Il ddl intercettazioni non fa bene all’ambiente

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L’Associazione chiede che non venga approvato perché molti reati non potrebbero essere più scoperti poiché non rientrano tra quelli elencati dal disegno di legge

Il Wwf Italia, che da oltre 40 anni lavora e collabora con la Magistratura e le forze dell’ordine per la lotta agli ecocriminali, chiede che non venga approvata la nuova legge sulle intercettazioni e non venga ulteriormente «oscurata» la lotta ai crimini ambientali che è un dovere che ci chiede anche l’Europa.

Le intercettazioni sono uno strumento indispensabile anche per fermare i crimini ambientali.

Sono infatti numerosissimi i casi di importanti processi per grandi inquinamenti industriali, traffici di rifiuti e sostanze pericolose, scempi territoriali come cave abusive, cementificazioni illegali che sono nati a seguito di pazienti e lunghe indagini svolte anche attraverso le intercettazioni.

Se malauguratamente venisse approvata la nuova legge, verrebbero meno le garanzie per la tutela della salute di tutti e dell’ambiente che ora sono invece assicurate dalle regole in vigore.

Perché?

Molti dei reati cosiddetti «ambientali» non potrebbero essere più scoperti tramite questo strumento, perché non rientrano tra quelli elencati dal disegno di legge sulle intercettazioni.

Poi perché molti e gravi reati ambientali nascono non da un evento diretto (ad esempio l’industria che scarica sostanze inquinanti in un fiume), ma da reati fiscali o amministrativi (falsi documenti, autorizzazioni illegali, corruzioni di pubblici amministratori, truffe). Spesso quindi gli inquirenti riescono a scoprire casi gravi di inquinamento attraverso intercettazioni svolte su pubblici amministratori per reati cosiddetti «minori».

Infine, e questi sono i casi più gravi, si spunterebbero anche molte armi investigative per la lotta alle «ecomafie». È noto a tutti che la grande criminalità organizzata gestisce molti dei misfatti ambientali che si compiono sul nostro territorio e che sono causa di inquinamenti, distruzioni territoriali, spesso anche di morti (si pensi alle speculazioni edilizie nel sud ed al conseguente dissesto territoriale che continua a causare tragedie come quelle di Messina).

È meno noto però che molto spesso gli «ecomafiosi» ed i loro complici vengano scoperti attraverso indagini compiute su altri fatti non direttamente collegati.

In altre parole: difficilmente oggi un’indagine nasce ipotizzando da subito il reato di associazione mafiosa. È più frequente che da un caso di estorsione, incendio, minacce si arrivi alla contestazione del più grave reato associativo, dietro al quale spesso si nascondono i grandi traffici di rifiuti, le speculazioni selvagge e le mille e sempre più sofisticate maniere che i «criminali ambientali» escogitano per lucrare a danno dell’ambiente e della salute.

(Fonte Wwf)