Scegliere l’energia verde non costa di più

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Un sistema basato largamente su fonti rinnovabili ed efficienza energetica costerebbe ai contribuenti non più di un sistema fondato sulla dipendenza dalle fonti fossili e dal nucleare. Soddisfazione di Greenpeace

Greenpeace commenta con soddisfazione la «tabella di marcia» resa pubblica questa mattina dalla Commissione europea, che dimostra come un sistema basato largamente su fonti rinnovabili ed efficienza energetica costerebbe ai contribuenti non più di un sistema fondato sulla dipendenza dalle fonti fossili e dal nucleare.

La Commissione ha esplorato cinque possibili differenti scenari di sviluppo energetico per i prossimi quarant’anni: una fondata prevalentemente sull’efficienza, una su un mix di tecnologie, una sulle rinnovabili, una sul nucleare e una sull’uso di gas e carbone (integrato dalla tecnologia Carbon Capture and Storage, Ccs). I costi complessivi di investimento per questi scenari (includendo il prezzo dell’elettricità, i costi dei carburanti, gli investimenti in efficienza energetica e altri costi strutturali), sono sostanzialmente equivalenti, anche nel caso dello scenario «business as usual».

La tabella di marcia della Commissione fissa la quota di energia da fonti rinnovabili tra il 55 e il 75 per cento al 2050, fino al 97 per cento dei consumi di elettricità. Nello scenario in cui le rinnovabili conquistano una quota preminente della produzione, al nucleare viene assegnato un peso dell’1,5% sul totale dei consumi finali, mentre alle fonti fossili l’un per cento.

«La Roadmap dimostra che investire su rinnovabili ed efficienza non comporta costi aggiuntivi rispetto all’uso delle fonti più inquinanti. È la prova che un sistema energetico al passo con le esigenze di consumo e con la tutela del pianeta non può fare a meno di energia pulita e gestione intelligente delle risorse, mentre può facilmente lasciarsi alle spalle carbone e nucleare. I dati sono inequivocabili, per quanto mai potranno fare alcuni paesi (Polonia e Francia) per negarne evidenza e senso», commenta Andrea Boraschi, responsabile della campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.

Greenpeace sostiene la richiesta della Commissione di prevedere obiettivi per le energie rinnovabili dopo il 2020. «Sta ora al Parlamento europeo e ai governi dell’Ue impegnarsi per obiettivi ambiziosi e vincolanti per lo sviluppo dell’energia da fonti rinnovabili da qui al 2030, così da mettere l’Europa sulla strada dello sviluppo economico e tecnologico, consolidando la leadership nella protezione del clima», conclude Boraschi.

(Fonte Greenpeace)