscimento conferma: i cani hanno coscienza di sé!

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Una nuova ricerca ha utilizzato l’approccio alternativo al «test dello specchio» per confermare l’ipotesi di autocognizione nei cani proposta dal prof. Roberto Cazzolla Gatti

Se, come e perché modificare la Legge N. 394/1991 sulle Aree Protette #14

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Riportiamo un Post di Fabio Modesti inserito su FB

 

La Ragioneria Generale dello Stato (#RGS) fa le pulci alla proposta di legge di modifica della Legge n. 394/1991, in sede di esame del testo in Commissione Ambiente del Senato.
– Sull’art. 1, comma 1., lett. a), capoverso 5-quater (il cui testo è il seguente:
“5-quater. La gestione dei siti di importanza comunitaria e delle previste zone speciali di conservazione, in attuazione della direttiva 92/43/CEE del Consiglio, del 21 maggio 1992, nonché delle zone di protezione speciale in attuazione della direttiva
2009/147/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 30 novembre 2009, ricadenti, interamente o parzialmente, in un parco nazionale o regionale, in una riserva naturale
statale o regionale o in un’area marina protetta, è competenza del corrispondente ente gestore, il quale può avvalersi del supporto
tecnico-scientifico dell’ISPRA e, ove necessario, del concorso delle altre componenti del Sistema nazionale a rete per la protezione dell’ambiente, ai sensi della legge 28 giugno 2016, n. 132.)”,
la #RGS dice sostanzialmente che fare affidamento su #ISPRA è una scommessa quasi persa anche perché l’Istituto a stento riesce a vivere facendo quel che gli compete. Quindi, bisogna trovare le risorse finanziarie per avvelersene. Poi, dice la #RGS, le aree protette nazionali e regionali cui sarà affidata la gestione di Siti #Natura2000, dovranno provvedervi nei limiti delle proprie disponibilità di bilancio. Cioè, le nozze con i fichi secchi!
– Sull’art. 1, comma 1., lett. a), capoverso 5-sexies (il cui testo è il seguente:
“5-sexies. Le aree marine protette contigue ai parchi regionali sono affidate in gestione ai parchi regionali stessi, in sinergia
con le strategie nazionali per la tutela e la conservazione del mare”),
la #RGS vuole che nel testo si dica che l’ente di gestione dell’area naturale protetta regionale gestisca l’area marina senza ulteriori oneri di bilancio.
– Sull’art. 2 (che istituisce il Piano nazionale triennale di
sistema per le aree naturali protette),
la #RGS corregge il testo affermando che non c’è uno stanziamento di 10 milioni di Euro ma che l’importo determinato dalla destinazione di una quota dei proventi delle aste CO2, fino ad un massino di 10 milioni di Euro. Piccola svista dei Deputati!
Saltiamo alcune osservazioni della #RGS, perché di dettaglio tecnico e non sostanziali.
– Sull’art. 14 (che introduce nella Legge n. 394/1991 l’art. 16-bis. – Regime di alcune attività di gestione ordinaria degli enti parco e delle aree marine protette nazionali -),
la #RGS non si capacita di come gli Enti Parco Nazionali debbano affrontare una procedura di approvazione dei bilanci di previsione difforme da quella prevista dal Decreto Legislativo n. 91/2011, che si applica a tutte le amministrazioni pubbliche incluse nell’elenco ISTAT e diverse da Regioni ed Enti locali. Insomma, se gli Enti Parco Nazionali restano Enti Pubblici non Economici, com’è possibile che siano “più uguali” delle altre amministrazioni pubbliche individuate? Mistero.
– Sull’art. 25 (il cui testo è il seguente:
“Modifica all’articolo 34 della legge n. 394
del 1991).
1. All’articolo 34, comma 1, della legge n. 394 del 1991, dopo la lettera f) sono aggiunte
le seguenti:
f-bis) Matese;
f-ter) Portofino, comprendente la già istituita
area marina protetta di Portofino.
2. L’istituzione e il primo avviamento dei parchi di cui al comma 1 sono finanziati nei limiti massimi di spesa di euro 300.000 per
ciascun parco nazionale, per l’esercizio 2017. Il funzionamento del parco del Matese e del parco di Portofino è finanziato, a decorrere dall’esercizio 2018, rispettivamente con euro 2.000.000 e con euro 1.000.000.
3. Agli oneri derivanti dal comma 2, pari a euro 600.000 per l’anno 2017 e a euro 3.000.000 annui a decorrere dall’anno 2018, si provvede a valere sull’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 43, della legge 28 dicembre 1995, n. 549,
mediante corrispondente riduzione delle somme già destinate al funzionamento degli altri Enti parco.
4. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.”),
la #RGS bacchetta i Deputati perché la disposizione appare mal formulata. Se il comma 2. fosse un’autorizzazione di spesa, la relativa copertura finanziaria non potrebbe essere assicurata dalla corrispondente riduzione delle somme destinate al funzionamento degli altri Enti parco. Per finanziare il funzionamento del Parco Nazionale del Matese e del Parco Nazionale di Portofino ci vorebbe l’istituzione di un nuovo, specifico capitolo di spesa. Quindi, dice la #RGS, il comma 4. va cancellato!
-Sull’art. 36 (che delega il Governo all’introduzione di un sistema volontario di remunerazione dei servizi ecosistemici)
la #RGS non solleva timori per eventuali oneri a carico della finanza pubblica. Dice, sostanzialmente, che il sistema su base volontaria, così come concepito, è a costo zero per i bilanci pubblici. Noi lo vorremmo sperare, la l’esperienza ci dimostra che se chiedi ad un agricoltore di fare uno sforzo per manutenere il territorio, quello sforzo, in termini economici, va sostenuto. A carico dei bilanci pubblici. Scommettiamo?

