81 specie di uccelli colpite illegalmente per ragioni economiche, ludiche o di «costume». Pochi i Paesi che combattono seriamente il fenomeno. «L’Italia si dia una scadenza per debellare il bracconaggio»
I partner di BirdLife International1 di 38 nazioni europee, tra cui la Lipu per l’Italia, hanno raccolto dati e informazioni sul fenomeno del bracconaggio dei rispettivi Paesi. I risultati, presentati oggi in occasione della Conferenza europea sul Bracconaggio a Larnaka, nell’isola di Cipro 2, sono allarmanti.
Contrariamente all’opinione comune, l’uccisione e la cattura illegale di uccelli non è ristretta ai soli Paesi del Mediterraneo ma è una pratica diffusa in gran parte del continente europeo, che pochi Paesi hanno provveduto a fermare. Varie le cause dietro al fenomeno, dalle motivazioni economiche (gli uccelli sono considerati competitori di risorse alimentari oppure risorse di reddito attraverso il commercio illegale) agli aspetti ludici, hobbistici e tradizionali (uccelli perseguitati per farci trofei, o per mero divertimento o ancora per aspetti di costume e credenze popolari resistenti). Il drammatico risultato è un enorme numero di uccelli, appartenenti a oltre 81 specie particolarmente protette, vittime di deliberati atti di bracconaggio.
A più di 30 anni dall’adozione della Direttiva europea tesa ad eliminare qualsiasi persecuzione nei confronti degli uccelli selvatici, la situazione appare dunque molto lontana dall’essere risolta. Il Report fa il punto sulla scioccante varietà di strumenti illegali e motivazioni dietro questi reati, tra cui l’avvelenamento, il mezzo più preoccupante e indiscriminato, ugualmente pericoloso per gli animali, l’ambiente e l’uomo.
«Gli uccelli vengono sparati, catturati con reti, trappole e bastoncini cosparsi di colla e perfino imbottiti di sostanze velenose, pericolose anche per l’uomo e per l’ambiente, per essere utilizzati come esca per uccidere altri uccelli. La creatività di coloro che infrangono la legge per uccidere gli uccelli è raccapricciante», afferma Boris Barov, European Conservation Manager di BirdLife Europa, che ha illustrato il rapporto. «L’uccisione deliberata di uccelli protetti, in aree protette o al di fuori della stagione di caccia – continua Barov – è sempre più inaccettabile tanto per gli ambientalisti quanto per i cacciatori ligi alle leggi. A questo punto occorre, da parte delle autorità di tutta Europa, una vera e propria strategia a tolleranza zero nei confronti dei colpevoli. Il fatto che Cipro ospiti la Conferenza è un’opportunità per le autorità dell’isola di dimostrare la volontà di bloccare il grave e ancora irrisolto problema del bracconaggio sugli uccelli migratori, che rovina la reputazione dell’intero Mediterraneo».
«Quanto all’Italia, la situazione è ancora molto grave – afferma da Cipro Claudio Celada, Direttore del Dipartimento Conservazione della Natura della Lipu-BirdLife Italia -. Valli bresciane, zona del Sulcis in Sardegna, piccole isole come Ischia e Ponza e versante calabro dello Stretto di Messina sono i punti più caldi del fenomeno, con una recrudescenza anche degli atti intimidatori o di vera violenza nei confronti di volontari e forze dell’ordine. L’Italia raccolga le indicazioni della Conferenza di Cipro ed elabori un piano dettagliato antibracconaggio, dandosi una data, un impegno temporale entro cui il fenomeno, se non debellato, sia ridotto al minimo».
Durante la Conferenza di Larnaka, BirdLife International ha formulato specifiche raccomandazioni per i governi e la società civile. Concordando sul fatto, indicato durante la Conferenza, che le soluzioni richiedono spesso mutamenti di sensibilità e cultura, va ricordato anche che la piena applicazione della legge è il primo indispensabile passo di questo processo. I governi necessitano di strumenti efficaci e fondi adeguati perché polizia e magistratura possano garantire il rispetto della legge. Inoltre, governi e associazioni dovrebbero unirsi per raccogliere informazioni riguardo ai crimini sugli animali selvatici e sviluppare una comune comprensione del problema, anche lavorando con i Paesi confinanti dell’Ue in modo da bloccare l’esportazione del fenomeno.
BirdLife continuerà a lavorare con tutti gli attori sociali che dimostrino volontà di risolvere questo gravissimo problema e rivolge un richiamo al mondo venatorio europeo, a partire da Face: perché il bracconaggio sia battuto servono anche impegni maggiori e una più seria e forte assunzione di responsabilità da parte dei cacciatori di tutta Europa e delle loro organizzazioni.
(Fonte Lipu)
1BirdLife International è una partnernship globale di associazioni per la conservazione della natura che si batte per la conservazione degli uccelli, dei loro habitat e della biodiversità globale, lavorando con la gente verso la sostenibilità dell’uso risorse naturali. BirdLife opera in 117 paesi in tutto il mondo. BirdLife Europa sostiene la partnership in Europa e in Asia Centrale ed è presente in 45 paesi ed in tutti paesi membri dell’Unione Europea.
2 In base al report di BirdLife, i problemi più urgenti che dovrebbero essere affrontati dalla Conferenza Europea sono:
L’incremento dell’uso di sostanze velenose per uccidere i predatori.
Ad esempio il Governo spagnolo riporta che negli ultimi 10 anni sono stati avvelenati almeno 2.355 nibbi bruni e reali, 2.146 grifoni, 638 avvoltoi monaci, 348 capovaccai (una specie globalmente minacciata), 114 aquile imperiali spagnole (anch’essa globalmente minacciata), 40 gipeti, 7 orsi bruni ed altre 858 esemplari di altre specie
Cattura illegale e commercio di specie protette.
Il commercio riguarda molte specie ma le motivazioni principali che lo provocano sono numerosi: per consumo come raffinatezza gastronomica in Italia, Cipro, Spagna e Francia; per collezionismo di animali in gabbia, o di uova e spoglie di specie rare. La cattura di uccelli a Cipro ha raggiunto il suo apice nell’arco di 10 anni nel 2010, il dato stimato secondo BirdLife Cipro è 1,4 milioni di uccelli uccisi ogni anno.
Bracconaggio nei Balcani occidentali.
La Direttiva europea è stata un parziale successo nella riduzione del bracconaggio in Europa, ma una preoccupante conseguenza è stata l’esportazione del problema nei paesi confinanti, come Bosnia Erzegovina, Montenegro, Serbia e Albania, dove la priorità della conservazione della fauna e dell’applicazione della legge è molto più bassa. Secondo le stime di BirdLife è presente un’industria criminale dal valore di 10 milioni di euro annui.