Acqua – Liberalizziamo tutto ma la vita no

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Bisogna esigere il rispetto della volontà popolare; non si può mercificare un bene che è un diritto di tutti, principio questo maggiormente avvalorato dall’esito del referendum di giugno

«Quello che sta accadendo con il decreto legge che il governo Monti è pronto ad approvare è un attacco frontale ai referendum sull’acqua e alla democrazia». Sono queste le prime dichiarazioni pronunciate dal professore Riccardo Petrella, presidente Ierpe (Institut europeen de recherche pour la politique de l’Eau) e rappresentante dei Forum nazionali per la difesa dell’acqua pubblica, a margine dell’incontro organizzato a Bari, nella facoltà di giurisprudenza, dai comitati pugliesi. «A(c)quale punto siamo», evento di cui abbiamo già in precedenza parlato, è stato il titolo dell’incontro fortemente voluto dai comitati locali per fare il punto sulla situazione della ripubblicizzazione dei servizi idrici integrati.
Bisogna esigere il rispetto della volontà popolare; non si può mercificare un bene che è un diritto di tutti, principio questo maggiormente avvalorato dall’esito del referendum di giugno. La situazione odierna risulta di assoluto stallo sconvolta positivamente solo dal lavoro volontario dei Forum nazionali per la difesa dell’acqua pubblica che, bisogna ricordare, non è l’unico diritto a dover essere garantito al cittadino, ci sono i servizi pubblici locali (trasporti, gestione rifiuti, ecc.) e il loro adeguato funzionamento a dover essere assicurati.

Bisognerebbe prendere come esempio quello che sta accadendo a Napoli, città questa dove effettivamente si sta compiendo una rivoluzione chiamata «ripubblicizzazione dei servizi idrici locali», rivoluzione fortemente bramata da una partecipazione popolare massiccia che è riuscita ad imporre il proprio volere, su quanti ambivano a conservare le prassi in uso, con il dialogo e la partecipazione attiva. Consiglia Salvio, referente del Coordinamento campano per la gestione pubblica dell’acqua, afferma che la vittoria di Napoli è una vittoria di tutti: «queste battaglie non si possono vincere restando soli, bisogna sì muoversi nel locale per far avvicinare la gente ai problemi quotidiani immediatamente tangibili da tutti ma poi bisogna avere i numeri e per aver quelli si deve necessariamente operare a grande scala».
«Salviamo il pianeta» questo l’input dato da p. Alex Zanotelli: «non possiamo privatizzare la madre della vita, l’acqua, perché sarebbe come privatizzare una madre». Mai l’uomo ha distrutto il pianeta tanto come sta accadendo in questo periodo storico; il pianeta potrebbe non voler più accogliere future generazioni. «E allora in piedi cittadini del Mondo lontani dalle logiche della finanza», bisogna reagire a livello popolare con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione.
Abbiamo in sala due professori, Petrella e Lucarelli, professori universitari che agiscono nel reale e nel concreto e che non costituiscono un «governo tecnico»   che poco comprende la reale situazione del Paese e della gente che lo vive, un governo che continua a parlare di crescita senza porre tra gli argomenti di rilievo il tema della salvaguardia ambientale che risulta assolutamente centrale e senza il quale non potrebbe crescer nulla.
Si deve continuare a lavorare insieme e questo al fine di difendere la sovranità popolare e bisogna agire facendo obbedienza civile e tagliando la bolletta dell’acqua del 7% dovuto per la remunerazione del capitale. Il governo pugliese non può prima dire che ha reso pubblico il servizio idrico e poi appellarsi alla legge nazionale che non lo permette. O il servizio è pubblico o il servizio è privato e segue logiche di mercato.
Stiamo di fronte ad una ingiustizia legalizzata dove i poveri sono destinati a soccombere e i ricchi destinati ad impadronirsi di tutti i beni pubblici disponibili e dei quali potranno essere legalmente proprietari ma non lo saranno mai sotto il profilo etico del termine. Dobbiamo capire che le comunità locali devono controllare i beni vitali quali l’acqua, l’aria, la terra e l’energia ed è proprio da questo principio che bisogna partire.
In definitiva, a conclusione di un convegno che ha arricchito in termini di conoscenza, consapevolezza e valore delle parole tutti i partecipanti coinvolti, risultano tre i punti ai quali ci si aspetta che si diano delle risposte nette e convincenti:
– Coerenza, coraggio e necessità di operare una scelta volta a definire la posizione, sia questa o con il mondo della finanzia o con quello della difesa dei beni comuni, delle Amministrazioni comunali, provinciali e regionali. È una scelta netta che esige un comportamento definito;
– Cambiamento dello statuto dell’Acquedotto Pugliese da Società per azioni a soggetto pubblico con partecipazione sociale;
– Coinvolgimento dei comuni per il rilancio del Coordinamento degli enti locali per la ripubblicizzazione dei servizi pubblici.
Bisogna cambiare il sistema e bisogna avere il coraggio di farlo con il dialogo e la partecipazione attiva e formata di tutti.
La diretta streaming del convegno del 20 gennaio «Referendum. A(C)QUAle punto siamo?».