L’Amazzonia è ancora sfruttata

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E le tribù indigene che ancora non hanno avuto alcun contatto con l’uomo bianco rischiano di essere sterminate da malattie e germi per cui non hanno anticorpi

Gli Indios dell’Amazzonia peruviana hanno deciso di denunciare alla Corte costituzionale lo sfruttamento in un’ampia area di foresta, catalogata come «Blocco 67», dopo mesi di protesta e di blocco fluviale contro il progetto petrolifero dell’anglo-francese Perenco. L’associazione indigena Aidesep teme infatti che il faraonico progetto (per un investimento dichiarato di 2 miliardi di dollari) possa rivelarsi letale per le tribù indigene che ancora non hanno avuto contatti con l’uomo bianco, e che rischiano di essere sterminate da malattie e germi per cui non hanno anticorpi.

La compagnia anglo-francese nega che all’interno del Blocco 67 esistano tribù incontattate. Non è dello stesso avviso Survival Iternational, che con il commento del direttore generale dichiara: «è vergognoso che gli Indiani del Perù debbano rivolgersi al tribunale per farsi ascoltare dalla Perenco e dal governo. Dopo la tragedia di Bagua, le autorità promisero che avrebbero consultato i popoli indigeni prima di procedere con i loro enormi progetti, ma ancora una volta vanno avanti contro il volere della popolazione locale».

A Bagua lo scorso maggio sono scoppiati violenti scontri, con decine di vittime, quando l’esercito peruviano ha avuto ordine di stroncare la rivolta indigena.

La settimana scorsa la Commissione dell’Onu per l’Eliminazione delle discriminazioni razziali (Cerd) si era espressa in favore dei diritti indigeni, raccomandando al governo peruviano di non consentire lo sfruttamento di petrolio e gas nelle terre dei popoli indigeni senza il loro previo«consenso informato».

(Fonte Salva le foreste)