Impegni verso il protocollo di Kyoto, attenta al paesaggio, l’ambiente e le comunità locali. Esclude poi i grandi impianti dalle aree protette e condiziona l’eventuale realizzazione di quelli piccoli sia ad una Valutazione d’Incidenza sia alla Valutazione d’Impatto Ambientale – Il Protocollo d’intesa Anev-Wwf
Attenzione e minimizzazione degli impatti sull’ambiente, il paesaggio, la biodiversità già in fase progettuale; attenzione agli effetti sociali determinati dalla presenza di impianti eolici; predisporre sempre e comunque uno studio ambientale prima di realizzare i nuovi impianti; un preliminare dettagliato per l’individuazione dei siti dove poter installare gli impianti e la definizione delle aree dove escludere la loro realizzazione; impegno dei produttori nel ripristino dei siti utilizzati alla fine del ciclo di vita degli impianti; impegno Wwf nelle attività di monitoraggio delle possibili interferenze con habitat e biodiversità, informazione e comunicazione. Queste in sintesi le linee principali del Protocollo d’intesa siglato oggi a Roma da Wwf e Anev (Associazione nazionale energia del vento) per la diffusione dell’energia eolica in Italia.
Il Wwf considera infatti fondamentale il contributo dell’energia eolica tra le energie rinnovabili per il raggiungimento degli obiettivi del Protocollo di Kyoto, con un potenziale del 10% al 2020. L’eolico infatti conviene non solo dal punto di vista ambientale, in termini di mancate emissioni di gas a effetto serra: il vento è abbondante, economico e inesauribile.
«L’Italia ha una situazione di estremo ritardo nel campo delle energie rinnovabili in generale e dell’eolico in particolare ? ha sottolineato il Presidente Anev Oreste Vigorito, mentre il petrolio sfiora il 50%. L’eolico è fermo oggi all’1% (1.400 MegaWatt) nonostante le grandi potenzialità di mercato grazie alla notevole disponibilità della risorsa eolica presente sul territorio nazionale che potrebbe tranquillamente permettere al nostro paese di raggiungere la quota del 10% del totale entro il 2020 con circa 13-15.000 MW installati. Il trend di crescita dell’eolico negli anni 1999-2001 (crescita media del 30%) era in linea con quello internazionale, poi si è bruscamente attestato su un misero + 3,5% nel 2002-2003 a fronte della continua crescita negli altri paesi. È necessario per sbloccare questa situazione che ci sia un intervento deciso e tempestivo da parte delle istituzioni governative preposte all’attuazione degli impegni presi anche a livello internazionale, che hanno dimostrato fino ad oggi un allarmante immobilismo. Noi crediamo che questo protocollo possa garantire la diffusione dell’energia del vento in assenza di vincoli critici».
Una centrale eolica costa la metà di una nucleare, occorre un quarto degli anni per costruirla e non richiede manutenzione se non un controllo periodico e la sostituzione di elementi minori durante il suo ciclo vita di circa 25-30 anni. A parità di investimento, una centrale eolica produce 2,3 volte l’energia ricavabile da quella nucleare, dando 5 volte più occupazione e zero rischi. Inoltre i costi di gestione sono nettamente più bassi e riducono la dipendenza del nostro paese dalle importazioni di petrolio e di altri combustibili fossili, e se vengono considerate le esternalità nei costi diventano ampiamente competitivi. Gli aerogeneratori moderni sono silenziosi, efficienti ed in media richiedono 40 ore di manutenzione annua.
Il Protocollo d’intesa Anev-Wwf si caratterizza per l’estrema attenzione rivolta alle analisi sull’impatto faunistico, floristico e soprattutto su quelli sociali. L’accordo prevede studi dettagliati che evidenzino le interferenze sulla
regionali, zone umide di importanza internazionale (Ramsar). Esclude poi i grandi impianti dalle aree protette e condiziona l’eventuale realizzazione di quelli piccoli sia ad una Valutazione d’Incidenza sia alla Valutazione d’Impatto Ambientale.
«Questo accordo rappresenta per noi un primo passo ? ha concluso Gaetano Benedetto, Segretario Aggiunto Wwf Italia ?. Il Wwf intende porre con forza il problema della strategia energetica complessiva in cui la questione dell’eolico si inserisce. Chiediamo con forza un Piano Energetico Nazionale e piani regionali a questo coerenti, solo così il mix di energie rinnovabili ed efficienza energetica può rispondere all’aumento dei consumi energetici senza costruire nuovi impianti a combustibili fossili. Chiediamo che lo Stato e le Regioni si assumano la responsabilità di scegliere la localizzazione più idonea dei nuovi impianti. Chiediamo poi un impegno di tutti, sia a livello istituzionale che imprenditoriale, per superare il concetto stesso di centrale di produzione elettrica, e sviluppare e favorire forme di autoproduzione disseminate sul territorio, autoproduzioni con energie rinnovabili che permettono di diminuire il livello di dipendenza dalla produzione elettrica tradizionale, abbassando così i consumi derivanti da combustibili fossili e i picchi di consumo che mettono in crisi il sistema di produzione e distribuzione».
(Fonte Wwf)