Stabilizzare il clima, altrimenti non ci servirà stabilizzare l’economia globale

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L’allarme di Hansen e i dati del Cnr. Se non si interviene i due gradi fatidici di aumento della temperatura saranno più che sufficienti a riportarci a condizioni simili al Pliocene

James E. Hansen, direttore del Goddard Institute per gli studi spaziali, colui che nel 1988 lanciò in un’audizione al Congresso americano, l’allarme per il buco nello strato di ozono, teme che si stia andando verso un nuovo Pliocene, quando i mari erano più alti di oggi di circa 25 metri.

Potrebbe essere una realtà a portata di mano se il cambiamento climatico procederò ai ritmi attuali.

Se non si interviene, come pare stia accadendo a Durban, i due gradi fatidici di aumento della temperatura saranno più che sufficienti a riportarci a condizioni simili a quel periodo preistorico e quindi a veder scomparire la maggior parte delle coste attuali, incluse le città, le spiagge, intere isole e interi arcipelaghi. «I dati paleoclimatologici rivelano una sensibilità del clima maggiore di quella che si pensava anche solo pochi anni fa. Il limite dei due gradi non è sufficiente e sarebbe un passaporto per il disastro», afferma lo scienziato. Oggi la temperatura media risulta già di 0,8 gradi più alta rispetto a quella del 1880 e le stime indicano che stiamo guadagnando oltre un decimo di grado ogni decennio.

L’allarme che lancia Hansen, peraltro condiviso da altri scienziati, è che la scomparsa del pack non sia un processo lineare e che la velocità a cui questo processo avviene raddoppi ogni dieci anni. «Non abbiamo zone cuscinetto tra il clima di oggi e un riscaldamento pericoloso, la Terra è in bilico in una situazione in cui modesti aumenti del surriscaldamento possono innescare forti amplificazioni della risposta».

Intanto l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna ha rilevato un’anomalia della temperatura media stagionale di +1,33 gradi rispetto al valore medio del 1971-2000. «Assieme alla primavera, anch’essa molto calda – precisa Michele Brunetti dell’Isac-Cnr – l’autunno fa volare il 2011 al 3° posto tra i più caldi ultimi 200 anni».

La Coldiretti fa notare che gli effetti dei cambiamenti climatici «si sono fatti sentire con un autunno anomalo che nei boschi ha provocato il crollo della presenza di funghi e tartufi che necessitano di acqua per crescere mentre nelle campagne si è verificato un calo nei raccolti di olive da olio (-5 per cento) e uva da vino con una vendemmia di qualità ma al minimo storico di 42 milioni di ettolitri, oltre il 13 per cento in meno rispetto allo scorso anno».

Possiamo stabilizzare l’euro e le economie del pianeta ma se non stabilizziamo il clima non ci saranno banche e speculazioni che potranno salvarci, e non si salveranno neanche coloro che hanno un mare di soldi e di proprietà.