Sembra quasi di sentire il suono dello sciabordio del mare che si infrange e si insinua fra i ciottoli. Ognuno un pezzo di storia geologica che viene da un mondo lontano e si trova ora a condividere gli spazi fra plastica e bagnanti rumorosi e distratti
Ma il pianeta, nonostante i danni che gli infliggiamo e i tentacoli come quel molo all’orizzonte che non si sa se vuole abbracciarlo o imprigionarlo, sopravviverà. Sarà un’altra terra, un altro pianeta, con o senza gli uomini. Sarà vita. Perché noi non conosciamo niente della vita e dei suoi meccanismi.
Ormai stiamo diventando soltanto portatori di morte per l’aria e l’acqua, la terra e il fuoco. E la maschera dell’ipocrisia e della presunzione non nasconde più la nostra ignoranza.
I media stanno sostenendo e documentando che l’uomo sta distruggendo il pianeta. I cambiamenti climatici, gli avvelenamenti dell’acqua, i roghi delle foreste, improvvise e diffuse allergie, dissesti idrogeologici, fenomeni meteorologici estremi, terremoti, eruzioni vulcaniche… siamo convinti di essere gli unici ad avere una parte di responsabilità in questi eventi. E se fosse in atto l’eterna tragedia di Medea? Madre Terra che sopprime i suoi figli? Se fossero i prodromi del punto di non ritorno.
Visione pessimistica? Visione nichilista? E quali sono le note positive che aprono alla speranza? Perché l’uomo e la politica sono inermi? Perché sono caduti nel vuoto gli allarmi che da decenni vengono lanciati?
I. L.