Il valore economico della biodiversità e degli ecosistemi

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La perdita di biodiversità crea effetti sulla struttura e sulle funzioni di molti ecosistemi, con conseguenze che l’economia non può più sottovalutare

«Il valore economico della biodiversità e degli ecosistemi». Questo il titolo del volume realizzato da Ispra, avente come obiettivo quello di dare una definizione di biodiversità che possa inserirsi in modo utile in un contesto più ampio rispetto al passato che metta in evidenza i suoi stretti legami con la sfera economica e socio-istituzionale.

Fino a tempi abbastanza recenti, la valutazione economica dell’ambiente, e in particolare, della biodiversità, non ha raffigurato un argomento di interesse per gli attori del mondo socio-economico e politico. Oggi, però, siamo sempre più coscienti che la perdita di biodiversità crea effetti sulla struttura e sulle funzioni di molti ecosistemi, con conseguenze che l’economia non può più sottovalutare.

Il manuale è articolato in 4 capitoli e gli stessi affrontano tematiche che spaziano dall’affrontare la questione relativa alle conseguenze della perdita di biodiversità e dalla necessità di attivare politiche di conservazione della stessa, al descrive le finalità e le differenze procedurali della conservazione; dal proporre alcune esperienze significative nazionali e internazionali, allo spiegare i benefici connessi alla conservazione e i metodi attualmente disponibili per la valutazione economica.

Ma, perché la biodiversità non ha mai avuto una valutazione economica?

Bene, secondo le leggi che guidano l’economia, un bene, per avere valore economico, deve essere in quantità limitata. Finora la biodiversità è stata considerata come una risorsa caratterizzata da scarsità relativa e da sostituibilità.

Il «pensiero ecologico» e quello dell’«economia dell’ecologia», ovviamente, non sono d’accordo, ritenendo la biodiversità connotata da scarsità assoluta e la risorsa biologica non sostituibile.

Di fatto, la valutazione economica della biodiversità, però, crea molti problemi. La strada da percorrere appare quella della valutazione economica degli impatti legati alla perdita di biodiversità.

Ma allora praticamente, come possiamo conservare la biodiversità?

L’economia può essere in grado, da sola, di trovare gli strumenti più opportuni per la sua conservazione solo se questa viene considerata unicamente come una fonte di materie prime per i processi produttivi e di rendita. Se tale considerazione si estende a componenti non immediatamente riconducibili a interessi economici, allora è necessario il contributo della politica, che può adottare azioni di comando e controllo, con adozione di standard da rispettare e tecnologie da adottare volte anche a rendere la sostenibilità, bene conveniente sul mercato. Di fondo, ci deve però essere la consapevolezza che conservare la biodiversità ha un costo; questo è un fattore manifesto.

In conclusione, possiamo dire che sono ormai numerosi gli studi volti a quantificare i costi e i benefici della conservazione della biodiversità, tutti arrivano alla medesima conclusione: i benefici netti, ossia, quelli che si ottengono della conservazione meno i costi sostenuti per la stessa, sono sempre positivi.