Ecco le multinazionali che boicottano il clima

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Condizionando pesantemente i governi e i negoziati politici riguardo alle leggi per la protezione del clima. Greenpeace dimostra come a causa delle pressioni della lobby degli inquinatori molti Paesi chiave non abbiano adottato misure

Greenpeace presenta i nomi dei più potenti inquinatori del pianeta, a una settimana dalla conferenza su clima di Durban, in Sud Africa. Il rapporto, presentato oggi, svela come un manipolo di grandi aziende inquinatrici (tra cui Eskom, Basf, ArcelorMittal Bhp Billiton, Shell e le industrie Koch) e le associazioni di categoria e le corporazioni di cui fanno parte stiano condizionando pesantemente i governi e i negoziati politici riguardo alle leggi per la protezione del clima.

L’executive summary del rapporto (in italiano) è disponibile in Rete.

«Se i Governi vogliono scongiurare le conseguenze irreversibili dei cambiamenti climatici, devono ascoltare i cittadini, prima ancora dei mercati, e agire nell’interesse della collettività. A Durban è giunto il momento di dar voce alla gente, non alle multinazionali dell’inquinamento» sostiene Salvatore Barbera, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.

Il rapporto «Who’s holding us back?» aiuta a comprendere come mai le politiche per la salvaguardia del clima hanno un peso sempre minore nell’agenda politica. Greenpeace dimostra come a causa delle pressioni della lobby degli inquinatori molti Paesi chiave non abbiano adottato misure concrete per la difesa del clima che sono un presupposto essenziale per favorire il successo di un accordo internazionale. Esattamente il contrario della volontà dell’opinione pubblica mondiale che chiede interventi rapidi ed efficaci. [1]

Greenpeace documenta la rete di influenze e condizionamenti con cui alcune grandi aziende muovono come pedine i leader politici e intere nazioni, le une contro le altre, per frenare la lotta ai cambiamenti climatici. «Si tratta di pratiche diffuse a ogni latitudine, anche nel nostro Paese – ha aggiunto Barbera -. Altrimenti è difficile spiegare la velocità con cui pur di autorizzare la centrale a carbone di Porto Tolle, con emissioni di CO2 fino a quattro volte quelle di Milano, è stata fatta in fretta e furia una legge «ad centralem» dal governo Berlusconi e una legge analoga dal governo della Regione Veneto, in aperto contrasto con le leggi europee».

Il carbone è il peggior killer del clima del Pianeta ed è irresponsabile che si parli di aumentare gli investimenti sul carbone mentre siamo costretti a seguire con grande apprensione l’evolversi della situazione causata da maltempo nel Messinese. Queste alluvioni, come quelle che hanno colpito nelle ultime settimane gran parte della penisola, sono anche conseguenza dei cambiamenti climatici che sono ormai evidenti nel nostro Paese. Un legame ormai dimostrato, come sottolinea il recente rapporto del Panel sul Cambiamento Climatico dell’Onu [2].

«Speriamo che queste tragedie servano da monito per i nostri politici e che l’Italia partecipi alla conferenza di Durban con uno spirito nuovo, in discontinuità rispetto all’atteggiamento di boicottaggio avuto dal precedente governo. Un accordo equo e vincolante per salvare il clima del Pianeta, e tutti noi, è sempre più urgente e la prospettiva che il Protocollo di Kyoto non venga rinnovato è semplicemente agghiacciante», conclude Barbera.

(Fonte Greenpeace)

[1] Un sondaggio svolto nel 2009 su scala globale ha mostrato che il 73% delle persone reputa il cambiamento del clima un problema di assoluta priorità, e un recente sondaggio ha confermato che la preoccupazione globale per il cambiamento climatico è aumentata dopo il vertice sul clima di Copenhagen del 2009, nonostante l’attuale crisi finanziaria ed economica. Fonte: http://www.guardian.co.uk/environment/2009/jul/30/climate-change-us

[2] Rapporto dell’Ipcc «Managing the Risks of Extreme Events and Disasters to Advance Climate Change Adaptation»