Quanto inquina il trasporto marittimo

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Le emissioni totali del trasporto marittimo internazionale sono circa il 3% per cento delle emissioni globali: sono superiori al totale delle emissioni provenienti dalla Germania e circa il doppio di quelle dell’Australia

Il rapporto «Out of the Bunker – Time for a fair deal on shipping emissions» (Fuori dal bunker – È tempo per un accordo equo per le emissioni del trasporto marittimo) è stato pubblicato in vista della conferenza dell’Onu sul cambiamento climatico a Durban, in Sud Africa, alla fine dell’anno (bunker è il nome dell’olio combustibile utilizzato a bordo delle navi).

Le emissioni totali del trasporto marittimo internazionale sono circa il 3% per cento delle emissioni globali: sono superiori al totale delle emissioni provenienti dalla Germania e circa il doppio di quelle dell’Australia. Una sola nave è in grado di produrre più emissioni in un anno rispetto a molti piccoli stati insulari. Le emissioni per il settore delle spedizioni o bunker sono raddoppiate tra il 1990 e il 2007 e si prevede che potranno più che raddoppiare ancora entro il 2050.

Porre la proposta di applicare un prezzo al carbonio prodotto dal trasporto marittimo internazionale al centro dell’accordo in discussione. È quanto suggerisce il nuovo rapporto pubblicato da Oxfam (una confederazione internazionale di 15 organizzazioni che lavorano insieme in 98 paesi e con i partner e alleati in tutto il mondo per trovare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia) e Wwf.

Lo studio mostra come l’Ue, attraverso la proposta di una tassa sulle emissioni di carbonio prodotte dalle rotte marittime, possa negoziare un’intesa per affrontare le enormi e crescenti emissioni di gas serra prodotte dal trasporto marittimo internazionale e aumentare di miliardi di dollari gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo per affrontare i cambiamenti climatici, senza colpire le loro economie.

Secondo il rapporto di Oxfam – Wwf, il prezzo del carbonio aumenterebbe i costi del commercio globale dello 0,2%, l’equivalente di soli 2 euro per ogni 1.000 euro scambiati.

Le decisioni dei ministri dell’Ambiente dell’Unione europea previste nel mese di ottobre saranno fondamentali per superare l’impasse internazionale sulle emissioni internazionali del trasporto marittimo che dura da più di un decennio.

Concordare ulteriori tagli delle emissioni globali e trovare nuove fonti di finanziamenti per aiutare i paesi in sviluppo ad adattarsi ai cambiamenti climatici e ridurre le loro emissioni sono due delle più grandi sfide per il Summit di Durban.

Secondo la proposta di Oxfam e Wwf l’applicazione di un prezzo del carbonio di 25 dollari per tonnellata di carburante per le navi (noto come combustibile bunker) aiuterebbe a ridurre le emissioni e a generare 25 miliardi di dollari all’anno entro il 2020. Il finanziamento potrà essere utilizzato sia per compensare i Paesi in via di sviluppo per le spese di importazione, marginalmente più elevate, che potrebbero derivare dal prezzo del carbonio, sia per fornire più di 10 miliardi di dollari all’anno al Fondo verde per il clima (Gcf). Il Gcf è stato inaugurato alla conferenza dell’Onu sul clima dello scorso anno a Cancún, in Messico, per convogliare i fondi per la lotta ai cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo, ma al momento non ci sono soldi.

L’Unione europea giocherà un ruolo fondamentale per arrivare a tale accordo. Più di un decennio di stallo nelle trattative per raggiungere un accordo globale sulle emissioni del trasporto aereo ha indotto l’Ue a includere unilateralmente i voli dentro e fuori il continente europeo nel sistema Ue di scambio di quote di emissioni.

(Fonte Arpat news)