L’Etna, come evitare vittime e danni materiali

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La mappa consentirebbe di estrarre scenari riguardanti specifici settori del vulcano permettendo di affrontare in modo nuovo la pianificazione e l’uso del territorio etneo

Poter prevedere quando ci sarà un’eruzione e comprendere il luogo in cui la stessa avverrà, non è cosa facile in vulcani come l’Etna, nei quali l’attività eruttiva si manifesta sia dalla sommità sia lungo i suoi fianchi, in settori anche molto distanti tra loro. L’individuazione delle aree a rischio di nuove eruzioni resta però, anche se di difficile identificazione, un aspetto di fondamentale rilievo per evitare vittime umane e limitare danni materiali. Questi i temi pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale «Journal of Geophysical Research» in un articolo dal titolo «Predicting the impact of lava flows at Mount Etna, Italy».

In questo lavoro, riferisce Marco Meri in una nota dell’Ingv, «è presentata una nuova mappa di suscettibilità all’invasione lavica riguardante alcuni settori molto antropizzati del vulcano, elaborata sulla base di un affidabile modello di calcolo realizzato per la simulazione di flussi di lava dell’Etna». La mappa consentirebbe di estrarre scenari riguardanti specifici settori del vulcano, traendo informazioni da un database utilizzato per le simulazioni computerizzate. Questo processo permetterebbe di affrontare in modo totalmente nuovo la pianificazione e l’uso del territorio etneo, quantificando in tempo reale l’impatto di un’eruzione futura e stimando l’efficacia delle possibili misure di protezione esistenti e/o eventualmente da adottare. Lo stesso Neri prosegue dicendo: «L’Etna è un vulcano antropizzato da millenni, per cui esiste un record storico delle eruzioni abbastanza ampio ed affidabile, almeno per gli ultimi 400 anni. I dati di cui abbiamo tenuto conto sono numerosi e tutti sono stati elaborati statisticamente ed inseriti in un modello di calcolo computerizzato al quale da anni lavorano i colleghi dell’università della Calabria coordinati da G. M. Crisci e che consente di simulare l’espansione di nuovi flussi lavici che scaturiscono da ipotetiche bocche eruttive laterali».

La mappa della suscettività dell’invasione lavica, ossia della probabilità con cui un determinato territorio può essere raggiunto dalla lava, è stata estratta dall’elaborazione numerica di oltre 40.000 dati. Nell’articolo vengono anche citate le poche colate arrivate al mare nella storia eruttiva recente dell’Etna. Queste ultime a livello probabilistico sono piuttosto rare, ma certamente non sono impossibili e pertanto nello studio statistico devono essere prese in opportuna considerazione a corredo delle più evidenti risultanze della continua attività eruttiva sommitale del vulcano. Articolo, questo, di grande prestigio che dimostra la stretta collaborazione tra i ricercatori dell’Università della Calabria e quelli dell’Ingv; perché la ricerca italiana non è mai fine a stessa ma i risultati sono sempre al servizio di tutti.