L’acqua ad uso potabile non è inquinata

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È ciò che ha affermato l’assessore regionale all’Ambiente nella dichiarazione fatta per controbbattere le voci che sostenevano che l’acqua fosse inquinata

L’assessore regionale all’Ambiente della regione Basilicata, Vincenzo Santochirico, ha dichiarato quanto segue, dopo le agitazioni avvenute i giorni scorsi.

«Il fallimento del maldestro tentativo di allarmare gli abitanti della Basilicata sostenendo che l’acqua destinata ad uso potabile fosse inquinata, se non addirittura avvelenata, sta producendo improbabili prese di posizione che, per la loro evidente contradditorietà, non giovano alla credibilità di chi le mette in giro. Prima, infatti, si è sostenuto che l’inquinamento fosse stato appurato dai dati ufficiali dell’Arpab; adesso che i fatti hanno smentito questa possibilità, viene detto, al contrario, che di analisi ne servono altre.

Pur trattandosi di un argomento sul quale non possono essere concesse né leggerezze e improvvisazioni, né strumentalizzazioni, il consigliere Napoli non esita ad alimentare la confusione. A fronte dell’univoca, chiara e netta presa di posizione di tutti i soggetti istituzionalmente preposti a garantire la qualità dell’acqua, Napoli vorrebbe ora che l’acqua degli invasi non fosse nemmeno potabilizzata (così come invece è normale che avvenga) prima di arrivare ai rubinetti di casa.

Personalmente, al contrario del consigliere Napoli e di quanti hanno inventato il caso, sono convinto che la strada della chiarezza e della responsabilità sia sempre quella giusta e che i comportamenti debbano essere conseguenti. Così, al diffondersi della notizia ho ritenuto di fare tutto quanto fosse in mio dovere, convocando i direttori generali dell’Arpab e di Acquedotto Lucano, e inviando alla Procura della Repubblica tutta la documentazione relativa all’analisi delle acque degli invasi lucani e a quelli che hanno generato il presunto caso. Sarà la Procura, eventualmente, ad adottare i provvedimenti di competenza.

Inoltre, per dissipare ogni ulteriore dubbio circa la qualità e la salubrità delle acque lucane, trattandosi di un bene che entra quotidianamente nelle case dei cittadini, ai quali bisogna garantire la massima trasparenza, ho ritenuto eccezionalmente di chiedere ai professori dell’Università della Basilicata, Aurelia Sole e Salvatore Masi, una valutazione terza.

Il responso, in riferimento ai dati Arpab di novembre 2009, è il seguente: i parametri di contaminazione da scarichi civili sono estremamente bassi. Ad esempio il contenuto di sostanza organica, inferiori a 2-3 mg litro come Bod5 (la domanda biochimica di ossigeno, comunemente il periodo d’analisi è di 5 giorni), colloca le acque in esame ai livelli di ruscello di alta montagna. Lo stesso contenuto in ammoniaca inferiore a 0,05 mg/l, composto derivante prevalentemente da scarichi fognari non trattati, denota il buon funzionamento dei sistemi di trattamento degli insediamenti urbani a monte degli invasi. Sempre per quanto riguarda gli indicatori di contaminazione da scarichi civili si evidenzia la bassissima presenza di nitrati che per gli invasi ad uso potabile è inferiore a 0,5 mg/l contro i 5-10 delle comuni acque minerali.

Il contenuto dei principali indicatori di contaminazione da scarichi industriali, metalli pesanti cloruri, solfuri e composti organici complessi, sono estremamente bassi ai limiti di rilevabilità dei più sofisticati strumenti analitici.

I parametri di qualità biologica quali la saturazione dell’ossigeno, sempre superiore all’85%, l’assenza di colore ed odore, la quasi totale assenza di fosfati (causa dell’eutrofizzazione) e di solidi sospesi, indicano un complessivo stato ambientale ed ecologico più che buono.

Una considerazione a parte va fatta per la presenza di coliformi totali. Questi, a livello di qualche centinaio, vanno considerati più che normali in un ambiente biologicamente vivo quale è un lago. Per assurdo una loro completa assenza, laddove non imputabile alla completa sterilità dell’ambiente, farebbe presupporre una forte biotossicità delle acque stesse. Nel caso in esame l’assenza di coliformi e streptococchi fecali è il dato significativo per un giudizio sulla qualità delle acque in rapporto alla contaminazione di origine fecale. Anche i valori dell’ordine del migliaio riscontrati alla presa di Savoia non rappresentano particolari condizioni di rischio per la salute umana considerando che anche dal pascolo brado provengono microorganismi fecali ed è facile che questi si ritrovino in acque fluenti o in piccoli invasi a forte ricambio».

(Fonte Regione Basilicata)