Attività estrattive offshore? L’Ue promette vigilanza

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La metodologia con cui vengono compiute le indagini è l’air-gun che consiste in violente esplosioni di aria compressa che danneggiano la fauna marina e l’intero equilibrio marino e questo a fronte di un danno verso tutto il territorio coinvolto

E torniamo alla volontà di estrarre petrolio a ridosso delle coste pugliesi. Ne avevamo già in precedenza scritto, ora, arriva un’interrogazione con richiesta di risposta (E-000898/2012) avanzata da vari eurodeputati e alla quale risponde la Commissione europea che promette vigilanza assoluta sui comportamenti in atto e possibili sanzioni all’Italia.

Ma facciamo un po’ il punto della situazione.

La società Northern Petroleum ha avviato il 20 novembre 2011 i lavori di prospezioni geosismiche per individuare eventuali giacimenti petroliferi a poche miglia dalle coste pugliesi, nella zona tra i comuni di Monopoli e Ostuni. La metodologia con cui vengono compiute dette indagini è l’air-gun che consiste in violente esplosioni di aria compressa che danneggiano la fauna marina e l’intero equilibrio marino e questo a fronte di un danno verso tutto il territorio coinvolto nel quale si è sviluppata, ormai da tempo, una fiorente economia turistica. Un mare, quello a ridosso delle coste pugliese, che da risorsa incontaminata rispecchiante il grande valore naturalistico affidato ai luoghi si tramuterebbe in una vera e propria area industriale.

Una situazione questa che svariate volte è stata ribadita da enti locali, comuni, province e regioni, i quali hanno espresso con più atti formali, amministrativi e legislativi, la loro determinata contrarietà all’insediamento di qualsiasi attività estrattiva nel mare Adriatico. Volontà questa confermata da un grande movimento di opinione, culminato il 21 gennaio scorso in una manifestazione popolare a Monopoli, dove hanno partecipato migliaia di cittadini e centinaia di associazioni.

E ora, alla luce di questa evidente contrarietà delle istituzioni territoriali e della popolazione all’avvio dell’attività estrattiva, arrivano le richieste che, visto il carattere di assoluto pregio naturalistico dei luoghi, la vocazione prettamente turistica e l’attività di pesca fiorente presente nel territorio, chiedono una verifica sull’attività di ricerca e l’eventuale successiva attività estrattiva avviata a poche miglia dallo coste pugliesi e che la stessa sia conforme a quanto previsto dalla vigente normativa europea.

Inoltre in aggiunta a questo, viene chiesto anche di riesaminare gli aspetti connessi alle prospezioni e all’estrazione di petrolio, nonché un riesame della legislazione pertinente per introdurre uno specifico divieto alle ricerche offshore e alle trivellazioni quando il territorio interessato, sia solo per questioni naturalistiche e di pregio ambientale, fonda anche la sua economia su attività fortemente legate al mare, quali turismo e pesca.

All’interrogazione con richiesta di risposta, la Commissione europea promette controllo sull’Italia e possibili sanzioni asserendo che «i progetti di trivellazione petrolifera che rischiano di avere un impatto significativo su un sito designato ai sensi della direttiva “Uccelli” o della direttiva “Habitat” devono formare oggetto di una opportuna valutazione ambientale».

La Commissione europea a mezzo del commissario all’Ambiente, Janez Poto?nik, ribadisce che la riduzione dei rischi d’inquinamento associati alle trivellazioni petrolifere è necessaria per contribuire a conseguire un buono stato ecologico nell’ambito della direttiva quadro sulla strategia per l’ambiente marino. Inoltre, la Commissione rammenta che l’attuazione corretta delle disposizioni della normativa spetta innanzitutto agli Stati membri, ai quali non si può imporre il divieto alle attività estrattive offshore nel settore degli idrocarburi in quanto spetta a loro la decisione di sfruttare, o meno, le peculiari risorse energetiche presenti sul territorio, ma se, nel caso specifico, l’Italia non adempisse agli obblighi che le incombono secondo il diritto dell’Ue, la Commissione prenderà le misure del caso a fronte di violazioni comprovate.

In definitiva, un’interrogazione importante quella presentata a livello europeo che pone in risalto un problema italiano di sostenibilità delle scelte in campo energetico. Le attività offshore di prospezione, ricerca e produzione di idrocarburi sono attività pericolose, in quanto tali, per l’uomo e il suo ambiente; l’attenzione rivolta da autorevoli istituzioni transnazionali all’argomento in questione fa sperare che il governo possa essere persuaso a bloccare definitivamente ed in maniera urgente ogni autorizzazione all’attività di prospezione finalizzata alla ricerca di petrolio nei mari attorno a tutta la penisola italiana.