Per salvare il mare… continua la strage di delfini in Giappone

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Aperta la stagione di caccia per l’industria della carne e del divertimento: filmato-shock di One Voice e Lav. Da oggi incoraggiata anche la cattura di specie protette

Anche quest’anno saranno decine di migliaia i delfini catturati in Giappone, dove il 1° ottobre si è aperta la nuova stagione di caccia che proseguirà fino ad aprile, per soddisfare il mercato della carne e l’industria degli zoo d’acqua di tutto il mondo. Una crudeltà che la Lav vuole denunciare rendendo pubblico un filmato che documenta le catture avvenute al largo della baia di Taiji (Giappone). Il filmato è stato realizzato da Richard O’Barry dell’associazione animalista europea One Voice, durante la stagione di caccia 2004-2005.

La LAV invita gli italiani ad aderire alla campagna internazionale di One Voice contro la caccia ai delfini, inviando un breve messaggio di protesta al primo ministro del Giappone Junichiro Koizumi affinché queste catture siano vietate (messaggio-tipo e indirizzo sono disponibili sul sito internet della Lav). Purtroppo proprio oggi, con un documento che doveva rimanere riservato, le autorità giapponesi hanno chiesto ai delfinari di incoraggiare, a Taiji, la cattura di altre specie attualmente protette.
Il Segretario Esecutivo del Japan Cetacean Conference on Zoological Gardens and Aquariums, dott. Senzo Uchida, ha infatti ufficialmente scritto ai delfinari aderenti alla struttura giapponese, spronandoli a richiedere la cattura non solo delle specie di delfini già cacciabili a Taiji, ma anche di quelle attualmente protette. Il discutibile motivo è sempre lo stesso: educare il pubblico al rispetto del mare. Senza questa grande ipocrisia la Convenzione di Washington sul commercio di specie in via di estinzione impedirebbe la detenzione dei delfini, anche se nati in cattività.
La notizia è stata diffusa da Richard O’Barry, autore del filmato sulla mattanza di Taiji. L’organismo giapponese che si occupa di studi sui cetacei si augura, concordemente con le associazioni di pesca di Taiji, che le richieste dei delfinari rendano possibile il prelievo, in modo particolare, del Lagenorinco dai denti obliqui (Lagenorhynchus obliquidens).

«Nel mondo quasi il 65% dei delfini detenuti nei parchi divertimento proviene da catture in mare. Tutti i delfinari esistenti in Italia, ad esempio, detengono o hanno detenuto delfini di cattura o di prima generazione nati in cattività ? dichiara Giovanni Guadagna, responsabile Lav settore Zoo e Acquari ? Iki Island, Futo e Taiji, in Giappone, sono i principali luoghi di cattura; solo a Taiji vengono catturati più di 1.000 delfini l’anno e la specie più richiesta è il Tursiope. Numerosi paesi sono implicati nel traffico, spesso illegale, di delfini prelevati in mare. Cuba, Senegal, Russia, isole Solomon, sono altri luoghi dove è stata documentata la cattura, spesso eseguita anche con l’ausilio di piccoli aerei».
Taiji ha esportato delfini in tutto il mondo: un esempio è quello dei delfinari del Texas, da dove molti Tursiopi sono stati inviati in l’Europa, Italia compresa; in Corea, Taiwan e Cina.

La cattura avviene in questo modo: Avvistati i branchi, i pescatori giapponesi iniziano violentemente a battere su delle barre di acciaio parzialmente immerse in mare creando così una barriera sonora che spinge i delfini dentro la baia di Taiji. Alcuni veloci scafi bloccano la via di fuga gettando delle reti: i delfini sono in trappola e si dibattono con violenza nel tentativo di liberarsi. Decine di sub si immergono e cominciano a isolare singoli animali che, una volta immobilizzati, sono issati con un apposito telo all’interno di vasche di plastica poi caricate su camion. Altri delfini vengono violentemente arpionati e il loro sangue colora di rosso il mare. Così vengono selezionati e i delfini ritenuti non adatti ai delfinari, sono destinati all’industria della carne.

A parziale difesa dei delfini interviene la Convenzione di Washington sul commercio internazionale di specie di flora e fauna in via di estinzione, ma una assurda impostazione della normativa prevede che le specie considerate, prima di essere totalmente protette, debbano essere sull’orlo dell’estinzione. I delfini catturati a Taiji sono inclusi nella lista dell’Appendice II della Convenzione di Washington e così si possono commerciare all’interno di quote di prelievo. Il Giappone può catturarli con l’ipocrita alibi di difendere le risorse ittiche dai possibili predatori, a tutto vantaggio, in realtà, dell’industria alimentare e di quella del divertimento.
(Info: Lega Anti Vivisezione, Via Sommacampagna 29 – 00185 Roma tel. +39 06 4461325 – fax +39 06 4461326 ufficiostampa@infolav.org ? www.infolav.org).

(Fonte Lav)
(06 Ottobre 2005)