Senza foreste addio alle grandi scimmie

764
Tempo di lettura: 4 minuti

Bonobo, scimpanzé, gorilla e orango sono ormai in pericolo. Il Decalogo per la gestione sostenibile delle foreste

La gestione sostenibile delle foreste, quali quelle certificate secondo gli standard Fsc (Consiglio per la gestione forestale sostenibile), ha un ruolo vitale nella conservazione delle ultime grandi scimmie rimaste al mondo, ovvero bonobo, scimpanzé, gorilla e orango. È quanto emerge dall’ultimo rapporto promosso dal Wwf «Great Apes and Logging» reso noto oggi a livello internazionale che contiene un Decalogo di raccomandazioni per i Governi dei paesi importatori ed esportatori di legname, le imprese e i consumatori.

Il rapporto Wwf evidenzia infatti che le foreste certificate e gestite secondo gli standard Fsc (il marchio di qualità per la gestione responsabile delle foreste) ospitano e garantiscono la vitalità delle popolazioni di queste grandi scimmie allo stesso livello di parchi e riserve nazionali. E conferma che una gestione forestale in linea con gli standard Fsc è oggi lo strumento più importante per coniugare conservazione e utilizzo sostenibile di un patrimonio forestale mondiale depredato a ritmi allarmanti, con processi di deforestazione che negli ultimi 10 anni hanno distrutto milioni di ettari di foreste che ospitano ancora le grandi scimmie in paesi come Indonesia, Malesia, Repubblica Democratica del Congo, Gabon, Camerun e Nigeria (senza contare le altre aree forestali colpite dal taglio illegale come l’Amazzonia e i paesi attraversati dal Mekong dove le grandi scimmie non sono presenti).

Negli ultimi 50 anni, il numero di grandi scimmie esistenti al mondo si è dimezzato, tanto che tutte e quattro le specie di grandi scimmie (bonobo, scimpanzé, gorilla e orango) sono considerate «in pericolo» o «in grave pericolo» di estinzione. Per alcune di esse parliamo ormai di poche centinaia di esemplari rimasti, a volte isolati tra loro, minacciati soprattutto dalla caccia, dalle malattie e proprio dalla distruzione degli habitat. Proprio per questo, secondo il Wwf, la rete di aree protette e sistemi naturali in questi paesi deve essere strettamente correlata alla gestione di foreste certificate, che possono rappresentare un’estensione degli habitat esistenti oltre che «corridoi ecologici» di connessione tra habitat isolati, creando una rete adeguata di ambienti in cui le grandi scimmie possano vivere e riprodursi.

Le analisi scientifiche effettuate hanno confermato che se le foreste vengono correttamente gestite è possibile coniugare le esigenze della conservazione con il mantenimento del loro valore anche economico per le generazioni future.

Rispetto agli altri tipi di gestione forestale, il taglio responsabile nel rispetto dei principi Fsc offre una maggiore garanzia che siano mantenute condizioni adeguate di vita per le grandi scimmie. Nelle foreste tropicali, infatti, i principi Fsc consentono di rimuovere solo alcuni alberi selezionati, lasciando intatte le altre parti di foresta, e prescrivono che le condizioni di habitat per specie rare e minacciate siano preservate. Questo significa per esempio che alcuni alberi da frutto, importante fonte di cibo per le scimmie, vengono mantenuti intatti.

Con gli standard Fsc si possono risolvere anche la principale minaccia per le grandi scimmie, soprattutto in Africa, ovvero la caccia illegale: essi prescrivono, infatti, che bracconaggio e taglio illegale del legname siano sottoposti a controllo e invitano i Governi ad assicurare che chiunque sia trovato a cacciare illegalmente venga perseguito.

«Oggi più che mai serve una seria presa di responsabilità da parte delle nostre industrie del settore – ha dichiarato Massimiliano Rocco, responsabile Specie, Traffic e Timber trade del Wwf Italia -. L’Italia è uno dei più significativi importatori di legname da Indonesia, Malesia e dai Paesi del Bacino del Congo e molte nostre aziende sono direttamente impegnate nella gestione forestale nelle stesse aree, con concessioni forestali per milioni di ettari. Tutto questo si deve tradurre in un impegno verde delle nostre aziende, che manifesti il nostro reale interesse a tutelare il pianeta e le sue risorse per le generazioni future. Ancora oggi sono poche le aziende di settore certificate che garantiscono ai consumatori che il loro approvvigionamento non comporta taglio illegale, né la distruzione dell’ambiente o delle sue specie, nel rispetto dei diritti delle comunità locali».

Il decalogo per la gestione sostenibile delle foreste

Ai Governi dei Paesi che producono legname

– Adottare una pianificazione efficiente dell’utilizzo del territorio, che punti a creare una rete interconnessa di aree protette, aree gestite secondo gli standard Fsc e aree destinate agli usi delle comunità locali

– Promuovere la certificazione Fsc rendendola un prerequisito necessario per ottenere le concessioni di gestione forestale

– Rafforzare le leggi esistenti sul bracconaggio e il taglio illegale di legname

– Garantire la corretta applicazione della Cites e dei principi del protocollo Flegt.

Ai Governi dei Paesi che importano il legname

– Implementare l’utilizzo di legname e prodotti del legno certificati e garantire l’applicazione dei «green public procurement» affinché tutte le amministrazioni acquisiscano solo prodotti certificati e quindi di chiara origine

– Stimolare l’utilizzo di diverse specie di legno certificate, anche meno note, oltre alle poche che dominano il mercato, un metodo che consente di mantenere inalterata la composizione della biodiversità nelle foreste.

– Garantire la corretta applicazione della convenzione Cites e dei principi del protocollo Flegt.

Alle industrie del legname

– Puntare alla certificazione Fsc, magari affidandosi a organizzazioni che, come il Global Forest Trade Network del Wwf, possono rafforzare la loro competitività garantendo nuovi contatti con mercati e partner, un più alto grado di efficienza e performance ambientale, una riduzione dei rischi d’impresa

– Attuare un controllo effettivo sul taglio illegale di legname, sul bracconaggio e sul commercio di carne degli animali selvatici

Ai commercianti e consumatori dei prodotti forestali

– Fare pressione su fornitori e venditori per avere prodotti certificati Fsc

– Adoperarsi per promuovere le specie di legno certificate meno conosciute

Al Consiglio per la gestione forestale sostenibile (Fsc)

– Assicurarsi che le operazioni di certificazione rispondano esattamente ai requisiti Fsc

– Assicurare alti standard qualitativi, che garantiscano il mantenimento della biodiversità e la protezione di specie rare o minacciate, con particolare riferimento alla caccia sostenibile e al controllo delle attività illegali come il commercio della carne selvatica. Il Wwf ha stilato un elenco di raccomandazioni su come le linee guida Fsc nel Bacino del Congo potrebbero essere migliorate per assicurare che le grandi scimmie non siano minacciate dal taglio illegale di legname, presto disponibili su www.panda.org.

(Fonte Wwf)