Esemplare di tartaruga liuto catturato all’Isola d’Elba

535
Tempo di lettura: 2 minuti

Le tartarughe liuto, le più grandi tartarughe marine, raggiungono la lunghezza di 2,5 metri ed un peso di 1 tonnellata, vivono essenzialmente nelle acque tropicali e subtropicali e vanno a deporre le uova sulle spiagge del Messico

Una tartaruga liuto è stata ritrovata morta, rimasta impigliata nelle reti a tramaglio di un pescatore, a Portoferraio. Si tratta di un raro esemplare di Dermochelys coriacea (Vandelli, 1761), una specie considerata accidentale (solo di passaggio) per le acque del Mediterraneo. Le tartarughe liuto, le più grandi tartarughe marine, raggiungo la lunghezza di 2,5 metri ed un peso di 1 tonnellata (1.000 kg), vivono essenzialmente nelle acque tropicali e subtropicali e vanno a deporre le uova sulle spiagge del Messico.
Nel Mediterraneo le tartarughe marine sono messe a rischio da numerose attività umane, tra le quali la pesca è considerata una delle più importanti. In questo contesto risulta fondamentale l’attività di centri che si occupano di recupero e riabilitazione degli animali catturati, feriti o spiaggiati, di sensibilizzazione dell’opinione pubblica e di istituti di ricerca per la sperimentazione di attrezzi da pesca dotati di accorgimenti che impediscano la cattura accidentale di questi animali. In Toscana, a partire dal 1990, si è creata una Rete Regionale che vede attualmente il coinvolgimento di Arpat, il Centro Tartanet di Talamone, l’Istituto Zooprofilattico Toscana-Lazio, l’Acquario Comunale di Grosseto, l’Acquario dell’Elba e il centro Wwf «L’Assiolo» di Massa, con la collaborazione di Capitaneria di Porto, Vigili del Fuoco e Corpo Forestale dello Stato. Dal 2009 la Rete Regionale è stata inoltre implementata dalle attività previste dal progetto transfrontaliero marittimo Gionha (Fase 3, azione 4).

Grazie all’attività delle rete toscana per il recupero delle tartarughe spiaggiate lungo le nostre coste, nella nostra regione dal 1990 ad oggi sono state registrati solo 8 esemplari di tartaruga liuto (contro circa 420 della più comune Caretta caretta). Tra queste 6 erano morte e due vive: una è stata solo avvistata in mare e l’altra era rimasta intrappolata nelle reti, a Viareggio (agosto 1998) ma è stata liberata con successo dopo essere stata marcata con targhetta di riconoscimento.

Erano molti anni che non si registrava la tartaruga liuto all’isola d’Elba, l’ultima segnalazione di spiaggiamento risaliva infatti al luglio del 2004 a Marciana Marina. Quello di lunedì scorso era un grosso esemplare di circa 140 kg e lungo 1,5 metri. Sull’animale sono intervenuti, oltre alla Capitaneria di Porto e al Corpo Forestale dello Stato, grazie anche al coordinamento di ARPAT, il titolare dell’Acquario dell’Elba, Yuri Tiberto e tutto il suo staff, i biologi dell’Università di Siena (Matteo Giannetti, Tommaso Campani e Matteo Baini), Maurizio De Pirro del Centro Tartanet di Talamone.

La tartaruga, appena morta, rappresenta una fonte di informazioni importantissima e sul materiale biologico campionato (organi e tessuti) verranno infatti eseguite le indagini ecotossicologiche e patologiche, da parte dell’Università di Siena, delle quali speriamo di avere presto i risultati.

Gli spiaggiamenti di tartarughe in Toscana possono essere visualizzati sul sito del progetto transfrontaliero Gionha.

(Fonte Arpat, Cecilia Mancusi, Foto di Maurizio De Pirro)