Perduta la varietà della Peonia mascula e molti ettari di latifoglie. Cinque anni per tornare alla situazione precedente. In totale distrutti 1.100 ettari
Nella mattinata di trentaquattro giorni fa un incendio di vaste proporzioni distrusse parte di un’area del Parco dell’Alta Murgia nella zona di Cassano delle Murge che si trova ai confini dell’area protetta.
Ad oggi, le cifre non consolano ma, almeno, ci permettono di fare il punto della situazione, mettendo chi di competenza nella posizione di agire, con interventi mirati, per arginare le conseguenze dell’incendio, e la cittadinanza nella posizione di apprendere in maniera definitiva le cifre del disastro di Ferragosto. A questo proposito abbiamo rivolto alcune domande al Direttore f. f. del Parco Nazionale Alta Murgia, Fabio Modesti.
/> Quali specie sono andate perdute?
«Sono andate perdute, per quanto riguarda la fauna, alcune specie di rettili abbastanza diffuse come le lucertole, le vipere, ed alcune, come la coronella, austriaca, meno diffuse. Per quel che riguarda la flora si è perduta la varietà della Peonia mascula, che è una specie endemica del Mediterraneo e, soprattutto, sono andati bruciati molti ettari di boschi di latifoglie che, tra l’altro, è la specie di maggior pregio presente nella zona del Parco».
Qual è la stima definitiva degli ettari andati in fiamme?
«Per quanto concerne l’incendio di Ferragosto sviluppatosi a Cassano possiamo definitivamente dire 190 ettari; invece, nella zona del Parco, dall’8 agosto al 23 agosto, sono andati persi 1.100 ettari».
Quanti sono gli ettari bruciati che fanno parte del patrimonio dello Stato e quanti quelli di proprietà privata?
«Dei 1.100 ettari bruciati, nella zona del Parco Nazionale Alta Murgia, la quasi totalità fa parte del patrimonio dello Stato, mentre, soltanto 200 ettari (in territorio di Ruvo) risultano di proprietà privata, ma in concessione alla Comunità montana».
Quanto tempo ci vorrà affinché le zone colpite ritornino come prima degli incendi?
«È difficile fare una stima, ad oggi si pensa che ci vorranno almeno cinque anni, con condizioni climatiche favorevoli, per far sì che il tutto ritorni come prima degli incendi. Ma, anche l’uomo deve fare la sua parte, con l’implementazione di azioni di sostegno volte a promuovere il rinnovamento e ad aiutare la ricrescita delle piante: per esempio, con la succisione, che prevede che vengano tagliate da sottoterra le piante bruciate o con la tramarratura, che prevede di tagliare, invece, rasente al suolo le restanti parti delle piante bruciate o, ancora, con la rimozione di quel che resta delle piante. Molto importante il ripristino dei viali tagliafuoco, utili a fermare il percorso del fuoco e, in ultimo, il ripristino dei muretti a secco con la doppia funzione di barriera antifuoco e di bellezza paesaggistica tipica della nostra Murgia».
(Vito Stano)