Il verde pubblico e le piante allergeniche

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Le molteplici funzioni del verde pubblico
Il verde urbano assolve molteplici funzioni. La funzione
estetica è naturalmente sempre importante perché le strutture
arboree, arbustive e tappezzanti, formano, insieme alle
piazze ed alle strade, gli spazi aperti delle città, contribuendo
al quadro paesaggistico urbano. Al verde urbano sono
però richieste anche altre funzioni, con effetti a livello biologico e psicologico, tutti riconducibili al miglioramento
della qualità di vita dell’uomo. Le piante inserite nel contesto
urbano hanno la capacità di depurare l’aria, fissare gas e
particolato aerodisperso, diminuire l’inquinamento acustico
e di svolgere un’azione termoregolatrice del microclima cittadino.
Negli ultimi anni ha acquisito sempre maggiore importanza
il ruolo sociale del verde pubblico: la fruizione di
spazi verdi ha una provata azione distensiva sull’ uomo
stressato dai ritmi di vita;
il verde diviene luogo di ritrovo per bambini e anziani, il
luogo per svolgere attività sportiva , ricreativa e culturale.

La promozione della salute nella scelta del verde pubblico
Dal punto di vista dei possibili effetti avversi, le specie vegetali
possono essere classificate secondo Ispesl (Istituto
Superiore Prevenzione e Sicurezza sul Lavoro- Dipartimento
di Medicina del lavoro) in:
? Specie vegetali completamente prive di effetti nocivi;
? Specie vegetali che causano danni di natura meccanica
(mediante spine o aculei);
? Specie vegetali che causano dermatiti da contatto e pollinosi
Specie vegetali che contengono veri e propri tossici
Le piante da inserire nei giardini pubblici e privati devono
avere una caratteristica: assenze di nocività;
si dovranno evitare specie con spine sui rami o sulle foglie,
specie urticanti o con parti velenose (tasso, oleandro,
maggiociondolo), specie arboree con polline ad elevato
contenuto allergenico (cipresso, betulla, nocciolo,
carpino, ontano) nonché erbe appartenenti a graminacee,
parietaria e composite.

Le allergie respiratorie da pollini
La pollinosi è la più classica delle allergopatie. Essa comprende le manifestazioni cliniche nasali (prurito, starnuti,
ostruzione, rinorrea), oculari (prurito, lacrimazione, iperemia
congiuntivale, fotofobia) e bronchiali (tosse, respiro
sibilante, dispnea senso di costrizione toracica) che si presentano con cadenza stagionale, durante il periodo della
pollinazione in soggetti diventati specificamente sensibili
ai pollini di determinate famiglie di erbe e di alberi.
Si calcola in via approssimativa che in Italia oltre il 10 %
della popolazione presenti manifestazioni cliniche di pollinosi.
In Italia si distinguono, in base al periodo di comparsa dei sintomi, pollinosi:
? precoci, preprimaverili: da allergia a piante arboree
(cupressacee, betulacee, corylacee)
? primaverili estive: da allergia a piante erbacee
(graminacee e urticacee) e arboree (olivo)
? estivo autunnali : da allergia a piante erbacee (composite,
ambrosia)
Le allergie respiratorie costituiscono il risultato di una interazione tra fattori genetici ed ambientali, tra questi l’inquinamento atmosferico svolge sicuramente un ruolo importante in quanto le componenti possono:
? interagire con i granuli pollinici , aumentando il rilascio
di allergeni,
? svolgere un effetto infiammatorio nelle vie aeree
(soprattutto ozono, PM e SO2) facilitando la penetrazione
degli allergeni pollinici e lo scatenamento dell’infiammazione
allergica
? avere un effetto immunologico adiuvante sulla sintesi
degli anticorpi specifici nei soggetti predisposti (atopici)
in particolare le polveri incombuste dei motori diesel
Negli ultimi anni si è assistito al progressivo aumento della
frequenza dei casi di pollinosi soprattutto nei confronti di
alberi a fioritura precoce o pre-primaverile (cupressaceae,
betulaceae, corylaceae) e alla comparsa in alcune regioni
italiane di nuove specie (ambrosia) con altissima potenzialità
di scatenare crisi asmatiche.

