Più belle fuori ma più brutto l’ambiente

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Però i cosmetici eco-biologici sono un’alternativa valida ai prodotti che popolano gli scaffali dei nostri bagni. Ecco come si fa a riconoscerli

Vi siete mai chiesti che cosa contengono i cosmetici che usate ogni giorno per la detersione e la cura del vostro corpo? Spesso questi prodotti non sono così «naturali» come professano di essere, ed acquistare i nostri cosmetici rivolgendosi ad un’erboristeria spesso non basta.

Affinché un prodotto cosmetico sia davvero «naturale» occorre che questo sia eco-bio-compatibile, ossia che abbia un impatto ambientale più basso possibile e che sia affine alla nostra pelle ed ai suoi bisogni.

I cosmetici eco-biologici rappresentano un’alternativa decisamente valida alla miriade di prodotti che popolano gli scaffali dei nostri bagni. Ma come si fa a sapere se un prodotto rispetta davvero noi stessi e il nostro ambiente? Il primo passo da fare è quello di leggere l’Inci (International nomenclature of cosmetic ingredients) che ogni prodotto, per legge, deve riportare sulla sua confezione; si tratta, in sostanza, della lista delle sostanze presenti nel prodotto elencate in ordine di quantità (gli ingredienti riportati per primi sono stati utilizzati, per formare il prodotto, in quantità maggiore rispetto agli ultimi elencati).

Il Biodizionario

È ovvio, però, che questi ingredienti vadano in qualche modo decifrati. Per fare ciò, il metro di giudizio su cui basarsi è rappresentato dal Biodizionario, un database ideato da Fabrizio Zago, celebre chimico industriale e consulente Ecolabel, che raccoglie in ordine alfabetico tutte le sostanze che possiamo trovare nei nostri cosmetici.

Il Biodizionario spiega la tipologia e la funzione di ognuna di queste sostanze; inoltre, a fianco di ogni ingrediente elencato si trova il cosiddetto «semaforo», il cui colore cambia in base alla pericolosità (sia per noi sia per il nostro ambiente): si va dal doppio semaforo verde delle sostanze non dannose in alcun modo al doppio semaforo rosso delle sostanze estremamente pericolose.

Le sostanze pericolose

Parlando di pericolosità, ecco quali sono le principali sostanze che si consiglia di evitare:

– i siliconi (i cui nomi in Inci terminano quasi sempre in «-one» e «-xane»);

– gli etossilati, ovvero ingredienti in parte petroliferi (quelle sostanze che, in Inci, contengono la particella «-eth-»);

– gli ingredienti sintetici (che spesso contengono la particella «-iso-»);

– gli ingredienti che possono formare nitrosamine, ossia composti organici potenzialmente cancerogeni (di solito sono le catene di Dea, Mea, Tea e Mipa, che troverete sempre scritte in stampatello);

– i conservanti che rilasciano formaldeide, altra sostanza cancerogena (ad esempio Imidazolidinyl Urea e Dmdm Hydantoin);

– antiossidanti come Bha e Bht, sospettati anch’essi di essere cancerogeni;

– paraffina («paraffin», «paraffinum liquidum», «mineral oil»), petrolio («petrolatum») ed i loro derivati (i vari «Peg-» e «Ppg-», sempre scritti in stampatello, seguiti da una cifra che varia in base al numero di molecole che vi si legano: più alto è il numero, più è elevato il livello di etossilazione).

Le certificazioni

Questi sono i principali ingredienti che si ritrovano spesso e volentieri nei cosmetici non eco-biologici. È opportuno ricordare che molte di queste sostanze, oltre ad essere potenzialmente cancerogene, non sono biodegradabili e quindi sono tossiche per la fauna acquatica (ma non solo), senza contare i vari problemi, per così dire, «minori», che possono manifestarsi sulla nostra pelle in seguito all’uso di cosmetici che contengono tali sostanze: occlusione dei pori e quindi una non corretta traspirazione, comedoni, dermatiti, allergie e chi più ne ha più ne metta.

Le aziende che producono cosmetici eco-biologici, invece, scelgono i loro ingredienti in modo che questi siano il più delicati possibile sulla nostra pelle e che abbiano un impatto ambientale minimo: oli vegetali, oli essenziali puri in percentuali basse, tensioattivi non aggressivi, profumi e coloranti non di sintesi, conservanti non pericolosi etc. Molte di queste aziende, infine, hanno ottenuto per i loro prodotti la certificazione da parte degli organismi di controllo qualificati: privilegiando il panorama italiano, è opportuno citare aziende quali Verdesativa, che vanta per i suoi prodotti le certificazioni CoCoNat (Cosmesi Controllata Naturale), Vegan e LeAL (Lega Antivivisezionista), Bioearth e Fitocose, i cui cosmetici sono certificati Aiab (Associazione italiana per l’Agricoltura biologica) e Bjobj, azienda certificata Aiab/Icea (Istituto per la certificazione etica e ambientale).

Insomma, cambiare le nostre abitudini in fatto di cosmetici, e poter quindi diminuire almeno in parte l’impatto ambientale delle nostre azioni quotidiane, non è così impossibile come a prima vista può sembrare. È importante, tuttavia, documentarsi a fondo e non lasciarsi ingannare da chi espone a caratteri cubitali la dicitura «naturale»… Non è tutto oro quello che luccica!