L’obiettivo di riduzione della CO[P]2[/P] vede in testa solo la Fiat

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È l’unica casa automobilistica che rispetta e supera l’obiettivo europeo di riduzione delle emissioni di CO2 delle auto. Gli Amici della Terra: «l’accordo volontario non funziona, si passi subito al mercato delle emissioni anche nel settore dei trasporti»

Transport & Environment (T&E), il network europeo delle associazioni che si occupano di trasporto sostenibile, ha pubblicato ieri i risultati di uno studio che fa il punto sulle prestazioni delle singole case automobilistiche nel rispettare gli obiettivi di emissione di anidride carbonica concordati dai costruttori con l’Unione Europea nel 1998.
Lo studio evidenzia che tre quarti delle venti principali marche automobilistiche mondiali presenti sul mercato europeo stanno fallendo nel ridurre i consumi e le emissioni del proprio venduto al tasso richiesto dall’accordo volontario, mentre la Fiat risulta al primo posto di questa graduatoria che coniuga l’efficienza ambientale con il risparmio per l’utente. Non solo: è anche l’unico marchio a livello globale a rispettare già oggi l’obiettivo europeo dei 140 gCO2/km al 2008.
Rosa Filippini, Presidente di Amici della Terra, dichiara che questi risultati dimostrano che l’obiettivo di riduzione della CO2 delle auto è realizzabile, ma che la strada degli accordi volontari è inadeguata. «I tempi sono maturi per introdurre un mercato comunitario delle emissioni di CO2 delle auto, al fine di promuovere il raggiungimento dell’obiettivo ambientale nel pieno rispetto dei principi di libero mercato».

Lo studio è stato commissionato da T&E allo IEEP (Institute for European Environmental Policy) di Londra, che ha analizzato le emissioni di CO2 a partire dai dati di vendita 1997-2005 dei modelli dei singoli marchi, forniti da R.L. Polk Marketing Systems GmbH, la principale fonte di dati utilizzata dall’industria automobilistica.
La tabella descrive le prestazioni delle singole case nel 2005, evidenziando la riduzione in gCO2/km conseguita nel periodo 1997-2005, l’obiettivo intermedio (al 2005) per raggiungere i 140 gCO2/km al 2008 e, infine, la percentuale di conseguimento dell’obiettivo al 2005.

Nel 1997, primo anno in cui i produttori furono obbligati a fornire il dato sulle emissioni di CO2 basato su un ciclo ufficiale di test a livello comunitario (direttiva 93/116), la classifica delle case automobilistiche vedeva al primo posto Seat (158 gCO2/km), seguita da Skoda (165 g) e Fiat e Suzuki al terzo posto (169). Nei 7 anni di accordo volontario, la Fiat ha migliorato progressivamente la propria posizione, guadagnando la vetta della classifica, con 139 gCO2/km, unica casa automobilistica a portarsi al di sotto dell’obiettivo comune dei 140 gCO2/km, con 3 anni di anticipo sulla tempistica prevista. In otto anni Fiat ha realizzato una riduzione delle emissioni di CO2 del proprio venduto di 30 gCO2/km, una performance del 40% migliore di quella sottoscritta in maniera congiunta dalle case europee. Anche Citroen, Renault, Ford e Peugeot hanno migliorato la performance ambientale del proprio venduto, ma in misura inferiore alla Fiat, ed oggi si collocano dal secondo al quinto posto della graduatoria. Volkswagen, il maggior produttore sul mercato europeo, è molto indietro, con un tasso di miglioramento che è meno della metà di quello sottoscritto dagli stessi produttori.

Secondo l’associazione Amici della Terra, i risultati di questo studio dimostrano che anche l’obiettivo inizialmente posto dall’Unione Europea dei 120 gCO2/km entro il 2010 era realistico e sarebbe tuttora raggiungibile: l’esempio della Fiat è emblematico. Tuttavia, siccome il sistema è di tipo volontario e non esiste alcun meccanismo sanzionatorio delle non conformità né alcun sistema di bonus/malus che stimoli tutti i produttori a investire nell’innovazione ambientale, il miglioramento complessivo del settore automobilistico è del tutto insufficiente anche rispetto al ben più blando obiettivo dei 140 gCO2/km volontariamente sottoscritto dall’industria. Nel quadro attuale di grandi sacrifici richiesti all’industria energetica italiana per rispettare gli obiettivi del protocollo di Kyoto, gli Amici della Terra ritengono che sia tempo che la Commissione Europea abbandoni una politica basata sulla volontarietà dei produttori di veicoli, a favore di strumenti flessibili e premianti l’innovazione ambientale, come il mercato delle emissioni.

Gli Amici della Terra calcolano che, se già oggi fosse in vigore nel settore automobilistico europeo un mercato delle emissioni con un tetto di 140 gCO2/km sul venduto del 2005, la Fiat farebbe addirittura utili con la vendita dei crediti di emissione, unica casa automobilistica al mondo!, mentre le altre case sarebbero costrette ad acquistare crediti sul mercato comunitario per circa 25 milioni di tonnellate, equivalenti ad un valore complessivo di 517 milioni di euro al prezzo medio della CO2 nel 2005.
Si tratta di una stima conservativa, basata su un obiettivo iniziale minimo (140 gCO2/km nel 2005) che secondo l’associazione Amici della Terra dovrebbe essere reso sempre più stringente negli anni successivi per rendere più convenienti gli investimenti in efficienza per i produttori e contemporaneamente scoraggiare i consumatori dall’acquisto di auto energivore. Ovviamente il meccanismo dovrebbe essere attentamente studiato contestualmente all’impiego di altri strumenti, capaci di incidere non solo sulle caratteristiche del venduto ma anche sui comportamenti effettivi degli utenti e sulle prestazioni del parco circolante.

L’associazione Amici della Terra chiede pertanto alla Fiat di identificare nell’obiettivo della CO2 un elemento centrale della propria politica industriale e al Governo italiano di assumere una posizione proattiva in sede europea, coerente con gli interessi di uno sviluppo durevole e sostenibile del Paese.

(Fonte Amici della Terra)
(26 Ottobre 2006)