Il progetto MedWet e il lago di Burano

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Arpat, è entrata a far parte l’11 marzo 2005 del Team MedWet; nell’ambito del progetto, in qualità di referente tecnico per conto della Regione Toscana, sta curando progetti pilota fra cui uno inerente il lago di Burano

I governi italiani, francese, spagnolo, portoghese e greco hanno avviato nel 1993, con la partecipazione dell’Ue e di vari organismi non governativi, il progetto «Zone Umide Mediterranee» o «Medwet», che ha lo scopo di fermare e invertire il processo di perdita e di degrado delle zone umide del bacino del Mediterraneo e di promuovere un utilizzo razionale di quegli ambienti.
Questo include azioni di conservazione per le zone umide che hanno maggiore importanza per le diverse regioni, in particolare per quelle inserite nella Convenzione di Ramsar, così come la promozione di politiche e strategie nazionali, allo scopo di considerare l’importanza delle zone umide nei processi di pianificazione territoriale.

La Convezione di Ramsar

Le zone umide, minacciate dall’attività di bonifica, sono purtroppo ambienti già di per sé vulnerabili: la loro evoluzione è generalmente associata alle variazione negli scambi d’acqua tra i corsi che le hanno formate, per cui cambiamenti, anche piccoli, in tali scambi possono causare la rapida scomparsa di specie vegetali e animali, caratterizzate da particolari adattamenti fisiologici ed etologici (cioè comportamentali).
Proprio perché, come detto, una zona umida è un ecosistema aperto che dipende da molteplici fattori spesso estranei, è emersa l’importanza di creare una rete internazionale di collegamento.
Da tutte queste considerazioni e allo scopo di invertire il processo di trasformazione e distruzione di questi ecosistemi, a Ramsar, in Iran, il 2 febbraio 1971 un primo gruppo di Paesi, istituzioni scientifiche e organizzazioni internazionali indisse la «Conferenza Internazionale sulla conservazione delle zone umide e degli uccelli acquatici».

Il Bacino del Mediterraneo è un’area ricca di zone umide che hanno un grande valore ecologico, sociale ed economico. Tuttavia, nel corso del ventesimo secolo, queste importanti risorse sono state considerevolmente degradate o distrutte. L’iniziativa MedWet, è un’azione di collaborazione internazionale a lungo termine, lanciata nel 1991 a Grado, in Italia, per diminuire queste perdite ed invertire la tendenza, e per portare ad un’utilizzazione razionale di tutte le zone umide del Mediterraneo.
Offre inoltre un forum destinato allo scambio regionale delle esperienze in ambito tecnico e prevede una serie di pubblicazioni tecniche. Il programma MedWet, nella sua prima fase (1992-?96), si è concentrato sul definire e testare metodologie e strumenti di intervento nei 5 paesi mediterranei dell’Unione Europea.
Nel 1996 nel corso della Conferenza internazionale «Mediterranean Wetlands Conference» (1996), è stata elaborata la cosiddetta «Dichiarazione di Venezia sulle Zone Umide Mediterranee», sottoscritta da ben 32 Paesi Mediterranei ed alla cui elaborazione ha contribuito in modo sostanziale l’Italia. La seconda fase di MedWet (1996-1998) ha messo in pratica metodologie e strumenti per i paesi Mediterranei non compresi nell’Unione europea: il Marocco, l’Algeria, la Tunisia, l’Albania e la Croazia.
Un terzo progetto MedWet (1998-2000) ha stabilito collaborazioni per alcuni dei grandi delta dei fiumi mediterranei, ed un quarto progetto, chiamato MedWet-Coasts, è in corso di realizzazione dal 1999, per lo sviluppo delle strategie di conservazione e sviluppo duraturo su alcune zone umide e costiere dell’Albania, del Libano, dell’Egitto, dell’Autorità Nazionale Palestinese, della Tunisia e del Marocco.
Attualmente, l’iniziativa MedWet è gestita dal Comité des Zones Humides Méditerranéennes conosciuto come MedWet/Com in accordo con quanto previsto dalla Convenzione di Ramsar.
Il Comitato delle zone umide mediterranee si propone di coinvolgere i governi, e le amministrazioni regionali provinciali e comunali nell’iniziativa MedWet, attraverso la creazione di una rete nelle regioni mediterranee. Si tratta di una rete dimostrativa che permetterà di sperimentare i metodi di conservazioni su alcuni siti rappresentativi, dai quali si potranno trarre informazioni da utilizzare su altri siti mediterranei.
Oggi 8 regioni mediterranee sono già incluse in questa rete: la Corsica e la Provence-Alpes-Côte d’Azure in Francia, la Toscana in Italia, l’Andalusia, la Catalogna, le Isole Baleari, la Murcia e Valencia in Spagna.

Arpat, è entrata a far parte l’11 marzo 2005 del Team MedWet; nell’ambito del progetto, in qualità di referente tecnico per conto della Regione Toscana, sta curando progetti pilota fra cui uno inerente il lago di Burano. Per quanto riguarda in particolare il Lago di Burano, è stato siglato un accordo di programma tra il ministero dell’Ambiente, la Regione Toscana, Arpat, e tutti gli attori locali, per avviare un programma di risanamento e tutela.

Lago di Burano

Il lago di Burano è una zona umida di importanza internazionale ed Area protetta e Riserva naturale per il popolamento animale: nel suo areale sono state distinte 250 specie diverse di uccelli, tra stanziali e di passo, per oltre 25.000 animali oltre ai pesci: orate, spigole, cefali, anguille ecc. ed animali terrestri quali: tartarughe, istrici, cinghiali, tassi, donnole ecc.
Obiettivo principale dell’accordo è la riduzione, fino alla totale eliminazione, dei fattori di squilibrio e di contaminazione, nonché il ripristino e l’esaltazione dei meccanismi autodepurativi del lago e del reticolo idrografico ad esso connesso, con la contestuale tutela della fauna ittica all’interno del lago.
Le azioni individuate per perseguire tale obiettivo sono da realizzarsi con cadenze temporali diverse, (si distinguono interventi urgenti ed immediati ed interventi di medio e lungo periodo) e sono le seguenti:
– miglioramento del ricambio idrico;
– miglioramento delle condizioni di ossigenazione;
– diminuzione degli apporti di sostanze eutrofizzanti;
– diminuzione degli apporti di solidi sospesi nelle acque del lago;
– rimozione delle macroalghe e della vegetazione in eccesso dalle acque del lago.

L’accordo ha affidato ad Arpat il monitoraggio della situazione ambientale, con particolare riferimento alla caratterizzazione dello stato di qualità delle acque del lago di Burano ed il suo aggiornamento, nonché la predisposizione ed attuazione di un piano di monitoraggio specifico per il controllo dell’evoluzione della situazione ambientale delle acque e la valutazione degli effetti degli interventi previsti dall’accordo stesso.

(Serena Muraro, tirocinante UO Comunicazione e Informazione Dipartimento Arpat di Firenze)
(07 Maggio 2008)