Abstract, Ingv

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Persistent motion of the flanks of Kīlauea Volcano, Hawaiʻi, has been known for several decades, but has only recently been identified at other large basaltic volcanoes—namely Piton de la Fournaise (La Réunion) and Etna (Sicily)—thanks to the advent of space geodetic techniques. Nevertheless, understanding of long-term flank instability is based largely on the example of Kīlauea, despite the large differences in the manifestations and mechanisms of the process when viewed through a comparative lens. For example, the rate of flank motion at Kīlauea is several times that of Etna and Piton de la Fournaise and is accommodated on a slip plane several km deeper than is probably present at the other two volcanoes. Gravitational spreading also appears to be the dominant driving force at Kīlauea, given the long-term steady motion of the volcano’s south flank regardless of eruptive/intrusive activity, whereas magmatic activity plays a larger role in flank deformation at Etna and Piton de la Fournaise. Kīlauea and Etna, however, are both characterized by heavily faulted flanks, while Piton de la Fournaise shows little evidence for flank faulting. A helpful means of understanding the spectrum of persistent flank motion at large basaltic edifices may be through a framework defined on one hand by magmatic activity (which encompasses both magma supply and edifice size), and on the other hand by the structural setting of the volcano (especially the characteristics of the subvolcanic basement or subhorizontal intravolcanic weak zones). A volcano’s size and magmatic activity will dictate the extent to which gravitational and magmatic forces can drive motion of an unstable flank (and possibly the level of faulting of that flank), while the volcano’s structural setting governs whether or not a plane of weakness exists beneath or within the edifice and can facilitate flank slip. Considering persistent flank instability using this conceptual structure is an alternative to using a single volcano as a “type example”—especially given that the example is usually Kīlauea, which defines an extreme end of the spectrum—and can provide a basis for understanding why flank motion may or may not exist on other large basaltic volcanoes worldwide.

