Il cambiamento climatico raccontato dagli animali

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Geographies of Solitude WildHorses ⓒJacquelyn Mills
Dal film Geographies of Solitude, WildHorses ⓒJacquelyn Mills
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La montagna come posizione privilegiata per osservare gli effetti del riscaldamento globale e il mondo animale come termometro dello stato di salute del nostro Pianeta. Al centro dei documentari in concorso alla XXV edizione del Festival Internazionale del cinema di montagna storie di animali che vivono e sopravvivono ai quattro angoli del mondo. A Breuil – Cervinia e Valtournenche dal 6 al 13 agosto

«Uomo non ti vantare di superiorità nei confronti degli animali: essi sono senza peccato, mentre tu, con tutta la tua grandezza, insozzi la terra con la tua comparsa su di essa e lasci la tua orma putrida dietro di te». Così scriveva nel 1879 Fëdor Michajlovic Dostoevskij in «I fratelli Karamazov», un invito che ancora oggi trova terreno fertile nell’attualità che vede gli animali protagonisti delle conseguenze inarrestabili del cambiamento climatico. E proprio loro, gli animali, sono protagonisti di molte delle pellicole in concorso alla venticinquesima edizione del Cervino CineMountain, il Festival Internazionale del cinema di montagna più alto d’Europa, in programma a Breuil – Cervinia e Valtournenche dal 6 al 13 agosto.

La montagna e gli esseri che la abitano, umani e animali, sono un punto di osservazione privilegiato sui e fenomeni e sulle conseguenze del riscaldamento globale in atto ma anche su altre azioni dell’uomo che modificano gli habitat di specie già in via d’estinzione e quindi l’ecosistema.

Quattrocento metri di barriera, il «muro della vergogna», costruito dall’amministrazione Trump per dividere Messico e Stati Uniti ed impedire il transito degli umani. E degli animali. È qui che si sta consumando una catastrofe ecologica di vasta portata raccontata dal documentario American Scar, di Daniel Lombroso, un evento tale da mettere a rischio il futuro della fauna selvatica nordamericana, che, per sopravvivere e prosperare, ha bisogno di un ambiente privo di barriere artificiali. La classificazione della costruzione da parte dell’amministrazione come questione di sicurezza nazionale l’ha resa esente da oltre 80 regolamenti tra cui il Clean Water Act, il Clean Air Act e l’Endangered Species Act e così le sezioni di muro di nuova costruzione mettono in pericolo più di 70 specie. Con immagini forti il documentario racconta la scoperta di questa tragedia da parte di un fotografo di matrimoni che cattura per errore un’esplosione di dinamite lungo il confine fra i due stati.

 

Haulout dei fratellli Evgenia Arbugaeva e Maxim Arbugaev è uno sconcertante resoconto delle conseguenze del riscaldamento globale nell’Artico. Su una costa remota della Siberia, in una fragile capanna battuta dal vento, il biologo Maxim Chaliev attende l’annuale raduno dei trichechi. Il riscaldamento dei mari e l’innalzamento delle temperature determinano, però, un cambiamento drammatico e inaspettato: senza più blocchi di ghiaccio dove riposare nella lunga traversata, i trichechi arrivano stremati e molti non sopravvivono.

Ogni anno, gli orsi polari migrano verso la Baia di Hudson per cacciare le foche. Da ottobre a novembre, aspettando che la banchisa si formi, si stabiliscono alla periferia della cittadina canadese di Churchill, 800 abitanti. Cacciati per lungo tempo e ora protagonisti dei safari fotografici, gli orsi sono ormai diventati un’attrazione turistica e una notevole fonte di reddito per gli abitanti di Churchill. La regista di Churchill, Polar Bear Town, Annabelle Amoros, offre un acuto ritratto del complesso rapporto tra il mondo moderno e quello «selvaggio».

La regista Jacquelyn Mills esplora, nei suoi film, l’intima connessione fra uomo e natura. Al Cervino CineMountain arriva con un inno sensoriale alla ciclicità della vita. Geographies of Solitude, girato in 16mm e realizzato con innovative tecniche di produzione cinematografica eco-compatibili, ci conduce, in modo giocoso e irriverente, alla scoperta del ricco ecosistema di Sable Island, al largo della Nuova Scozia, e della sua «custode» Zoe Lucas, biologa e ambientalista che ha vissuto per oltre 40 anni in questo remoto banco di sabbia a forma di mezzaluna nell’Oceano Atlantico. Su questa isola dove pascolano i cavalli selvaggi dalle lunghe criniere e le foche partoriscono sulla spiaggia, Zoe raccoglie ogni giorno pezzi di plastica e rifiuti che arrivano dall’acqua anche su questa remota striscia di terra, che rischia, secondo gli esperi, di sparire insieme agli animali che la abitano a causa del riscaldamento globale e dell’innalzamento del livello del mare che sta avendo un rapido impatto.

Oltre agli animali, il Festival osserva il cambiamento climatico e i suoi effetti dall’alto, da quei ghiacciai che sembrano tragici specchi di una situazione in continuo e repentino peggioramento. «Alla ricerca del ghiaccio perduto» è il titolo della serata evento (giovedì 11 agosto ore 21:00, Centro Congressi Valtournenche) che il Cervino CineMountain, in collaborazione con Grivel, dedica ai ghiacciatori, alle esplorazioni e alle riflessioni sul cambiamento in atto su questi giganti delle montagne: protagonisti saranno Kurt Diemberger, François Cazzanelli, Christophe Profit e Luca Mercalli.

«Da almeno 30 anni i ghiacciai sono in forte condizione di stress ma oggi scopriamo, purtroppo, che anche i ghiacciai che potevano sembrare sicuri, in realtà con condizioni di caldo di questo genere, diventano anch’essi delle zone a rischio», afferma il meteorologo, climatologo e divulgatore scientifico. «La malattia entro certi limiti è incurabile: possiamo almeno evitare di peggiorare la situazione. Per farlo occorre ridurre l’impatto sull’ambiente».

 

(Fonte Cervino Cinemountain)