Lunga vita ai rifiuti inerti

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Rappresentano tutti gli scarti prodotti dalla demolizione e dalla costruzione nell’ambito dell’edilizia di natura lapidea, di origine alternativa e complementare a quella tradizionale di cava, oggi usata per il 95%. Tema centrale del meeting è stato il problema dello smaltimento di tali rifiuti e i benefici del loro riciclaggio

Nei giorni scorsi si è svolto il convegno sui rifiuti inerti promosso da Legambiente e dalla Provincia di Firenze. Tema all’ordine del giorno i rifiuti inerti, ovvero tutti gli scarti prodotti dalla demolizione e dalla costruzione nell’ambito dell’edilizia di natura lapidea, di origine alternativa e complementare a quella tradizionale di cava, oggi usata per il 95%.
Il convegno è stato aperto da Lucia Venturi, responsabile scientifico nazionale di Legembiente che ha subito posto l’attenzione sul problema dello smaltimento dei rifiuti e sui benefici del riciclaggio. In Italia ogni anno vengono prodotti 3540 milioni di tonnellate di rifiuti inerti che, opportunamente trattati possono essere riutilizzati, quasi in altrettanti volumi, per la costruzione di sottofondi stradali e ferroviari, tombamenti di condotta, piazzali e piste ciclabili. Il riuso dello scarto da demolizione per produrre inerti per l’edilizia produce diversi tipi di vantaggi il primo dei quali deriva dalla riduzione dei conferimenti in discarica e, in secondo luogo, dalla minimizzazione dell’attività estrattiva in cava; inoltre, produrre materiali idonei per il comparto edile (sabbie, ghiaie, pietrischi) da inerti alternativi aiuta a implementare e promuovere anche politicamente la catena virtuosa del riciclaggio dei rifiuti, utilizzando peraltro un basso consumo energetico.
L’evoluzione tecnologica e l’affidabilità sviluppatesi negli ultimi anni, in particolare negli impianti fissi a ciclo completo, permette di affermare che le caratteristiche di tali materiali sono del tutto analoghe a quelle degli inerti tradizionali. Questo determina una più oculata gestione delle risorse naturali, riservandole ad impieghi più nobili, quali calcestruzzi, conglomerati, malte, qualificate, con esplicito risparmio dei giacimenti.
Come ha spiegato Stefano Bruzzesi, direttore generale dell’ARrr Toscana, l’Europa sta già adoperando da molti anni materiale inerte riciclato per la costruzione di grandi opere pubbliche; purtroppo in Italia a causa di problemi normativi questo non è ancora accaduto. La prima legge che regola il riciclaggio dei materiali inerti risale al 1998, dove venivano elencate le prime norme per lo sviluppo degli impianti di riciclaggio e sul controllo dei materiali riciclati. Questo primo intervento giurisdizionale, tuttavia, non è bastato a regolare la gestione del materiale da riciclare: procedure troppo onerose ed eccessivamente complesse per rintracciare il materiale riciclabile, scarsi controlli di qualità sugli impianti e sui materiali riciclati, non hanno permesso l’utilizzo di questo tipo di materiali per la costruzione di opere pubbliche e private. Con l’entrata in vigore del mese di maggio del nuovo testo unico in materia, le procedure per l’utilizzo dei materiali riciclati dovrebbero snellirsi. Inoltre sono previste: mappature degli impianti di riciclaggio, distribuzione di un manuale sulla gestione dei rifiuti presso gli istituti tecnici e maggior controlli sul materiale riciclato.
Come ha illustrato l’assessore all’Ambiente della Provincia di Firenze Luigi Nigi, la Regione Toscana, con la legge che ha recepito il Decreto Ronchi, ha già inserito l’obbligo del materiale inerte proveniente dal riciclo per sostituire una quota di almeno il 15% di materiale vergine nelle opere pubbliche. «I dati da noi raccolti ci dicono – ha spiegato l’assessore – che non siamo lontani dal poter chiudere il cerchio e dal riutilizzo nelle grandi opere degli inerti già trattati localmente. Registriamo come avanzo solo il 7-8% degli inerti. Abbiamo pertanto una grandissima quantità di materiali già trattati dai quali partire per mettere in moto un meccanismo virtuoso di riciclaggio».
Per la realizzazione della Variante di Valico, della Terza Corsia Autostradale A1 a Firenze e la Tratta appenninica Firenze – Milano – Roma, verranno utilizzati complessivamente 13 milioni di metri cubi di materiale riciclato. I criteri ed i modi per la realizzazione di tali progetti saranno stabiliti dall’Arpa Toscana.

(Fonte Arpa Toscana)