Abstract, cenere Etna

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Magma dynamics within a basaltic conduit revealed by textural and compositional features of erupted ash: the December 2015 Mt. Etna paroxysms
Massimo Pompilio, Antonella Bertagnini, Paola Del Carlo, Alessio Di Roberto, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Sezione di Pisa (Italy)
In December 2015, four violent explosive episodes from Mt. Etna’s oldest summit crater, the Voragine, produced eruptive columns extending up to 15 km a.s.l. and significant fallout of tephra up to a hundred km from the vent.
A combined textural and compositional study was carried out on pyroclasts from three of the four tephra deposits sampled on the volcano at 6 to 14 km from the crater. Ash fractions (Φ=1-2) were investigated because these grain sizes preserve the magma properties unmodified by post-emplacement processes. Results were used to identify processes occurring in the conduit during each single paroxysm and to understand how they evolve throughout the eruptive period.
In particular we evidenced that in the studied paroxysms there is always the contemporaneous occurrence within the conduit of a high viscosity portion with a variable content of microlite and a less viscous volume of microlite-free, gas-rich magma.
During each single episode these heterogeneities can develop in few tens of hours. The time scale for the total refilling of the system and the renewal of magma is in the same order of magnitude (e.g. 30 hours between episode 1 and 2).
The composition of these magma batches changes in time and becomes progressively more evolved, as deeper crystallizing storage of magma are tapped. This behaviour, though not unusual in Mt. Etna’s shallow plumbing system, is markedly different from those proposed for some recent summit explosive activity on the basis of bulk chemistry.
Our analysis also confirms that the amount and shape of microlites, together with melt composition, have a strong control on rheological properties.
On this basis, we suggest that the transition between weak intracrater Strombolian activity and paroxysmal phases with km-high sustained columns, could be related to relative proportions within the conduit between high (microlite-rich) and low (microlite poor-gas rich) viscosity portions.
As shown in previous explosive eruptions of Mt. Etna, the ratio between these two components control fragmentation style and plume height. The prevalence of a crystalline volume favours brittle fragmentation and higher column heights. Nevertheless, the gas-rich microlite-free magma batches play an essential role because propel the explosive eruptions.
This work confirms that ash studies represent a powerful tool for unravelling the details of eruption dynamics. Combined textural and compositional investigations of ash, whose time of the eruption is well known, are crucial in this respect. Our results also indicate that compositional information from a single ash component can be misleading and that all components should be analysed in order to gain detailed information on magmatic columns and the development of eruptive processes. We also wish to stress that bulk chemistry, traditionally employed for petrological monitoring, may not be very informative in the analysis of such phenomena.

Wwf: Brucia ancora il cuore selvaggio di Napoli

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L’incendio nella Riserva naturale dello Stato nel Cratere degli Astroni, Oasi Wwf, che sembrava domato, stamattina ha riacquistato vigore. Dalla mattina gli elicotteri hanno ripreso ad operare incontrando, però, notevoli difficoltà a causa del forte vento. Per queste ragioni è stato richiesto l’intervento di un canadair, inviato da Lamezia Terme. Sulle fiamme è stato inviato anche un elicottero più potente, meno sensibile al vento.
Il canadair prima di intervenire sulla riserva ha effettuato lanci fuori dal cratere perché, intanto, le fiamme, propagatesi anche esternamente all’area dell’oasi, mettevano in pericolo alcune abitazioni vicine alla riserva.
Si tratta di una situazione di grande pericolo per i tesori di natura custoditi nel cratere di Astroni, il giardino segreto di Napoli.

Il Wwf richiede mobilitazione straordinaria e se necessario far intervenire l’esercito

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Quella degli incendi è un’emergenza che richiede una mobilitazione straordinaria e rispetto alla quale, se necessario, bisogna far intervenire anche l’esercito.

La Sicilia e in particolare Messina continua a bruciare. Da quattro giorni le fiamme non hanno sosta e la parte nord della dorsale dei Monti Peloritani è praticamente distrutta.
Le alte temperature e la continua azione dei piromani, che non accenna a diminuire rendono la situazione esplosiva.
In Campania, siamo di fronte ad un attacco alle aree protette. Dopo il Parco nazionale del Cilento e il parco dei Monti Lattari ora le fiamme stanno divorando il Parco nazionale del Vesuvio dove si è arrivati ad un fronte del fuoco di 2 chilometri con gravi pericoli anche per la popolazione.
La situazione resta critica anche nel Lazio e in particolare nella provincia di Roma.
Il Wwf chiede di attivare immediatamente un controllo capillare del territorio e che venga aggiornato subito il catasto degli incendi, previsto dalla legge quadro in materia di prevenzione e lotta agli incendi n. 353/2000.
Gli incendi mettono a rischio la vita di miglia di cittadini e turisti oltre a quella degli animali che abitato i boschi e provocano danni enormi a cominciare dal costo per la collettività di migliaia di ettari di capitale naturale persi per sempre.
Siamo in presenza di una situazione limite: per questo è necessario un intervento straordinario, a cominciare dal numero di uomini e mezzi sul campo che risulta insufficiente rispetto alla dimensione dell’emergenza.

