«Tra tursiopi, grampi, globicefali, oltre 23mila piccoli cetacei perdono la vita nella “Baia della Morte” tra atroci sofferenza». E i più piccoli sono venduti a circa 150-170mila dollari ai delfinari di tutto il mondo
Da Roma a New York, da Amsterdam a Mosca. Il mondo si mobilita contro la mattanza dei delfini di Taiji (Giappone) che, come ogni anno, riparte il 1° settembre. Nella capitale gli attivisti della Protezione animali, che coordina la campagna internazionale in Italia, a partire dalle 11 presidieranno – insanguinati e vestiti a lutto – la sede dell’ambasciata giapponese in via Quintino Sella 60 per chiedere lo stop al massacro.
«Tra tursiopi, grampi, globicefali, oltre 23mila piccoli cetacei perdono la vita nella “Baia della Morte” tra atroci sofferenza – spiega Ilaria Ferri, direttore scientifico dell’Enpa -. Alla mattanza scampano soltanto gli esemplari più piccoli, non per tornare a una vita libera ma per essere venduti a circa 150-170mila dollari ai delfinari di tutto il mondo. Dopo la cattura i cuccioli saranno sottoposti all’addestramento basato sulla deprivazione alimentare che li obbligherà a eseguire ridicoli esercizi e a compiacere spettatori, troppo spesso ignari di contribuire a condannare all’ergastolo creature innocenti che appartengono al mare».
«Ciascuno di noi può fare la sua parte aderendo alla giornata mondiale di mobilitazione – prosegue Ferri -. Chi non fosse in grado di intervenire alla manifestazione può contribuire al passaparola su internet e firmare la petizione on line. È di fondamentale importanza riuscire a raggiungere la “massa critica” per spingere il governo nipponico fermare una volta per tutte la mattanza».
(Fonte Enpa)