Clima, gli inutili allarmi…

992
siccita clima
Tempo di lettura: 3 minuti

I dati sul record della CO2 atmosferica per il 2016 che dall’Onu ci piovono addosso servono solo ad alimentare i titoli dei giornali perché tengono banco le frivolezze o le preoccupazioni modeste del vivere quotidiano senza fare un benché minimo tentativo per allargare lo zoom… solo ieri giornali e Social pubblicavano i bei tramonti senza chiedersi perché

«È tanto comodo essere minorenni: se ho un libro che pensa per me, un direttore spirituale che ha la coscienza per me, […] io non ho più bisogno di darmi pensiero da me. Purché sia in grado di pagare, non ho bisogno di pensare: altri si assumeranno per me questa noiosa occupazione». Così scriveva Kant e ci è stato quindi facile dimenticare che la dignità dell’essere uomini risiede nel pensare avvalendosi dell’unica lanterna di cui disponiamo per far luce, la ragione. Il passo a fare la fine della rana bollita di Noam Chomsky è stato una passeggiata…
Così, i dati sul record della CO2 atmosferica per il 2016 che dall’Onu ci piovono addosso servono solo ad alimentare i titoli dei giornali perché tengono banco le frivolezze o le preoccupazioni modeste del vivere quotidiano senza fare un benché minimo tentativo per allargare lo zoom… solo ieri giornali e Social pubblicavano i bei tramonti senza chiedersi perché.
In Italia è campagna elettorale e ci si preoccupa dello Ius soli, dell’invasione dei migranti, di stabilire la primogenitura della legge per abolire i vitalizi, dei vaccini e di tante altre cose, per carità, tutte importanti ma inutili senza la vita, senza sicurezze sulla salute globale.
Perché se la CO2 del 2016 è stata di 403,3 ppm (ma già al settembre 2017 siamo arrivati ad oltre 406 ppm…) e quest’anno la situazione è ulteriormente peggiorata arrivando a livelli di oltre il 145% rispetto ai livelli preindustriali, le ripercussioni sulla salute sono ben più preoccupanti delle polemiche nostrane.
La casa editrice Lancet (la casa editrice dei periodici di medicina) ci dice che milioni di persone stanno già subendo le conseguenze sanitarie dei cambiamenti climatici: crescente diffusione di malattie infettive; aumento, soprattutto nelle aree tropicali e subtropicali dove già c’erano problemi di malnutrizione, delle malattie derivanti dall’indebolimento delle difese immunitarie a causa dell’aumento della scarsità di cibo per danni alla produzione agroalimentare e per la crescente desertificazione; aumento dei periodi stagionali che provocano malattie allergiche; aumento dei problemi cardiovascolari causati, nelle persone più vulnerabili, da ipertermia (a causa delle ondate di calore) e di ipotermia (a causa delle ondate di freddo).
E tra gli effetti sanitari vanno considerate le perdite di vite umane, causate dall’aumento dell’intensità degli eventi estremi come uragani, cicloni tropicali, tornado, alluvioni e altri fenomeni meteorologici violenti.

Per fermare il «ragionare con la propria testa» è stato messo in campo di tutto: disinformazione, fake news, scienziati prezzolati, campagne di discredito, accuse di allarmismo, complottismo ecc.
Tutti coloro che avevano il cervello occupato dalle frivolezze o che dovevano fare i conti con una quotidianità sempre più somigliante ad una corsa ad ostacoli, si appoggiavano ora a questo ora a quello e adesso, mentre l’acqua in cui siamo immersi continua a riscaldarsi, non abbiamo più la forza di opporci a niente.
La grancassa del marketing continua ad imbonirci confezionando prodotti con il prefisso bio e noi continuiamo a credere ora a questo ora a quello.
La Wmo (World Meteorological Organization) ci dice che questa crescita della CO2 è preoccupante e che la combinazione con altri gas a effetto serra avrà la forza di avviare cambiamenti senza precedenti nei sistemi climatici, portando a «gravi interruzioni ecologiche ed economiche» e noi che facciamo? Combatteremo lo smog con un «bonus verde» per lavori nei giardini e nei terrazzi e l’ecobonus non sarà più pari al 65% per tutti i lavori effettuati ma passerà al 50% per: sostituzione e posa in opera di infissi; sostituzione e posa in opera di impianti di climatizzazione invernale con l’installazione di caldaie a condensazione e a biomassa; installazione schermature solari.
E nonostante ci siano nazioni che abbiano già previsto azioni per la decarbonizzazione del nostro stile di vita il rapporto delle Nazioni Unite dice che gli impegni assunti attualmente dai governi sono sufficienti a raggiungere solo un terzo della riduzione delle emissioni previste al 2030 dall’Accordo di Parigi… Un accordo che, come scrivemmo all’indomani, si è rivelato una scatola vuota oggi riconosciuto anche dall’Unep.
Greenpeace auspica una leadership forte e condivisa sul clima al meeting delle Nazioni Unite che si terrà a Bonn dal 6 al 17 novembre. E Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, auspica che «l’Italia e l’Europa facciano la prima mossa alzando coerentemente gli obiettivi, inadeguati alla sfida, sia in Europa che nella Strategia energetica nazionale».

Ma se non si ragiona con la propria testa e ci si affida all’editorialista di turno, si rischia di partire, come si dice, per la tangente, senza centrare il problema e facendoci convincere che il problema è sempre un altro.
No, il problema lo conosciamo è la nostra vita, tutto ciò che la danneggia è contro il nostro interesse. Cancelliamo tutti gli impegni, annulliamo le cose inutili e che ci allontanano dal problema. Un terremoto, una frana, un allagamento, una siccità prolungata non sono emergenze, stanno condizionano sempre più la nostra vita e stanno entrando nella quotidianità.
Smettiamo di essere minorenni, abbiamo un cervello? Usiamolo.

 

Ignazio Lippolis