Amianto – La Puglia accelera

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– Nicastro: «I pugliesi vogliono essere interpellati su iniziative nel loro territorio»

L’amianto è stata nel passato recente del Paese una presenza costante. Ad oggi il monitoraggio su tutto il territorio nazionale è ancora in corso, ma è già possibile segnalare alcune buone pratiche. La campagna nazionale «Eternit Free», realizzata da Legambiente e ZeroCO2, ha dato la possibilità di bonificare già molti capannoni industriali dalle onduline di cemento-amianto. Ma ancora troppo poco è stato fatto per i privati cittadini, che per bonificare tetti di abitazioni, comignoli o altro devono far fronte a somme consistenti di denaro senza sostegno alcuno da parte degli enti pubblici.

Di queste criticità e delle varie forme di sostegno si è parlato in un workshop a Mediterre presso la Fiera del Levante di Bari. Al dibattito tra gli altri ha partecipato l’assessore regionale alla Qualità del Territorio, Lorenzo Nicastro, il quale ha dichiarato che «è in partenza il Piano stralcio», che prevede «la possibilità di autonotifica da parte dei proprietari di immobili o altro aventi parti in eternit». Praticamente una sorta di autodenuncia con la quale è possibile affrontare il problema della bonifica, evitando di incappare in sanzioni. Il Piano prevede un’azione capillare di monitoraggio, che finalmente faccia emergere la reale consistenza del problema. Di fatti ad oggi in tutta Italia sono censiti soltanto 1.750.000 metri cubi di cemento-amianto. Questa cifra è con tutta evidenza una sottostima. Far emergere la parte sommersa contribuirà a pianificare le azioni di messa in sicurezza e bonifica dei siti interessati.

Sempre per le aziende un contributo è stato stanziato dall’Inail (Istituto nazionale infortuni sul lavoro). Per la Puglia il contributo totale a disposizione è di 7,2 milioni di euro. Ogni soggetto-impresa potrà beneficiare al massimo del 50% della spesa complessiva, che dovrà essere minimo di 10mila euro, Iva esclusa, e massimo 200mila euro, iva esclusa.

Le domande potranno essere inviate via internet; accedono al finanziamento i soggetti che avranno presentato un progetto (corredato di perizia giurata di un tecnico relativa al progetto e alle spese da sostenere) che sarà valutato in base a sei parametri: la dimensione dell’impresa, più è piccola, maggiore sarà il punteggio; il tasso di tariffa della posizione assicurativa dell’impresa rispetto ai rischi, cioè maggior punteggio per le imprese più a rischio; il numero dei dipendenti coinvolti nell’azione di bonifica, avranno maggior punteggio quelle imprese che coinvolgeranno il maggior numero di dipendenti duranti le fasi di bonifica; sarà valutata la qualità della bonifica, assegnando il maggior punteggio alle bonifiche più rischiose; e ancora sarà riconosciuto un punteggio maggiore all’impresa che prevede una bonifica integrale piuttosto che parziale; sarà valutata positivamente inoltre la collaborazione del soggetto imprenditore con i sindacati.

Le domande potranno essere compilate on line sul sito dell’Inail fino al 7 marzo, invece, per evitare inconvenienti, dovranno essere inviate dal giorno 14 marzo. Prima della compilazione le imprese devono registrarsi, se non lo sono già. Un’importante avvertenza è che le domande verranno prese in considerazione in ordine cronologico, dunque è fondamentale la tempestività. È paradossale leggere i numeri dell’anno scorso e scoprire che su tutta la Puglia all’iniziativa promossa dell’ente parteciparono 3 imprese in totale. Quindi i finanziamenti previsti non furono impiegati. L’augurio è che nel 2012 non si ripeta.

Un’esperienza interessante, per comprendere come poter intervenire a favore della rimozione di componenti di eternit di piccole dimensioni, l’ha raccontata un’assessore comunale di San Pancrazio Salentino, in provincia di Lecce. Dopo aver partecipato, con la stesura e la presentazione di un progetto di bonifica dei tetti dei capannoni industriali, alla campagna «Eternit Free», il comune ha proceduto a realizzare un monitoraggio dei fabbricati privati e delle quantità di eternit e inerti abbandonate in periferia e nella campagne e ha realizzato un bando di gara per aggiudicare ad un’impresa del settore l’opera di rimozione della totalità di materiale cancerogeno censito. In questo modo è stato possibile abbattere i costi fino alla cifra quasi irrisoria di 75 centesimi di euro al chilogrammo (0,75 euro/kg) per la bonifica e lo smaltimento in discarica.

A proposito di discariche, in Puglia attualmente c’è una discarica in provincia di Lecce, che ha 13mila tonnellate di residuo ovvero ancora cinque anni di vita prima della chiusura. Gli intervenuti sul tema discariche hanno espresso tutti, tranne il dott. Ferrara del Distretto produttivo dell’ambiente e del riutilizzo (che si è detto nettamente favorevole alla costruzione di una discarica per provincia), la forte determinazione di non prevedere altri siti in regione. Questo però, come spiegato da Ferrara, è un controsenso, «perché le discariche sono impianti sicuri e perché la quantità censita è di gran lunga sottostimata», dunque sarebbe troppo dispendioso continuare a esportare al nord Italia e all’estero (Austria e Germania soprattutto) l’eternit individuato sul territorio regionale.

Delle città pugliesi il triste primato di ricadute sulle salute e sull’ambiente lo detengono Bari e Taranto. In totale i casi di malattie correlate all’esposizione all’amianto sono 1.057. L’Arpa in questa occasione con la dott.ssa Manola Bruno ha reso note alcune cifre relative alle tonnellate di eternit prodotto (8794 T) fino alla sua messa al bando avvenuta nel 1992 con la Legge n.257. Le quantità prodotte differiscono non di poco con le tonnellate fino a questo momento conferite in discarica (2775 T). Questa discrepanza di numeri evidenzia la necessità di un monitoraggio esaustivo, oltre che, secondo la Bruno, «la necessità di conoscere il tragitto dei carichi di eternit che le imprese di trasporto fanno».

Le premesse non sono certo rosee, ma le aspettative contenute in quel che sarà il piano regionale sembra siano incoraggianti.