Il fiume inarrestabile dei clandestini

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Non si fa molto per permettere condizioni di vita un po’ più accettabili nei paesi di origine. S’è dovuto lottare per far passare interventi internazionale per far fronte ai cambiamenti climatici, ormai le riunioni del Wto sono accompagnate da reazioni popolari sempre più violente, il microcredito ed altri strumenti di aiuto sono affidati a pochi, pochissimi volontari

Ancora clandestini sulle coste siciliane. Altri 211 sono giunti nello sbarco avvenuto tra Pozzallo e Gela e 200 sono arrivati nell’isola di Lampedusa. Si tratta di algerini, tunisini e mediorientali, e 10 di loro sono donne. Dopo i quasi 600 dei giorni scorsi è ripreso con forza il traffico della disperazione. Mare agitato, rischi di morte, connivenza o ricatti della malavita, probabile rientro coatto, niente ferma la marea di disperati che da anni si riversa in Italia e bussa alle porte dell’Occidente.
Quando un fenomeno diventa frequente nell’opinione pubblica subentra l’assuefazione non si fa quasi più caso neanche ai morti,