Il lago Tanganika stressato dal riscaldamento

765
Tempo di lettura: 2 minuti

Un riscaldamento record che non si era mai verificato negli ultimi 1500 anni. Temperatura in aumento ed overfishing porteranno, di questo passo alla morte del lago e, di pari passo, all’acutizzarsi dei problemi di cibo ed alimentazione delle popolazioni africane

Analizzando le carote di sedimenti del Lago Tanganika in Africa, i ricercatori dell’Università dell’Arizona assieme a ricercatori africani, hanno ricostruito la temperatura delle acque del lago e la sua produttività biologica degli ultimi 1500 anni.

Dallo studio dei sedimenti, tra l’altro, è stato possibile ricostruire anche gli eventi di grandi incendi boschivi che sono successi nel passato nei dintorni del lago. Da queste analisi i ricercatori si sono accorti che la temperatura superficiali delle acque del lago hanno raggiunto un riscaldamento record, che non si era mai verificato negli ultimi 1500 anni. Infatti, fino all’anno 1900 la temperatura del lago non ha mai superato i 24,3°C. A partire dal 1900 la temperatura è andata via via aumentando fio ai 26°C del 2003, ultimo anno di misure effettuate.

Poiché l’acqua calda, più leggera dell’acqua fredda, è in superficie e fa da «coperchio», impedendo i moti di rimescolamento verticale, le acque più profonde sono diventate via via più anossiche, cioè più povere di ossigeno. Il che ha portato in parte all’eutrofizzazione ma soprattutto ad una perdita di produttività biologica in quest’ultimo secolo ed ancor più in questi ultimi anni.

A parte il danno agli ecosistemi lacustri, la principale conseguenza è stata quella di un declino della popolazione di pesci, che sono l’alimento proteico principale, se non unico, delle popolazioni del Burundi, Tanzania, Zambia e Congo.

La minore disponibilità di pesce, d’altra parte, alimenta una maggiore pesca intensiva, che ha raggiunto le 198mila tonnellate per anno, un valore questo superiore a 20 volte quello della pesca nei grandi Laghi americani. Temperatura in aumento ed overfishing porteranno, di questo passo alla morte del lago e, di pari passo, all’acutizzarsi dei problemi di cibo ed alimentazione delle popolazioni africane.

La ricerca è stata finanziata dalla National Science Fundation degli Usa e sarà pubblicata nel numero di giugno della sezione «Nature Geoscience» della rivista «Nature». (V. F.)