Balene – La Corea del sud rinuncia alla caccia

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Già un importante documento presentato in Commissione internazionale baleniera, da un nutrito numero di ricercatori coinvolti nelle attività dei comitati scientifici internazionali, aveva stigmatizzato con forza come la caccia a «scopi scientifici» altro non sia se non una banale scusa per il commercio della carne

Il governo della Corea del Sud, che nei giorni scorsi ha annunciato di volere impegnare la propria flotta nella caccia alle balene per motivi «scientifici», seguendo così il cattivo esempio del Giappone, è tornato sui suoi passi e si è impegnato a bloccare un progetto che avrebbe decimato la popolazione di cetacei nelle acque territoriali sudcoreane.

A raccogliere questa importante apertura, in attesa che la posizione del governo di Seul divenga ufficiale, è stato il ministro degli Esteri australiano che in precedenza aveva avuto modo di esprimere tutta la contrarietà del proprio governo per una iniziativa che avrebbe messo in grave pericolo la biodiversità marina. Iniziativa che l’Enpa ritiene assolutamente ingiustificata.

«Anche in questo caso – spiega il direttore scientifico della Protezione Animali, Ilaria Ferri – la caccia alle balene non avrebbe avuto nulla a che vedere con la ricerca scientifica. Parlare di caccia a scopo «scientifico» è assolutamente fuori luogo; infatti come ho avuto modo di apprendere, il vero obiettivo del progetto di Seul sarebbe stato quello di conservare i propri stock ittici eliminando i cetacei, ritenuti competitor nella pesca. Gli attivisti di tutto il mondo ringraziano il governo australiano che ancora una volta si è schierato con grande convinzione e tenacia in difesa del mare e dei suoi abitanti».

Considerate specie particolarmente protette e a rischio di estinzione da numerose normative internazionali, le balene sono animali migratori che non possono e non devono essere considerate proprietà di nessuno Stato, specie se lo sono per essere barbaramente massacrate nel nome della «ricerca scientifica». Già un importante documento presentato in Commissione internazionale baleniera (Iwc), da un nutrito numero di ricercatori coinvolti nelle attività dei comitati scientifici internazionali, aveva stigmatizzato con forza come la caccia a «scopi scientifici» altro non sia se non una banale scusa per il commercio della carne.

Nel 1986 la Commissione internazionale baleniera ha deciso una moratoria a scopo commerciale sulla caccia alle balene ma, ciononostante, il massacro è proseguito senza sosta e, in alcuni casi, senza riguardo per le specie a maggior rischio di estinzione. Dal 1986 ad oggi, infatti, i Paesi balenieri (Giappone, Norvegia e Islanda) hanno ucciso oltre 35mila cetacei; la maggior parte dei quali è caduta vittima proprio delle imbarcazioni nipponiche. Dal 1986 al 2003 gli arpioni dei cacciatori hanno infierito in particolare su sei specie di grandi cetacei (balena franca, balenottera minore, balenottera comune, balenottera azzurra, megattera e capodoglio), concentrandosi soprattutto sulla balenottera minore, cui va il triste primato di specie più cacciata (il 93% di tutti i grandi cetacei).

(Fonte Enpa)