Urgente un nuovo sistema agro-alimentare

2144
terra clima pianeta
Tempo di lettura: 3 minuti

Il nuovo rapporto Ipcc punta il dito su una maggiore protezione delle foreste e su una radicale revisione dei sistemi agricoli e sulle mode alimentari se si vuole modificare l’attuale aumento delle temperature globali

Agricoltura e clima, 7 domande e risposte

Il nuovo rapporto dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici) per contrastare i cambiamenti climatici indica fra le soluzioni la protezione delle foreste e un nuovo sistema agro-alimentare.

«Il suolo e la biodiversità stanno soffrendo una pressione enorme a causa dell’aumento della deforestazione in Amazzonia e degli incendi che proprio in questi giorni stanno devastando Siberia e Indonesia» dichiara Martina Borghi, campagna foreste di Greenpeace Italia. «Questi fenomeni hanno un impatto diretto sulla vita di milioni di persone e sul clima, poiché minacciano la nostra sicurezza alimentare favorendo la desertificazione e il degrado del suolo. Alla luce del nuovo rapporto Ipcc, i governi dovranno perciò aggiornare e migliorare i propri piani d’azione per mantenere l’innalzamento delle temperature globali sotto il grado e mezzo».

«L’agroecologia contadina, l’agricoltura familiare e i piccoli agricoltori devono essere messi al centro dei sistemi agricoli, a differenza dell’agricoltura industriale, che non solo non dà la possibilità di nutrire in modo sano e nutriente ma aggrava anche il cambiamento climatico — afferma Pauline Verrière, responsabile per la sicurezza alimentare di Azione contro la Fame —. I paesi del Nord devono anche riconsiderare le loro modalità di consumo per limitare drasticamente il loro impatto sui cambiamenti climatici, che colpisce in particolare i paesi del Sud. È l’intera catena di produzione alimentare che deve essere interessata da questi cambiamenti: in particolare la deforestazione, gli additivi chimici, l’agricoltura e lo spreco alimentare».

Sul nodo dei cambiamenti climatici, è inutile nasconderlo, si scontrano due mondi economico-culturali. Una battaglia che sta diventando folle difronte ai danni che sono sotto gli occhi di tutti.

Dal periodo preindustriale la temperatura sulle terre emerse è già aumentata di 1,53 gradi centigradi. La media globale dell’aumento è di 0,87 tenendo conto della variazione di temperatura sopra gli oceani.

«Lottare contro i cambiamenti climatici è complicato — dice Martina Borghi di Greenpeace — ma le soluzioni ci sono e bisogna agire immediatamente. Chiediamo ai governi e alle multinazionali di promuovere pratiche agricole sostenibili ed ecologiche, ma nel frattempo anche noi possiamo fare la nostra parte: una dieta più sana, con meno carne e pasti più ricchi di verdure e proteine di origine vegetale, aiuterà a migliorare l’equilibrio tra ecosistemi naturali e terreni per la produzione agricola».

Ma il rapporto Ipcc fornisce anche altri elementi:

  • Concentrarsi unicamente sull’uso del suolo non basterà per vincere la battaglia contro i cambiamenti climatici: per quello è fondamentale procedere all’eliminazione graduale dei combustibili fossili.
  • Il 23 per cento delle emissioni umane di gas a effetto serra derivano proprio dalla deforestazione, dagli incendi e dall’agricoltura industriale.
  • Negli ultimi 60 anni il consumo di carne è più che raddoppiato e il suolo è stato convertito a uso agricolo ad un ritmo senza precedenti nella storia umana.
  • Nel mondo ci sono circa 2 miliardi di adulti in sovrappeso o obesi, mentre 821 milioni di persone sono denutrite: questi dati evidenziano la necessità di riformare l’attuale sistema alimentare.

Stephen Cornelius, consigliere capo sui cambiamenti climatici del Wwf Uk e responsabile Ipcc per il Wwf, ha dichiarato che «questo rapporto invia un messaggio chiaro: il modo in cui attualmente utilizziamo il suolo contribuisce a incrementare,  anziché contrastare, i cambiamenti climatici, minando al contempo la capacità di resilienza del Pianeta. È urgente un cambiamento radicale nel nostro uso del territorio, a cominciare dalla protezione e il ripristino degli ecosistemi naturali e il passaggio a una produzione e un consumo alimentare sostenibili».

R. V. G.