Cop24, dalle fedi ai brand tutti per l’ambiente

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clima katowice cop24 2018
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Le voci di scienziati e leader religiosi sono più che mai necessarie per dare l’allarme sui cambiamenti climatici e sulle azioni conseguenti. Le case di moda promuovono la Carta del clima nel settore

La segretaria esecutiva dell’Unfccc Patricia Espinosa, al «Joint Symposium for Climate Change», si è rivolta ai membri delle comunità scientifiche e di fede. Le voci di scienziati e leader religiosi sono più che mai necessarie per dare l’allarme su #ClimateChange e sollecitare #ClimateAction. Durante l’evento «Salvaguardare il nostro clima, far progredire la nostra società», Espinosa ha affermato: «Abbiamo bisogno che tutti aiutino a diffondere la parola, per aiutare l’umanità a capire l’importanza della scelta tra azione e inazione e le successive conseguenze».

I principali brand mondiali della moda si sono impegnati ad affrontare l’impatto #climate del settore. La Fashion Climate Charter (Carta del clima nel settore della moda) lanciata al #Cop24 contiene la visione delle emissioni zero entro il 2050 ed è aperta a tutte le aziende e organizzazioni che vogliano aderire. Il settore della moda a livello mondiale ha quindi aumentato la posta per affrontare in maniera più decisa il cambiamento climatico lanciando la Carta dell’industria della moda per dare una risposta concreta all’azione per il clima. Marchi leader della moda, rivenditori, organizzazioni di fornitori e altri, tra cui un’importante compagnia di navigazione, hanno concordato di affrontare collettivamente l’impatto sul clima del settore della moda lungo l’intera catena.

43 leader si sono impegnati ad implementare e supportare i 16 principi e obiettivi che sono alla base della Carta del clima nel settore della moda, una carta aperta ad altre aziende e organizzazioni che riconosce il ruolo cruciale che la moda gioca su entrambi i lati dell’equazione climatica ossia quello connesso alle emissioni di gas serra ma con molteplici opportunità di ridurre tali emissioni contribuendo allo sviluppo sostenibile.

Elsa Sciancalepore