Turismo sostenibile… lo stile giapponese

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Il turista medio nipponico va dai 45 anni ai 60 anni e predilige da sempre il patrimonio artistico delle nostre numerosissime città d’arte, piuttosto che rincorrere l’idea di una pausa estiva di solo mare e sole, quindi unicamente frivola e appagante nell’immediato

In base ai dati elaborati dalla Mercury nei mesi scorsi, emerge che dal 2000 i giapponesi, insieme agli olandesi ed inglesi, sono la fetta di turismo che più genera il trend espansivo in questo settore in Italia.
I dati reali sono stati addirittura più positivi delle previsioni sulla presenza di turisti giapponesi nel Belpaese; difatti era stata preventivata una percentuale di circa 16 milioni, in base ai dati registrati negli anni passati che già avevano raggiunto un vero e proprio record.
Il mercato del turismo giapponese da sempre ha rappresentato una fetta importante del turismo italiano, ma negli ultimi tempi anche per lo specifico del mercato siciliano.
Gli ultimi due anni avevano fatto temere il peggio, a causa di una contrazione significativa del turismo, contingente a vari fattori di crisi internazionale: l’attentato dell’11 settembre, la crisi economica che ha interessato gran parte dei paesi del mondo, ed infine la Sars. Gli arrivi, invece, dal Sol Levante sono ripresi costanti fino a ritornare ai livelli di picco del 1999.

Il visitatore giapponese è una tipologia molto particolare di turista; difatti manifesta una forte consapevolezza di ciò che al termine del viaggio vuole raggiungere come obiettivo personale: arricchimento culturale è la sua parola d’ordine, il cui strumento è la curiosità estrema, quasi morbosa che lo distingue dalla massa multiforme del turismo di passaggio in Italia.
Etichetta di presentazione del giapponese è infatti la sua smania da fotografia compulsiva: tutto è fonte di apprendimento delle diversità culturali che dividono il suo paese dal nostro o da qualsiasi altro.
Tra l’altro è un visitatore molto generoso, disponendo di liquidità non indifferente; la sua spesa media per una vacanza si aggira intorno ai 4.000 euro; predilige l’acquisto di prodotti di alta qualità, soprattutto nel settore sartoriale, ovviamente di marca, dai prezzi elevati, ma che assicurino l’originalità del tanto agognato made in Italy.
Il turista medio nipponico va dai 45 anni ai 60 anni e predilige da sempre il patrimonio artistico delle nostre numerosissime città d’arte, piuttosto che rincorrere l’idea di una pausa estiva di solo mare e sole, quindi unicamente frivola e appagante nell’immediato.
Il viaggiatore nipponico pensa a quello che la vacanza potrà lasciargli nel tempo e nel tempio della memoria storica, anche solo famigliare. La memoria va di pari passo con la modernità e la corsa tecnologica in Giappone: passato e futuro sullo stesso piano del presente.
Bisogna anche porre in rilievo l’amore sfrenato per tutto ciò che è «italiano» che diversifica il turista giapponese da tutti gli altri; a differenza dell’europeo nostro cugino e dall’americano mediamente «spaccone», il giapponese si accosta al nostro mondo privo di ogni pregiudizio e pronto a conoscere le nostre leggende del calcio, della moda, della cucina, dell’arte, della letteratura, insomma tutto ciò che per una vita ha sentito echeggiare nel suo mondo, fino a non molto tempo fa chiuso ad ogni diversità culturale e quindi così esclusivamente e magicamente orientale.
Non c’è mai traccia di delusione nei suoi occhi; sembra che tutto per lui sia stato all’altezza delle aspettative e così, quasi per magia, ogni cosa sembra anche a noi, per un fugace istante, potenzialmente positivo. Come non farsi contagiare dai loro sorrisi così intrisi d’infantile entusiasmo?
Per di più il turista nipponico è molto rispettoso delle regole, poco chiassoso, anzi direi poco loquace e quindi molto amato dai ristoratori e da tutto il personale che gira nel mondo del terziario e quindi della vendita dei servizi.

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