Greenpeace trasforma deposito nucleare in parco giochi

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L’Associazione denuncia la frenesia ideologica che guida la riapertura del nucleare nel nostro Paese

«Non giochiamo con il futuro dei nostri figli»: Greenpeace trasforma il sito di Scanzano Ionico, candidato ad accogliere scorie nucleari, in un parco giochi. Alla vigilia dell’apertura del G8 Ambiente di Siracusa, e a pochi giorni dal ventitreesimo anniversario del disastro di Cernobyl, nottetempo attivisti di Greenpeace hanno trasformato il sito in un parco per bambini, per ricordare al ministro Prestigiacomo e al governo che le scelte irresponsabili di questa classe politica stanno ipotecando il futuro dei nostri figli.
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Greenpeace denuncia la frenesia ideologica che guida la riapertura del nucleare nel nostro Paese: il Governo Berlusconi, infatti, propone al Parlamento una strategia di stampo «sovietico», basata su un approccio autoritario alle scelte di localizzazione, in spregio delle direttive europee e delle prassi internazionali. Tanto le normative già in vigore quanto quelle in discussione (il Ddl 1195) introducono elementi di militarizzazione nella gestione delle scorie e nella localizzazione dei siti, minimizzando le garanzie del sistema di controllo di sicurezza.

Grazie a questa impostazione, il tentativo del 2003 di portare le scorie italiane a Scanzano Jonico verrà ripetuto, ma con un quadro normativo rafforzato. Al contrario, Greenpeace chiede che il sito di Scanzano Jonico venga ripristinato così com’era prima della proposta di deposito, eliminando ogni minaccia sul futuro ambientale e socioeconomico della Basilicata. La direzione è quella tracciata da Barack Obama. Proprio poche settimane fa, infatti, il presidente Usa ha fermato il programma del deposito di Yucca Mountain, in Nevada, unico progetto esistente di deposito geologico, dove in venti anni sono stati spesi 8 miliardi di dollari circa senza aver risolto i numerosi problemi.

Greenpeace chiede la chiusura definitiva dei pozzi di Scanzano Jonico, come richiesto dagli enti locali e dalla Regione Basilicata, e di abbandonare definitivamente la stagione della gestione «militare» del nucleare. È necessaria l’apertura di una discussione democratica e partecipata sul futuro energetico dell’Italia. Gli obiettivi per le fonti rinnovabili ed efficienza energetica al 2020 valgono il triplo del piano nucleare del Governo e occuperebbero almeno 200mila persone, dieci-quindici volte l’occupazione indotta dal nucleare.

Dopo sessant’anni di ricerca, tutti i problemi del nucleare rimangono ancora irrisolti: dalla gestione delle scorie alla sicurezza degli impianti, dalla limitatezza delle risorse di Uranio agli altissimi costi di costruzione. Un ritorno dell’Italia al nucleare non servirà neppure per tagliare le emissioni di gas a effetto serra del 20 per cento al 2020, in quanto i reattori non entrerebbero in funzione prima di quella data.

«La politica energetica dell’Italia va esattamente nella direzione opposta rispetto agli impegni di riduzione delle emissioni di gas serra e di sviluppo delle fonti rinnovabili ? afferma Francesco Tedesco, responsabile delle campagna Energia e Clima di Greenpeace ?. Assistiamo infatti al ritorno a scelte sporche e pericolose, come carbone e nucleare».

«I pozzi di Scanzano vanno chiusi al più presto e la regione Basilicata deve annunciare pubblicamente che non è disponibile a subire nessun deposito nucleare sul proprio territorio» conclude Alessandro Giannì, Direttore delle Campagne di Greenpeace.

? La storia del sito per il deposito nucleare di Scansano Jonico

? La strategia nucleare «sovietica» del governo

(Fonte Greenpeace)