In Veneto stop alla cementificazione

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Basta con le cittadelle artificiali. Fermare la speculazione alberghiera, «solo a Treviso le camere sono occupate per appena il 33%». Privilegiare le ristrutturazioni

Stop alle cittadelle artificiali: lo invoca la Confcommercio Veneto, che oggi, a Villa Braida di Zerman, in provincia di Treviso, ha inaugurato il suo road show intitolato «Il Veneto che vogliamo». Quella di oggi è stata la prima delle 7 tappe che l’associazione intende effettuare nei prossimi mesi nelle province del Veneto. Un convegno in ogni capoluogo per esprimere i progetti delle Piccole e Medie Imprese del Terziario sul futuro della nostra regione.

Tra i relatori di oggi, il vicepresidente nazionale di Confcommercio Francesco Colucci, il presidente di Confcommercio Veneto Fernando Morando, il presidente di Confcommercio Treviso Guido Pomini, il rettore dello Iuav (Università di Architettura di Venezia) Carlo Magnani e il presidente di Confturismo Veneto Marco Michielli.

Tra i politici, gli assessori regionali Renzo Marangon (Politiche per il Territorio) e Vendemiano Sartor (Politiche Economiche).

Al centro di questa prima tappa, il Pianto territoriale regionale di coordinamento. «Il fatto di aver creato tante, troppe cittadelle artificiali dedicate al commercio in aree periferiche, fuori dal tessuto urbano – ha spiegato il presidente di Confcommercio Veneto Fernando Morando – le ha fatte divenire nemiche delle città. E ora sono proprio le città a essere in crisi. Non siamo e non vogliamo essere la lobby del “no”, siamo consapevoli che bisogna andare avanti e bisogna fare, ma avendo l’accortezza di non distruggere, assieme al territorio di questa regione, anche i luoghi delle relazioni. Se in un certo momento storico è stato necessario soddisfare le esigenze del mercato con lo sviluppo di centri moderni di distribuzione organizzata, ora è urgente domandarci se non sia il caso di fermarci».

Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto e vicepresidente regionale di Confcommercio, ha invece invocato, chiedendola direttamente agli assessori regionali presenti, una moratoria alla cementificazione. «Nel Veneto ci sono migliaia e migliaia di case, uffici e capannoni invenduti – ha spiegato -. Sul fronte degli alberghi, solo a Treviso le camere sono occupate per appena il 33%. Bisogna fermare le speculazioni e ristrutturare l’esistente. Per quanto riguarda i centri commerciali, non sono contrario a priori – ha dichiarato Michielli -. È nella pluralità dell’offerta che si deve giocare il futuro. C’è comunque da chiedersi se vogliamo vivere dove la grande distribuzione è stata venduta in blocco ai francesi, che non hanno certo interesse a valorizzare i nostri prodotti locali. I centri urbani stanno perdendo i negozi tradizionali e la parte giovane della popolazione. Allo svuotarsi di un quartiere corrisponde l’invasione di una pressione migratoria che tende a creare dei micro-ghetti. Questo non sta avvenendo solo nelle grandi città, ma anche nelle località di mare. Si vanno perdendo quei rapporti che garantivano anche un certo controllo del territorio, in termini di sicurezza e servizi».

Guido Pomini, presidente di Confcommercio Treviso, ha sottolineato come la Marca Trevigiana, con 800 metri quadri di grandi superfici commerciali ogni mille abitanti abbia il più alto rapporto di concentrazione della grande distribuzione nel Veneto, che a sua volta, è la regione d’Italia più affollata di centri commerciali.

Tre invece sono i punti-cardine per il futuro delle città e del loro tessuto commerciale per il rettore dello Iuav Carlo Magnani: primo, superare la divisione tra il centro urbano e le parti esterne; secondo creare nuove forme di connessione tra le diverse parti della città attraverso i servizi alla persona, dai trasporti in poi; terzo cominciare a ragionare per sistemi e non per aree.

Gli assessori regionali Vendemiano Sartor e Renzo Marangon hanno ricordato come oggi la Regione del Veneto abbia consentito l’insediamento di grandi strutture di vendita in forma di centro commerciale, in deroga alla normativa regionale, solamente a condizione che il 50% della superficie (massimo 4mila metri quadrati) sia destinata ad esercizi di vicinato e al recupero edilizio di immobili già esistenti. «È mia intenzione – ha anticipato Vendemiano Sartor – presentare alla Giunta regionale un disegno di legge con alcune proposte che muovono nella direzione di una maggiore sinergia tra commercio e città e che permettano l’insediamento delle gradi strutture di vendita in zone che non sono tradizionalmente vocate ad ospitare la grande distribuzione, ma che necessitano di una rivitalizzazione attraverso l’introduzione di soluzioni di forte attrattività».

La nuova normativa regionale vuole conciliare l’esigenza di dare nuova linfa alla rete commerciale del tessuto urbano con l’urgenza di riqualificare delle aree degradate e con strutture dismesse. «In questo modo – ha sottolineato l’assessore Renzo Marangon – si andrà a superare la rigida previsione di insediamento delle grandi strutture di vendita limitata esclusivamente alle zone produttive e ai centri storici naturalmente con alcune limitazioni e nel rispetto pieno delle norme urbanistiche e ambientali». Con la stessa normativa che sarà vagliata dalla Giunta regionale, la Regione del Veneto vuole mettere a regime un sistema di misure di carattere finanziario per la realizzazione di programmi integrati di riqualificazione commerciale.

La prossima tappa del road show di Confcommercio Veneto si svolgerà a Longarone, in provincia di Belluno, nel mese di ottobre.

(Fonte Confcommercio Veneto)