La Puglia chiude le comunità montane

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Stop agli sprechi. La legge regionale prevede in sostituzione delle Comunità montane l’istituzione di un’organizzazione denominata Unione dei Comuni. I dipendenti migreranno verso altre amministrazioni

Troppi sprechi e necessità di razionalizzare il tutto, questi i motivi che hanno indotto la maggioranza consiliare della Regione Puglia a introdurre nel cosiddetto «Omnibus» (disegno di legge regionale inclusivo di numerosi provvedimenti) la soppressione delle sei Comunità montane, già precedentemente soppresse e successivamente reintegrate dalla sentenza della Corte Costituzionale n. 237 del 24 luglio 2009, che ha «riabilitato» le comunità montane di alcune regioni (Lazio, Veneto e Puglia) che erano state soppresse, a causa della mancata riforma territoriale.

La legge regionale prevede in sostituzione delle Comunità montane l’istituzione di un’organizzazione denominata Unione dei Comuni: tali organismi saranno più snelli e meno onerosi per le finanze pubbliche, ma di fatto eserciteranno la stessa tutela sul territorio fino ad oggi compito delle Comunità montane. In caso di mancata costituzione delle Unioni dei Comuni le competenze passeranno alle Province, che dovranno perseguire senza oneri finanziari gli obiettivi che erano propri dell’ente soppresso.

Dunque questo provvedimento marcia sulla strada dell’abbattimento di quelle spese inutili o perlomeno esose, tra cui i costi della politica e degli enti parastatali, tra le varie voci dei bilanci pubblici, che saltano maggiormente all’occhio.

La soppressione delle Comunità montane ha comportato, però, anche un problema sociale, di fatto i lavoratori, fino ad oggi in organico presso gli enti montani pugliesi, saranno costretti a migrare presso altre amministrazioni regionali come spiega in una nota l’assessore regionale alla Trasparenza Guglielmo Minervini, il quale ha dichiarato che «Averlo fatto senza lasciare soli i lavoratori è stato per noi un motivo di ulteriore soddisfazione. Per far fronte, infatti, al mancato trasferimento dei contributi statali sui quali il governo ha imposto una stretta e che lasciava a terra i lavoratori, la Regione ha stanziato – continua Minervini – un contributo straordinario di 2,2 milioni di euro che servirà al governo di questa fase transitoria, in cui il personale dipendente potrà avanzare istanza di mobilità presso gli altri enti».