In Toscana l’Arpa protegge le tartarughe marine

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Fornisce un supporto logistico durante le operazioni di recupero degli esemplari che si spiaggiano lungo le coste toscane, comprese le isole dell’Arcipelago

Nell’ambito delle attività del Centro Studi Cetacei della Società Italiana di Scienze Naturali per le ricerche sui cetacei e tartarughe marine, attraverso l’intervento ed il recupero degli individui vivi e/o morti, catturati accidentalmente o spiaggiati sulle nostre costa, l’Arpat, con la sua Area Mare, collabora ormai da anni con l’Acquario Comunale di Livorno che dal 1989 è stato designato quale centro responsabile, per la costa toscana, abilitato al recupero, riabilitazione e marcatura delle tartarughe marine.
Il centro collabora inoltre con il servizio veterinario della Asl 6 di Livorno, con il progetto Tartanet del Cts Ambiente (Centro Turistico Studentesco) e con il Dipartimento di Biologia della Università di Pisa. L’attività di Arpat consiste essenzialmente nel fornire un supporto logistico durante le operazioni di recupero degli esemplari che si spiaggiano lungo le coste toscane, comprese le isole dell’Arcipelago.

Spesso, per fortuna, si tratta di animali ancora vivi che non si trovano però in buone condizioni di salute; a volte gli animali hanno subito veri e propri traumi e riportano anche ferite molto gravi e profonde (come succede, ad esempio, dopo una collisione con una barca veloce); oppure possono essere rimaste all’amo di un palamito o essere solo un po’ disorientate o stressate perché sono finite accidentalmente in una rete da pesca.
In altri casi però gli esemplari sono morti. In ogni caso, comunque, è necessario recuperare l’esemplare, vivo o morto che sia, per registrare l’evento e poter applicare il protocollo di intervento: registrazione dei dati morfologici (lunghezza e larghezza del carapace), del peso, del sesso (se e quando possibile), prelievo di campioni di tessuti e organi nel caso di animali morti.
L’area mare, presente con il suo personale nei diversi dipartimenti provinciali e sub-provinciali lungo tutta la costa toscana, da nord a sud, ha messo a disposizione una lista di nominativi del personale disponibile per intervenire, in qualsiasi momento, per recuperare esemplari in difficoltà o morti di tartarughe marine e cetacei. Il monitoraggio di questi eventi è anche reso possibile dalla presenza costante e continua del battello oceanografico Poseidon nelle acque toscane durante la sua attività di routine.

Arpat ha inoltre messo a disposizione, già in diversi casi, i propri laboratori per le operazioni di necroscopia, dissezione e campionamento e i congelatori per la conservazione di esemplari morti. Dopo il recupero un gran numero di esemplari vivi, soprattutto dopo aver trascorso un periodo di osservazione, ospedalizzazione e aver ricevuto cure specifiche presso il centro di Livorno, viene marcato con apposite targhette di metallo (che riportano un codice numerico) e liberato in mare.
Anche in questa fase della liberazione, che si svolge sempre in collaborazione con le forze dell’ordine, il personale di Arpat ha spesso dato un supporto logistico ed operativo importante. Come è avvenuto lo scorso 10 maggio quando l’area mare dell’Arpat, con una squadra di cinque persone, ha contribuito sostanzialmente e fattivamente all’organizzazione ed alla realizzazione della liberazione di tartarughe marine.

Sono infatti stati liberati tre esemplari di tartaruga comune, della specie Caretta caretta dalla spiaggia antistante il Centro di Soggiorno S. Barbara dei VVFF in località Calambrone (Comune di Pisa). Per la prima volta la liberazione è avvenuta in forma pubblica, coinvolgendo la cittadinanza ed alcune scolaresche a partecipare all’evento, oltre ai rappresentati del Comune di Livorno e Pisa, i veterinari della Asl 6 di Livorno, il Cts Ambiente e tutte le forze dell’ordine (Corpo Forestale dello Stato, Guardia di Finanza, Capitaneria di Porto, Vigili Urbani-Comando di Livorno e Pisa, Carabinieri, Polmare, Vigili del Fuoco di Livorno e Pisa) che, negli anni, hanno sempre dimostrato grande interesse e sensibilità verso l’argomento delle tartarughe marine, della loro salvaguardia e conservazione, intervenendo operativamente ogni volta che se ne è presentata l’occasione per fornire un supporto logistico importante nelle diverse operazioni di recupero e/o librazione degli animali stessi.

L’evento si è svolto all’interno delle attività della «Primavera della Scienza 2007», organizzato per il terzo anno consecutivo dal Comune di Livorno, che quest’anno aveva come tema conduttore il Mare, visto sotto i suoi molteplici aspetti. Le tartarughe liberate, a cui sono stati dati i nomi di Tirrenia, Pasqualina ed Emiliano, erano esemplari giovani che erano rimasti accidentalmente intrappolati nelle reti dei pescatori subito fuori il porto di Livorno ma che avevano mostrato, fin da subito, un buono stato di salute.
I nomi sono solo utili nella compilazione delle singole schede degli animali ma non sono assolutamente indicative del sesso degli esemplari: data la loro giovane età, infatti, non è possibile stabilire se si tratti di maschi o femmine. Dopo averli tenuti qualche mese in osservazione (erano stati catturati all’inizio dell’anno), e soprattutto dopo aver verificato che mangiavano autonomamente e nuotavano senza difficoltà, si è deciso di riportarli nuovamente al mare. Tutti gli animali sono stati pesati, misurati e marcati. Ad un solo esemplare, Emiliano (in onore del pescatore che aveva ritrovato questa tartaruga), è stato inoltre applicato un trasmettitore satellitare che permetterà di seguire tutti gli spostamenti futuri della tartaruga marina. La trasmittente, fissata sul carapace, è stata applicata dal prof. Paolo Luschi del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, che da tempo studia le migrazioni e gli spostamenti delle tartarughe marine nel Mediterraneo e anche in altre aree oceaniche. Le informazioni di questi primi giorni di registrazione dei dati inviati dal satellite, collegato al trasmettitore di Emiliano, indicano che la tartaruga è rimasta, per il momento, nei pressi del molo nuovo a Livorno.

(Fonte Arpat)
(24 Maggio 2007)