Monitoraggio di pollini aerodispersi
Il monitoraggio aerobiologico rileva le particelle di origine
biologica presenti in atmosfera (polline, spore fungine
e alghe). Il polline, «polvere fine», termine introdotto da
Limneo, è la cellula maschile aploide delle piante a seme
o Spermatofite a cui è affidato il compito di fecondare gli
ovuli delle piante superiori della stessa specie. Il trasferimento
del polline, con i gameti maschili, allo stigma del fiore e, poi, alla cellula uovo prende il nome di impollinazione che può essere di due tipi:
? Anemofila: le piante producono grandi quantità di polline
(anche milioni per antera) che vengono trasportati
dal vento anche a distanze considerevoli. Proprio per la
natura e la modalità di diffusione, solo una piccolissima
quantità di questi pollini andrà a fecondare il seme
femminile della stessa specie mentre la maggior parte
andrà disperso, andando a depositarsi su varie superfici
(comprese le mucose oculari e delle vie aeree dei soggetti
allergici)
? Entomofila: le piante producono piccole quantità di pollini
che vengono trasportati dagli insetti su un altro fiore
della stessa specie. Queste piante sono caratterizzate da
fiori in genere profumati, con colori vivaci delle corolle o
con strutture appariscenti per forma e per colore.
Nell’atmosfera sono prevalenti i pollini di piante con impollinazione
anemofila .
La pollinazione ossia la liberazione dei pollini in atmosfera
in un determinato territorio, dipende dalle condizioni climatiche
del periodo che precede la fioritura, mentre le condizioni
meteorologiche (vento, turbolenza dell’aria, pioggia,
umidità, irraggiamento) influiscono sulla fluttuazione della
concentrazione atmosferica del polline una volta che la pollinazione è iniziata.
Il monitoraggio aerobiologico effettuato dall’Articolazione Funzionale Regionale di Aerobiologia (A.f.r Aerobiologia)
del Dipartimento Provinciale Arpat di Pistoia rileva in prevalenza pollini di piante anemofile e consente, se effettuato in maniera continua in tutto l’arco dell’anno, di evidenziare le variazioni stagionali del contenuto atmosferico
dei pollini e di elaborare calendari per la zona oggetto del campionamento.
Dai calendari emerge la presenza di pollini di piante arboree
quali cipresso, nocciolo, betulla, già nei primi mesi dell’anno. In particolare negli ultimi anni il polline di cipresso è aumentato come concentrazione per un maggiore uso di
questa pianta a scopo ornamentale. I pollini di specie erbacee
quali graminacee, ortiche, plantaginaceae e henoamarantaceae vengono rilevati dal monitoraggio in periodo primaverile.
Nel periodo estivo si rilevano i pollini di castagno e quelli di erbe infestanti come le ortiche e le composite (ambrosia ed artemisia). Tramite il monitoraggio aerobiologico si evidenzia inoltre la presenza di pollini di piante che non fanno parte della nostra flora autoctona e che vengono introdotte volontariamente o casualmente (ambrosia, casuarina,
cryptomeria japonica ecc.).
L’A.f.r. di Aerobiologia del Dipartimento Provinciale di
Pistoia ogni settimana elabora un bollettino dei pollini e
delle spore fungine aerodiffuse con i dati provenienti da tutte
le stazioni di monitoraggio Arpat e/o Asl dislocate sul
territorio regionale. Tutte le stazioni di campionamento
Arpat sono inserite nella Rete Europea di Monitoraggio
Aerobiologico (European Aeroallergen Network Ean-Epi)
e partecipano alla Rete Nazionale di Monitoraggio di pollini
e spore fungine di interesse allergenico, agronomico ed
ambientale (R.i.m.a.) promossa dal sistema delle Agenzie
(Apat-Arpa-Appa) alla quale partecipa anche A.i.a.
(Associazione Italiana di Aerobiologia)
Il Bollettino viene pubblicato sul sito web dell’Agenzia
www.arpat.toscana.it e i dati delle stazioni di campionamento di Pistoia, Firenze, Montecatini e Lido di Camaiore vengono inoltre diffusi, con il commento dello specialista Allergologo della rispettiva Azienda Sanitaria, alle farmacie.
Questo bollettino fornisce informazioni utili ai medici
per la diagnosi, terapia e la clinica delle pollinosi.
Un Vademecum, Guida al verde pubblico sicuro senza
rischio di allergie, che comprende 81 fra alberi e piante
ornamentali è stato inviato per iniziativa della Siaic
(Società Italiana Allergologia e Immunologia Clinica), ed in
collaborazione con Aia (Associazione Italiana di Aerobiologia),
ai Sindaci di capoluoghi di Provincia e agli Assessorati
all’Ambiente delle Regioni.

