A queste conclusioni si è giunti attraverso lo studio dei tempi di permanenza in atmosfera del vapor d’acqua evaporato dagli oceani, utilizzando un modello di simulazione per confrontare le precipitazioni che si sono avute all’inizio (1902-1921) ed alla fine (1979-1998) del ventesimo secolo
Con il riscaldamento climatico, secondo le previsioni di molti modelli, viene accelerato il ciclo dell’acqua: maggiore temperatura significa maggiore evaporazione dell’acqua e quindi maggiore condensazione e formazione di nubi, e alla fine maggiori precipitazioni. Ma ciò è vero se ignoriamo il bilancio complessivo dell’acqua o meglio se ignoriamo che quando l’atmosfera è più calda può contenere una maggiore quantità d’acqua sotto forma di vapore non condensato e quindi non disponibile per la formazione di nubi e pioggia. Un mondo più caldo significa più umido ma non necessariamente più piovoso.
A queste conclusioni sono giunti ricercatori del Goddard Space Flight Center