L’Ue boccia il decreto rinnovabili

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> Il Comitato Ifi condivide la lettera di richiamo dell’Ue

Più volte ci siamo interrogati se questo governo oltre a vincere la crisi e portarci in zona sicurezza ci portasse anche verso quella nuova economia fatta di innovazione vera e non di vecchie formulette che ricalcano un modello vecchio di sviluppo.

Tanto per intenderci, la politica della crescita è sbagliata perché è un falso. La crescita in una realtà limitata come il Pianeta è impossibile.

Possiamo anche ignorare la parola ambiente, ma tutto, si voglia o no, è ambiente. Per cui la natura, prima o poi, presenta il conto. Vale a dire che costruire erodendo il territorio o ignorando le norme sismiche, è una furbata che fa crescere il Pil ma ci avvicina alla catastrofe. Quella vera.

Possiamo anche imbrogliare la gente promettendo cibo per tutti, benessere per tutti, distruggendo l’agricoltura e la biodiversità, asfaltando i boschi con pozzi di petrolio, inquinare a man bassa buttandoci sull’ultimo business fatto dall’estrazione di gas dalle sabbie bituminose… e mille altre cose, secondo la sacra logica del Pil, ma si arriva sempre al dunque.

È ora che questo governo tiri le conclusioni e faccia scelte innovative. Bisogna sposare lo sviluppo, non la crescita. E sposare lo sviluppo significa puntare su energie pulite, scegliere la salvaguardia del territorio e la biodiversità. Ma per fare tutto questo c’è bisogno di modificare il modello di sviluppo.

È deprimente continuare a collezionare multe e bocciature dall’Europa, sia con un governo di centrosinistra, sia con uno di centrodestra ed ora anche con i tecnici e con a capo un supertecnico europeo come Monti.

L’inquinamento è democratico. Gli ambientalisti lo sanno da sempre, nonostante strumentalizzazioni ed etichette varie. L’inquinamento sta distruggendo il pianeta e la nostra vita, sia in occidente sia in oriente indipendentemente dai sistemi di governo perché è il modello di sviluppo sbagliato.

L’ultimo «richiamo» arriva dall’Ue per le nostre ultime leggi sulle rinnovabili per le quali il governo è stato sordo a tutte le sollecitazioni tranne a quelle degli inquinatori.

In una puntuale e tecnicamente approfondita lettera, l’Ue sottolinea che «insieme alla riduzione degli incentivi finanziari, le procedure amministrative che si applicano agli incentivi devono essere semplificate. L’introduzione del meccanismo dei registri per i nuovi progetti di energia rinnovabile potrebbero aumentare l’onere burocratico per gli operatori di mercato e diminuire la sicurezza degli investitori sul fatto che i progetti si qualifichino per il sostegno finanziario».

«Quella che arriva da Bruxelles è una netta bocciatura del governo Monti che nel campo delle energie rinnovabili sta facendo peggio di quello Berlusconi», ha dichiarato il presidente dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: «Le energie rinnovabili e più in generale la Green Economy rappresentano un elemento importantissimo per uscire dalla crisi e rilanciare l’economia: questo lo hanno capito tutti in Europa tranne il governo Monti che usa la parola innovazione solo per gli annunci mentre dal punto di vista delle politiche energetiche continua a percorrere strade da archeologia industriale mettendo a rischio investimenti e posti di lavoro».

«Da sempre diciamo che il decreto sulle rinnovabili rischia di cancellare più di 140mila posti di lavoro e di allontanare dal nostro paese i capitali investiti nel settore delle rinnovabili – prosegue Bonelli -. Da sempre sosteniamo che il decreto, oggi bocciato da Bruxelles, rappresenta la pietra tombale sulle rinnovabili e che rischia di trasformare l’Italia nel fanalino di coda nel campo dell’innovazione energetico in Europa».

È veramente singolare il nostro ministro dello Sviluppo economico, Corrado Passera, che si attarda su piani petroliferi e rischia di danneggiare il nostro vero petrolio, la natura, proprio come hanno fatto i politici delle acciaierie e dei Petrolchimici al sud. E rischia di diventare singolare anche il nostro presidente del Consiglio, Mario Monti, che vanta una specifica competenza europea però tutta banche e crescita e zero sviluppo e benessere. (I. L.)