Se esistesse una «Carta delle faglie» sarebbe possibile stabilire quali aree del nostro Paese sono più a rischio. I geologi non sono preoccupati esclusivamente per la faglia di Paganica che ha causato il terremoto, quanto piuttosto per tutte le altre fratture presenti nell’area, che sono anche più importanti e potrebbero dare origine a terremoti più forti
Mentre sembra chiudersi la fase di emergenza, i geologi italiani riflettono sull’apporto delle scienze geologiche nella prevenzione dei sismi a partire dall’Aquila. Gran summit di geologi, infatti, ieri, per fare il punto sul dopo?terremoto. Tutti d’accordo che occorre predisporre quanto prima una «Carta delle faglie attive» nazionali, uno strumento che individui le zone più sensibili ai terremoti. Lo hanno detto il Dipartimento della Protezione Civile, l’Ingv, il Cnr, Istituti e Università, tutti convocati dall’Ispra-Servizio Geologico d’Italia per mettere in comune i dati raccolti nel corso degli ultimi due mesi e avviare