Per i parchi meno di un caffè all’anno per ogni italiano

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È la quota destinata dalla finanziaria. In questa maniera moriranno tutti gli Enti. Le associazioni di rappresentanza del mondo delle aree protette e ambientaliste denunciano il dimezzamento dei fondi previsto dalla finanziaria e fanno tre richieste

La finanziaria colpirà anche le aree protette nonostante lo Stato spenda ad oggi per i Parchi nazionali l’esatto equivalente di un caffè all’anno per ciascun italiano.

Per parchi nazionali, riserve statali, è previsto infatti un taglio del 50% degli stanziamenti per il 2011. Un grave colpo anche alla Strategia nazionale per la Biodiversità!

Il Popolo dei Parchi non rimane indifferente davanti alla crisi economica e ai sacrifici necessari a superarla, ma la medicina, il rimedio, non deve essere uguale per tutti altrimenti il rischio è quello di sterminare le aree protette, che pur essendo in forte sofferenza, riescono ancora a garantire un efficace presidio a tutela della natura sul territorio!

Secondo le associazioni firmatarie, sia ambientaliste sia di rappresentanza del mondo delle aree protette i già limitatissimi finanziamenti per i parchi non possono essere ulteriormente ridotti, pena la morte certa di un paziente in molti casi agonizzante.
Le aree marine protette sono senza certezza di finanziamento da molti anni, e ad oggi sembrano essere scomparsi i fondi ad esse destinati, mentre i parchi nazionali hanno uno stanziamento di bilancio estremamente esiguo.

Immaginiamo che, come già avvenuto per i beni culturali, il taglio sia avvenuto all’insaputa del Ministro. L’auspicio è che si tratti di un errore materiale, che il ministro Prestigiacomo provvederà a recuperare, ma anche in questo caso resta l’ulteriore taglio del 10% lineare su tutte le spese, previsto per tutti i Ministeri, senza alcuna valutazione degli effetti e senza alcun sforzo di operare su realtà diverse con metro specifico (tutti uguali, i grandi e di piccoli, realtà molto diversificate).

Dal punto di vista finanziario i Parchi sono già allo stremo e il taglio del 10%, che si somma agli analoghi ripetutamente fatti negli scorsi anni, porta gli Enti Parco sotto il livello della sopravvivenza e soprattutto colpisce anche gli Enti che negli anni hanno adottato misure di risparmio. L’eventuale taglio del 50% poi non consentirebbe neanche di ottemperare agli obblighi contrattuali in essere con il personale, per le sedi, per la sorveglianza, per la gestione dei mezzi. Insomma tutte le realtà economiche che ruotano intorno alle aree protette, le cooperative per l’educazione ambientale, per il turismo, per tutti gli altri servizi connessi alla conservazione della natura, nonché i posti di lavoro presso gli enti, subirebbero un gravissimo collasso. Pensiamo ad esempio alle decine di Parchi Naturali Regionali già ora con personale di sorveglianza insufficiente o addirittura completamente assente e ai riflessi sulle funzioni di tutela che il blocco delle assunzioni comporterebbe.

Ma quello che appare più grave è che mentre da una parte si sbandiera la necessità di far meglio funzionare l’Amministrazione pubblica, dall’altra si colpisce indifferenziatamente, proibendo la realizzazione di attività strategiche per la promozione del territorio. Non si capisce, infatti, come i parchi possano aiutare territori depressi o marginali a trovare una strada autonoma per lo sviluppo sostenibile, se non si possono organizzare iniziative, convegni, fare pubblicazioni o incontrare la gente nel paese fuori dall’orario di ufficio.

Noi crediamo, invece, nel ruolo propulsivo delle aree protette, della gente dei parchi, crediamo anche che nella pubblica amministrazione ci sia tantissima gente che lavora ed opera per il bene comune, per uno stipendio che spesso non è in grado di garantire la stessa sopravvivenza di una famiglia. In questi quasi 20 anni dall’entrata in vigore della legge 394/91 i parchi sono stati forti attrattori di risorse comunitarie e anche private verso territori dimenticati e sono, guarda caso, tra le poche realtà italiane dove il countdown 2010 per l’arresto della perdita di biodiversità non è fallito.

Le richieste

– Chiediamo che il taglio del 50% non vada a interessare i parchi e le altre aree protette altrimenti non ci saranno nemmeno i fondi per pagare gli stipendi e le attività di conservazione delle specie e degli habitat e che venga data soprattutto alla Aree Marine, maggiore certezza rispetto ai trasferimenti

– Chiediamo con forza che i limiti imposti alle pubbliche amministrazioni, i tagli generalizzati ai Ministeri, le riduzioni dei personale, non si applichino agli Enti Parco, che già hanno contribuito negli anni con pesantissimi tagli, o che almeno si applichino solo alle risorse finanziarie trasferite dallo Stato, altrimenti verrebbe meno qualunque stimolo anche all’autofinanziamento di questi piccoli enti che gestiscono i gioielli naturali del Paese.

– Chiediamo che nell’Anno internazionale della biodiversità, ogni attività scientifica per la tutela di fauna, flora e habitat resti esclusa dal «blocco» degli studi e delle consulenze, poiché non è possibile attivare alcuna ricerca scientifica seria senza uno studio, né attivare partnership internazionali di spessore senza missioni all’estero, oppure limitare ogni attività formativa all’esclusiva della Scuola Superiore per la Pubblica Amministrazione. Non solo, ma è fondamentale che vi siano assegnate ai Parchi risorse mirate a indagini e monitoraggio della biodiversità, per evitare che la Strategia Nazionale rimanga senza attuazione.

Del resto notiamo la differenza tra un Paese europeo e l’altro. Mentre la «ricca» Germania taglia le spese militari per far fronte alla crisi, la «non ricca» Italia taglia i soldi ai Parchi…

Hanno aderito: Wwf, Legambiente, Unione per i parchi e la natura d’Italia, Marevivo, Cts, Aidap (Associazine italiana direttori e funzionari aree protette), 394 associazione nazionale dipendenti aree protette, Aigap (Associazione italiana guardaparco), Istituto Pangea onlus, Lipu, Italia Nostra, Fai.

(Fonte Wwf)