Abstract Etna

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We analyze short- to long-term changes (from days to months) in Radon (Rn) activity measured nearby (<2 km) the eruptive fractures that fed a lava effusion at Mt. Etna, Italy, between 13 May 2008 and 6 July 2009. The N120-140°E eruptive fractures opened between 3050 and 2620 m above sea level before a dike-forming intrusion fed the ∼14 month-long lava emission. Our high-rate data streams include: Rn, ambient parameters (barometric pressure and soil temperature), and seismic data (earthquakes and volcanic tremor) recorded from January 2008 to July 2009. The analysis highlights repeated episodes of rock-fracturing related to seismic swarms, and vigorous gas pulses and peak values in Rn emissions (maximum ∼4.1×105 Bq/m3 on 16 November 2008), which we interpreted in a conceptual model as the response to inputs from the magmatic system during the eruption. This multidisciplinary study: (i) provides evidence of a close relationship between Rn emission at a fumarole near the summit active craters and local earthquakes, and (ii) enables exploring the important role of the volcanic source on the temporal development of the Rn flux, which may account for the much higher (≫94 m/d) ascent speed of the Rn carrier (vapor) than diffusion. The close location of Rn probes to the active conduits, along with the application of our multidisciplinary approach, may shed new light on the internal dynamics of other active volcanoes worldwide.

Emigrazione e nuove motivazioni

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La flessibilità, imposta recentemente dalla competizione nell’ambito dei processi produttivi, ha favorito, già a partire dagli ultimi decenni del XX secolo, una mobilità della forza lavoro che, pur se per impieghi e con meccanismi profondamente diversi, richiama la mobilità dei braccianti dei secoli passati. Con altre e più qualificate competenze, quote sempre più significative di addetti al lavoro intellettuale si spostano nel mondo per vendere le proprie abilità nel campo della ricerca, della tecnologia, della finanza. Il meccanismo non è più quello del lavoro stagionale, ma quello delle convenienze che creano e distruggono lavoro inseguendo, con un cammino senza ritorno nei luoghi della propria origine, migliori opportunità di profitto che possono essere offerte, nei diversi territori, dalla disponibilità di risorse, dal basso costo del lavoro umano, da agevolazioni fiscali.

Oggi anche le migrazioni, dai paesi economicamente più sottosviluppati (rifugiati politici compresi), sono spinte dal desiderio di realizzarsi economicamente e da una ricerca di benessere e sicurezza sociale, più che da attese di risposte umanitarie a bisogni essenziali. I migranti, che arrivano nei paesi ad economia più avanzata, sono tenuti, infatti, in attenta considerazione dagli interessati a favorire la loro integrazione come masse di nuovi consumatori. Nelle economie che aderiscono al libero mercato dei consumi, accogliere nuovi cittadini da inserire nella catena produzione-consumo, è un sicuro vantaggio per l’ampliamento dei mercati e per i maggiori profitti che ne possono derivare, non certo però per una buona gestione delle risorse naturali.
Il bracciante delle passate epoche, non mirava ad un progresso umano, ma cercava solo il pane da mangiare. Oggi, invece, il lavoratore, che usa la propria intelligenza per procurarsi quello stesso pane, riceve anche il conforto della «libertà» di accesso a consumi senza limiti ed è, così, molto probabile che finisca nei meccanismi compulsivi del voler possedere ogni cosa (prima ancora o addirittura senza sentirne un bisogno). In questo scenario anche lui, alla fine, non sarà interessato a ricercare un progresso umano.
È dunque probabile che l’uomo si troverà, almeno nel prossimo immediato futuro, a dover fare sempre più cammino, ma per finalità e obiettivi diversi da quelli che possono offrire risposte in accordo con le sue aspirazioni più profonde.
Oggi, però, tutti siamo sicuramente nella condizione di poterci affrancare da comportamenti, solo istintivi, di adeguamento ai gratificanti ma distruttivi meccanismi di un consumo fine a se stesso. Diversamente dagli uomini del passato, possiamo, infatti, mettere a frutto le nostre conoscenze e capacità relazionali, per trasformare in progresso umano uno sviluppo economico che è, ancora, senz’anima se non è proprio anche usato per una nostra ingiustificabile condanna.
Nei processi naturali si manifestano sinergie vitali, essenziali per mettere in equilibrio la disponibilità di risorse ambientali, individuali e collettive, per ogni specie vivente. Anche l’uomo può manifestare queste qualità e sintonie vitali già presenti negli altri processi naturali. Dunque, una riflessione e una maggiore attenzione, a valutare il senso della nostra missione sulla Terra, e una cura, delle relazioni umane, finalizzata alla costruzione di sinergie, potrebbero essere elementi essenziali di progresso della qualità del nostro esistere.

 

Giovanna Da Molin, Professore Ordinario di Demografia Storica e Sociale, Dipartimento di Scienze della Formazione, Psicologia, Comunicazione; Università degli Studi di Bari «Aldo Moro»