Conclusioni

L’ obiettivo di «vivere meglio all’aria aperta» in spazi verdi
«allergenic pollen free» si può ottenere con:
? introduzione mirata in parchi, giardini e viali di specie
nostrane e/o esotiche che non producono pollini
allergenici. come recepito dalla Regione Autonoma della Sardegna (deliberazione n. 2/7 del 16.01.2007 punto 5: ?nel giardino pensile dovranno essere impiantate specie arbustive ed arboree autoctone, ritenute a bassa allergenicità?) e dalla
Regione Liguria con il «Quaderno:Il sistema del verde»-
Dipartimento di Pianificazione Territoriale» dove si invita
a tenere in considerazione per il verde urbano oltre ai criteri
di valore ornamentale, note di coltivazione, dimensioni, uso per viali/alberature stradali, parassitosi anche l’allergenicità
delle specie arboree
? introduzione di piante anche di tipo femminile e di
varietà maschio-sterili
e non, come succede oggi, di piante esclusivamente di tipo
maschile produttrici di polline.
? una corretta gestione della manutenzione della vegetazione(
potatura e/o sfalcio)
La concentrazione dei pollini di piante erbacee potrebbe essere ridotta da una corretta manutenzione del verde pubblico (sfalcio ed eradicazione), che rende le aree più sane dal punto di vista allergenico, più gradevoli alla visita, riduce la presenza di insetti dannosi alla salute umana (zanzare, zecche ecc.), impedisce l’accumularsi e facilita la rimozione
dei rifiuti e esercita un’azione di difesa e di conservazione
dei beni architettonici.
Il Servizio Prevenzione Sanitaria della Direzione Generale
Sanità della Regione Lombardia ha emesso un’ordinanza
«disposizione contro la diffusione della pianta ambrosia
nella regione Lombardia al fine di prevenire la patologia
allergica ad essa correlata» (decreto 25522 del 29/03/1999), che ordina ai privati e ai comuni lo sfalcio di questa pianta in tre periodi tra giugno e agosto
? mappatura delle piante presenti nei giardini pubblici
E’ auspicabile una mappa delle piante presenti all’ ingresso
dei giardini, la presenza di schede informative, riportanti le
caratteristiche ed il grado di allergenicità, in prossimità di
ciascuna specie vegetale permetterà ai fruitori di imparare a
riconoscere la flora presente e agli allergici di non sostare
in prossimità di piante che presentano rischi per la salute.
? descrizione dell’ allergenicità delle piante nei cataloghi
I vivaisti potrebbero divulgare attraverso gli strumenti disponibili maggiore informazione sulle piante allergeniche, a
partire dai cataloghi dove accanto alla descrizione botanica
e alle tecniche di coltivazione adottate, si potrebbero aggiungere informazioni sul contenuto di allergeni nelle piante.
? un’attenta politica di progettazione e di manutenzione
Fondamentale è la gestione del verde urbano che deve essere
oggetto di un’attenta politica di progettazione e di manutenzione che può essere ottenuta tramite la collaborazione fra professionalità diverse ( medici, biologi, naturalisti, agronomi, architetti e ingegneri).
Progettare e gestire il verde coinvolge una serie di competenze e di «saperi» che richiedono una formazione dedicata. E’ auspicabile che nei corsi per gli addetti possa esser inserita anche formazione per un «verde senza rischio di allergia».