Dimmi cosa compri e ti dirò quanto inquini!

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Il Wwf in collaborazione con Università della Tuscia e II Università di Napoli ha realizzato «Il carrello della spesa virtuale» che consiste in un semplice «giochino» on-line dove si calcola la quantità di CO2 eq emessa in atmosfera dai prodotti che si comprano normalmente

– In che modo le vostre scelte alimentari influiscono sul cambiamento climatico?

– Lo sai che la produzione alimentare in Europa è responsabile di quasi 1/3 delle emissioni di gas a effetto serra?

Da queste, e da altre domande, è nato il progetto «carrello virtuale della spesa» realizzato dal Wwf in collaborazione con l’Università della Tuscia e la II Università di Napoli.

Il progetto consiste in un semplice «giochino» on-line dove, dopo aver inserito un indirizzo mail, si inizia una spesa virtuale inserendo nel carrello i prodotti che normalmente compriamo al supermercato. A «fine spesa virtuale» si ottiene come scontrino i Kg di CO2 equivalente che vengono emessi in atmosfera da ogni singolo prodotto comprato, con accanto i grafici che indicano la CO2 emessa dalla spesa divisa per i diversi generi alimentari e la CO2 liberata dall’imballaggio, che differenza di quello che si può pensare, ha un impatto non trascurabile!

Questo per rendere tutti i consumatori consapevoli che anche facendo la spesa si possono fare le scelte giuste per limitare l’emissione di CO2 in atmosfera e quindi limitare la propria impronta ecologica.

Alla base della «spesa virtuale» ci sono i risultati dello studio effettuato dall’Università della Tuscia relativi all’«analisi del contributo del settore agro-alimentare alla emissioni di gas serra». Dallo studio è emerso che il settore agricolo produce il 19% delle emissioni di gas serra su scala nazionale, dei quali la produzione agricola (fertilizzanti ed energia per la produzione principalmente) produce il 45% della CO2 di tutto il settore, seguito dal trasporto dei prodotti con il 19%, l’allevamento (fermentazione enterica e letame) con il 18% e il 13% dovuto agli imballaggi.

Per quanto riguarda la produzione, i prodotti coltivati in serra costituiscono la maggior fonte di emissione, nel caso del pomodoro, per esempio, il fattore di emissione è 60 volte più elevato per il pomodoro coltivato in serra.

Per quanto riguarda il trasporto è stato evidenziato che la maggior parte della produzione agricola fresca (circa il 98%) viene trasportata ad una distanza maggiore dei 50 Km dal luogo della produzione, e questo porta ad elevate emissioni soprattutto se queste avvengono su strada, mentre i valori si abbassano se avvengono su rotaia. L’importazione dei prodotti agricoli produce una emissione di 13 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 eq/anno e rappresenta il 67% delle emissioni dovute ai trasporti.

L’impatto dovuto al packaging è invece pari al 13%, un valore non trascurabile, ma sul quale non si riesce ad essere precisi in quanto esso dipende dalle politiche di riciclo e recupero degli stessi nelle diverse località. Infatti promuovendo e migliorando i processi di riciclo e recupero, a livello locale dei materiali come il vetro, che risulta essere l’imballaggio a maggior impatto, l’alluminio che è il meno impattante, e la carta il più diffuso, si potrebbero ottenere risultati molto rilevanti.

Dallo studio emerge che ogni cittadino italiano contribuisce con circa 1.778 Kg di CO2 eq/anno al bilancio delle emissioni nazionali.

Il settore agro-alimentare è però un settore in cui diminuendo le cause di tali elevati valori di CO2 eq (diminuzione dei fertilizzanti, gestione sostenibile degli allevamenti, ottimizzazione dei trasporti, ecc.) si possono ottenere risultati importanti, tali da far diventare tale settore virtuoso nell’ambito della sostenibilità ambientale.

Da questi punti chiave è stato possibile, quindi, creare il calcolo virtuale della CO2 eq per singolo prodotto «acquistato» virtualmente. Anche se il calcolo è effettivamente molto generalizzante riesce comunque a dare l’idea di quanto sia importante fare una spesa critica, una spesa che consideri il prodotto dalla fase di «nascita» fino alla fase di recupero e riciclo. Il carrello virtuale è un modo per educare, soprattutto i ragazzi, e non solo, ad una vita sostenibile.

Un ulteriore impatto nella spesa è dovuto al tipo di prodotto che si mette nel carrello, e il Wwf consiglia di evitare il patè de fois gras (che comporta enormi sofferenze agli animali),i datteri di mare dei quali è vietata la detenzione e il consumo e la cui estrazione provoca la distruzione alle scogliere marine, le aragoste che sono a rischio estinzione, e il caviale, prodotto con uova di storione, un pesce già commercialmente estinto in molte aree e sovrasfruttato. Si consiglia un consumo moderato di carne, soprattutto quella bovina per limitare gli allevamenti intensivi che producono grandi emissioni di CO2 e l’uso eccessivo di carne fa anche male alla salute.

Scegliere quindi una dieta che possa farci comprare prodotti più sani ma anche più rispettosi dell’ambiente, consumando principalmente prodotti vegetali di stagione e locali (a Km zero) preferendo quelli con pochi imballaggi, limitando i cibi surgelati e non comprando cibo in eccesso.

Non dimenticando infine di usare sacchetti riciclabili evitando così quelli in plastica (che da gennaio 2011 saranno eliminati fino a fine «scorta»!).